domenica 29 ottobre 2017

I rischi per l'Italia. Nuove tasse e Btp ridotti?

Segnati la cifra: 20,4 miliardi di euro. Questo è l’ammontare della nuova finanziaria con 9,5 miliardi di risorse in più che derivano da tagli di spesa e lotta all’evasione fiscale e 10,9 miliardi di maggiori uscite non coperte da altrettante entrate (cioè di deficit). Di questi 20,4 miliardi quasi 16 servono per evitare l’aumento dell’Iva già previsto per il 2018, il resto finanzierà sgravi fiscali alle imprese che assumono giovani, aumenti di stipendio dei dipendenti statali e via dicendo.

ANCORA IN DEFICIT 

Il rapporto Deficit/Pil (quanto le uscite dello Stato superano le entrate, il tutto rapportato alla ricchezza che il Paese produce) per il 2018 sarà quindi fisso all’1,6%. Senza la Manovra, a leggi invariate, il deficit sarebbe stato inferiore, ossia l’1%, perché ripagato con un aumento dell’Iva nel 2018 che invece, per l’appunto, ci verrà evitato. Ad ogni modo il Governo prevede che, grazie a una piccola dose di crescita del Pil (1,5%) e a un po’ di inflazione, il debito pubblico mostruoso che grava sulle spalle del Bel Paese dovrebbe scendere (ovviamente in rapporto alla ricchezza prodotta) un poco rispetto al picco di quest’anno (133% della ricchezza prodotta).

Il problema del rapporto debito/ricchezza prodotta è che è… un rapporto matematico. Il suo valore sale se sale il debito (quello che sta sopra) e cala se cresce la ricchezza prodotta (che sta sotto). È lo stesso principio per cui 2/4 è meno di 2/3. Se crescono sia il debito sia il Pil, perché il rapporto cali basta che il Pil corra più in fretta del debito. È quello che ha promesso il Governo per il 2018. Il problema, però, è che tutto avverrà troppo piano. Guarda il grafico Come bastonare il debito!

Che vedi? Immaginando che i dati previsti per il 2018 restino così per sempre rapporto debito/Pil calerà piano, assestandosi poco sopra il 60% del Pil nel giro di circa… 200 anni! Con una crescita più robusta (in linea con le nostre attese) e un deficit azzerato si arriva al 60% del Pil in 25 anni. Ipotizzando una crescita che sia una via di mezzo tra le due ipotesi occorre un avanzo dei conti pubblici dell’1% per poter arrivare al 60% in 20 anni come previsto dal Fiscal Compact, l’accordo europeo volto a mettere in sicurezza i conti pubblici europei. Che significa un avanzo dell’1%? Il Pil italiano è di circa 1.700 miliardi di euro.

Passare da un deficit dell’1,6% a un avanzo dell’1% significa racimolare risorse per il 2,6% del Pil, ossia 1.700 × 2,6% = 44,2 miliardi di euro di tagli (o di nuove entrate o un mix di entrambi). Hai detto niente! Stando così le cose è più probabile che nei prossimi anni si punti a un pareggio di bilancio (lasciando che il debito tra una ventina d’anni sarà ancora sopra il 70% del Pil) con aggiustamenti per circa metà importo. Ma 25 miliardi dove si possono prendere ogni anno?

TASSE & TAGLI 

Qualcosa si può tirar su, per esempio, dalle imposte di successione. In Italia il gettito è minimo, visto che le franchigie sono abbastanza alte (fino a 1 milione di euro coniuge e figli non pagano). Per esempio nel 2015, secondo i dati Ocse l’Italia ha incassato solo 669 milioni di euro di tasse su eredità e donazioni, la Francia ha incassato ben 12,3 miliardi di euro! Va bene che la ricchezza francese è superiore a quella italiana, ma anche solo portando le tasse di successione allo 0,5% del Pil comporterebbe introiti aggiuntivi per 8,5 miliardi e mezzo! E poi quali altre soluzioni? Per esempio da nuove tasse sulla casa, magari sulla prima casa che ora non è tartassata quanto le altre. Quando fu abolita l’Ici sulla prima casa valeva circa 2,5 miliardi di euro. Il resto potrebbe venire da una sforbiciata a pensioni e… BTp?  La soluzione per tutelare i tuoi risparmi? E' semplice, la trovi qui.

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