venerdì 3 febbraio 2017

Perché non fidarsi in toto del fondo di garanzia delle banche

Sei sicuro… di essere al sicuro? Perché consigliamo di stare alla larga dalle banche “a rischio” anche per cifre inferiori a 100.000 euro? Dopotutto, c’è la garanzia! Sì, ma le garanzie al 100 % non esistono: ecco tutto quello devi sapere, anche se molti preferiscono non dirtelo. È vero, i conti correnti e i conti deposito con un importo inferiore a 100.000 euro per depositante non sono coinvolti in un eventuale bail-in e sono coperti dal fondo interbancario di tutela dei depositi. Suddividere i tuoi capitali su più banche, per evitare di superare questo limite, è quindi un buon punto di partenza. Ma la garanzia del fondo non è un motivo sufficiente per affidare a cuor leggero i tuoi soldi a una banca “qualunque”. primo: ma il fondo basta davvero ? Secondo gli ultimi dati disponibili, il fondo garantisce depositi per 515 miliardi di euro, ma ha a disposizione al suo attivo meno di 2 miliardi di euro.
Questo perché il fondo funziona, sostanzialmente, “a chiamata”: in caso di difficoltà di una banca, le altre banche mettono a disposizione i soldi necessari per risarcire i correntisti. Gli ultimi cambiamenti normativi stanno aumentando le dotazioni ex ante del fondo, cioè le cifre che deve tenere “pronte all’uso” in qualsiasi momento: ma parliamo comunque di cifre marginali, l’obiettivo è raggiungere lo 0,8 % dei depositi garantiti – cioè 4 miliardi - entro il 2024. Morale: se a fallire è una banca piccola, il fondo riuscirà senza problemi a raccogliere i capitali necessari, ma se a fallire è una banca più grande? O se a scricchiolare non è solo la tua piccola banca, ma anche tante altre piccole? Anche il fondo “volontario” (quello che è intervenuto a sostegno di Banca Tercas e Cassa di Risparmio di Cesena) ha risorse limitate: al momento sono 700 milioni di euro, anche se vi aderisce oltre il 99 % delle banche italiane.

Ed essendo un fondo volontario, le banche partecipanti possono tirarsi indietro davanti a ulteriori interventi. secondo: chi può garantire il garante? Certo, se non ha risorse sufficienti il fondo può attingere a prestiti dai fondi interbancari di altri Paesi. Ma per legge è un aiuto su base strettamente volontaria. Insomma non è detto che arrivi, specialmente se in quel momento anche gli altri Paesi avranno grane da risolvere a casa propria. Rimane, infine, l’ultima, anzi l’ultimissima spiaggia: l’intervento pubblico. Ma, di fatto, si tratterebbe di nazionalizzare una fetta del sistema bancario, una prospettiva talmente estrema che è difficile immaginarne sia le modalità sia i tempi. terzo: il fattore tempo

Il fondo è tenuto a risarcire i correntisti entro 7 giorni, ma fai attenzione: questo limite scatta dal momento in cui è dichiarata la liquidazione coatta amministrativa, in sostanza il fallimento “formale” della banca. Ma dal momento in cui insorgono le difficoltà, a quello in cui viene redatto ufficialmente il “certificato di morte” della banca, possono passare anche dei mesi. Prendiamo per esempio quello che è successo con Banca Network: la liquidazione coatta amministrativa è stata dichiarata a luglio 2012 e i correntisti sono stati rimborsati a metà agosto, ma i conti erano “congelati” già da fine maggio. E i tempi avrebbero potuto essere ancora più lunghi.

Qualche mese ti sembra un ritardo da poco? A nostro avviso no, specialmente per strumenti come conti deposito che servono proprio a tenere “sottomano” i propri capitali per utilizzarli in altro modo quando se ne presenti l’occasione. Ed è un ritardo ancor più problematico per i conti correnti, dove magari hai domiciliato le bollette, accreditato lo stipendio, richiesto un bancomat… sicuro di poterne fare davvero a meno per mesi? quarto : le banche salvate … ma non troppo.

Qualcuno di voi ci ha scritto dichiarandosi soddisfatto del proprio conto deposito in Banca Marche e criticando la nostra scelta di non consigliarlo: prendo interessi più alti, e tanto posso svincolare in qualsiasi momento. Che problema c’è? Il problema sta nel fatto che potresti ritrovarti, come ti abbiamo detto poco fa, a non poter “sbloccare” i tuoi soldi anche se il contratto lo prevede. E per le quattro banche “salvate” questo scenario non è affatto improbabile, visto che c’è l’aggravante di una spada di Damocle ancora lì sospesa. In base agli accordi con l’Europa, infatti, le quattro banche “salvate” devono essere vendute, altrimenti dovranno sospendere tutte le loro attività. E la cessione stenta ad arrivare, tanto che la scadenza per la vendita è già stata prorogata per due volte (e la nuova scadenza non è nemmeno stata resa nota). E non stupisce che la vendita vada per le lunghe: dopotutto parliamo di banche ancora in perdita e alle prese con il problema dei crediti “marci” (eh sì, perché nonostante il salvataggio ce ne sono ancora…).

Ubi Banca, per esempio, potrebbe acquistare tre delle banche salvate, ma ha posto come condizione la pulizia dal bilancio, tanto che si spera nell’intervento del fondo Atlante 2… insomma, ancora una volta la “rete di salvataggio” delle altre banche, una coperta che tira di qua e tira di là, rischia di essere sempre troppo corta. Vale la pena rischiare tutti questi problemi per pochi decimi di rendimento in più? A te la scelta, ma a nostro avviso no.

La soluzione assoluta non esiste. Ma ci sono mezzi per proteggere il tuo patrimonio. Uno di questi è aprire un conto in Svizzera dove trasferire i tuoi fondi in caso di emergenza. Puoi trovare anche conti correnti a zero spese grazie a questa guida.

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