martedì 14 maggio 2013

Calano i prestiti alle famiglie–come ottenere mutuo

Continuano a diminuire, nel 2012, gli importi medi erogati alle famiglie, a fronte di una dinamica fortemente negativa anche dei flussi finanziati. Lo rileva Crif decision solutions, società del Gruppo Crif specializzata nella realizzazione e gestione di sistemi di supporto decisionale all'erogazione del credito, che ha analizzato i dati 2012, distinti per forme tecniche (mutui, prestiti personali e prestiti finalizzati). “Il quadro congiunturale ancora fragile continua a riflettersi pesantemente sul credito alle famiglie” commenta Daniela Bastianelli, Research & Innovation di Crif decision solutions.

Di conseguenza, “il credito retail permane caratterizzato da una forte prudenza che caratterizza sia l’offerta sia la domanda di finanziamenti da parte delle famiglie, che si riflette su rate più contenute e importi medi più ridotti rispetto al recente passato”. Nel complesso, i mutui immobiliari hanno continuato a registrare una forte contrazione (-3,6 per cento dell’importo medio, che nel 2012 è stato pari a 146.316 euro) della domanda e un’offerta ridotta, caratterizzata da tassi di interesse sulle nuove erogazioni ancora elevati che hanno scoraggiato eventuali richieste.


Non meno importante è il ridimensionamento dei prestiti finalizzati, che riflettono le dinamiche dei consumi durevoli, in particolare dell’auto. In calo anche gli acquisti di mobili, arredo ed elettrodomestici. L’importo medio si è contratto del -4,1% rispetto al 2011, assestandosi a 4.090 euro. Decisamente più significativa è la contrazione rispetto al 2009 (-22,3%) e al 2008 (-29,1%), quando la crisi ancora non aveva fatto sentire i suoi effetti.

Le stesse evidenze si possono intravvedere nel trend dei prestiti personali. Nel 2012 l’importo medio è calato di un ulteriore -6,7% rispetto all’anno precedente, a 12.666 euro. Analizzando i dati aggregati a livello regionale, per i mutui l’importo medio più elevato è quello riscontrato in Trentino Alto Adige, con oltre 211 mila euro, seguito a distanza dalla Lombardia (170 mila euro). Gli importi medi più contenuti si riscontrano nelle regioni del Sud e Isole, in particolare Sardegna e Calabria, entrambe con poco più di 110 mila euro. Relativamente ai prestiti finalizzati, l’analisi evidenzia come il più alto importo medio erogato riguardi nuovamente il Trentino Alto Adige, con oltre 5.600 euro, mentre quello più contenuto sia quello della Campania (3.152 euro), seguita a ruota da Puglia e Sicilia. In merito ai prestiti personali, il record assoluto spetta al Lazio con più di 13.500 euro di media; in fondo alla classifica, Liguria e Friuli Venezia Giulia, con circa 11.800 euro.

Entrando maggiormente nel dettaglio, gli importi medi per provincia evidenziano dinamiche estremamente eterogenee, influenzate da fattori locali. Per i mutui, l’importo medio più consistente è quello erogato nelle province di Trento e Bolzano, ben sopra la media nazionale con 211.110 euro, mentre all'estremo opposto si colloca il Medio Campidano con 84.821 euro. Per i prestiti finalizzati, l’importo medio più rilevante è quello di Pavia con 5.753 euro, quello più contenuto di Taranto, con 2.894 euro, seguita a ruota da Napoli con 2.909 euro.

Riguardo i prestiti personali, il più elevato importo medio erogato è quello di Frosinone, con 16.647 euro, mentre quello più contenuto è stato rilevato a Piacenza, con 10.363 euro. “In questi ultimi anni caratterizzati dalla crisi le famiglie italiane hanno profondamente riorganizzato le proprie uscite, spesso rinviando gli acquisti a momenti più propizi, specie nel caso di beni non considerati strettamente indispensabili o per quelli di importo più elevato” commenta Bastianelli. E “le prospettive di crescita del credito alle famiglie per l’anno in corso si confermano sostanzialmente deboli, condizionate dall’ulteriore aumento dei tassi di disoccupazione e della complessiva contrazione dei redditi disponibili. Al contempo le politiche di offerta da parte degli Istituti continueranno a mantenersi selettive a fronte dell’ulteriore innalzamento dei livelli di rischiosità creditizia”.

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