Come evitare la patrimoniale sui tuoi risparmi

Tasse sulle rendite finanziarie, patrimoniali sui risparmi, prelievi forzosi sul conto corrente. Il rischio esproprio è sempre alto in Italia. Come difendersi legalmente!

Obbligazioni ad alto rendimento

I tassi sui titoli di Stato, obbligazioni e conti deposito sono ai minimi. Rendimenti e rischi delle obbligazioni High yield. Quali le migliori?

Come dichiarare e pagare l'Ivafe

Dichiarazione fiscale delle attività finanziarie all'estero (inclusi conti correnti e forex). Come dichiarare l'Ivafe, il bollo sulle attività all'estero.

Quali tasse si pagano per i guadagni sul Forex?

Ci sono tasse sul Forex? Quali e come si pagano? Dall'Ivafe al capital gain, ecco come dichiarare e pagare al Fisco le tasse sul Forex.

Migliori conti correnti a zero spese

Classifica migliori conti correnti senza spese. Dove non si paga il bollo. Confronto banche online.

lunedì 28 novembre 2016

Opinioni su Polizza BNL Young

Vorrei sottoscrivere la polizza BNL Young per i miei bambini. E' un investimento valido?

La polizza BNL Young prevede al di là di come andrà il fondo in cui sono investiti i tuoi soldi un rendimento minimo garantito dell’1 %, ma pure un caricamento pari al 3 % su ogni versamento e un costo iniziale di 50 euro. Se il minimo garantito dell’1 % è oggi una bella opportunità, già l’idea che hai comunque bisogno di tre anni di rendimenti minimi (lordi) per andare in pari col tuo investimento dovrebbero metterti in guardia. È, vero, con i tassi a livello disperato come quelli attuali c’è molta difficoltà nel trovare un buon investimento per i minori (tanto più che il ventaglio di scelte è ridotto).

lunedì 21 novembre 2016

I tuoi risparmi nelle banche italiane sono al sicuro?

Banca d'Italia ha lanciato l'allarme, allarme ripreso dai giornali: i primi di dicembre, in corrispondenza con il referendum costituzionale del 4 dicembre, ci sarà alta volatilità sui titoli azionari italiani.

Si tratta in realtà di una non notizia. E' infatti già ben noto che gli operatori internazionali guardano con preoccupazione all'esito del referendum, e soprattutto la speculazione lo prenderà come scusa per abbattersi sul paese.
Si tratta di un fenomeno già in atto da agosto, da quando i rendimenti sui Btp sono tornati a salire, insieme allo spread Btp-Bund, tornando sopra quota 200. E che nell'ultima settimana ha già colpito la Borsa italiana, ed in particolare i titoli bancari ritornati ai minimi storici.

Il referendum è però appunto la scusa. I veri problemi sono un debito pubblico che continua a salire (nonostante si benefici di tassi di interessi a zero) e la crisi delle banche italiane.

mercoledì 16 novembre 2016

Perché investire ora in Obbligazioni dei paesi emergenti

Cina e materie prime più stabili. Crescita in accelerazione. Valutazioni relativamente attraenti. E un orientamento più espansivo da parte di molte banche centrali dei Paesi meno sviluppati, pronte finalmente a tagliare i tassi perché rassicurate da un calo dell’inflazione e da un miglioramento della posizione fiscale. «È un buon momento per entrare nel mercato delle obbligazioni emergenti», afferma Lupin Rahman, executive vice president di Pimco, secondo cui la caccia al rendimento, in un mondo con quasi un terzo di tutto il debito governativo già sotto zero, a livello globale, dovrebbe continuare a favorire ingenti flussi sui bond dei Paesi meno sviluppati.

lunedì 14 novembre 2016

Il 74% dei fondi di investimento attivi italiani fa peggio del mercato

Negli ultimi dieci anni quasi tre quarti dei fondi azionari italiani a gestione attiva hanno realizzato una performance peggiore dell’indice di riferimento. È un dato abbastanza sorprendente quello che emerge dal report di S&P Global (Spiva Europe Scorecard). Il Mid-Year 2016 Europe S&P Indices Versus Active Funds (Spiva) Scorecard fornisce il dettaglio delle performance dei fondi a gestione attiva rispetto ai relativi benchmark S&P e ai dati decennali al 30 giugno 2016.

Fin dalla prima pubblicazione, che risale a 14 anni fa, è stato di fatto l’ago della bilancia nella discussione su questo tema, di notevole interesse non solo per gli operatori istituzionali ma anche per gli investitori privati. Daniel Ung, responsabile della ricerca, fa notare che lo studio, pur non avendo l’intenzione di porre fine al dibattito sulle strategie di investimento attive rispetto a quelle passive, vuole mettere in evidenza i segmenti di mercato nei quali l’uno o l’altro metodo funzionano meglio.

Perché in banca ti propongono polizze e fondi?

Le obbligazioni bancarie sono attualmente una merce rara allo sportello. I titoli di nuova emissione sono ormai ridotti al lumicino. Importi in emissione sempre più contenuti, che solo in parte hanno rimpiazzato i titoli giunti a scadenza. Ma lo stock di bond bancari nei portafogli delle famiglie italiane rimane ancora consistente: a fine marzo scorso ammontava a circa 200 miliardi di euro (sui complessivi 560 miliardi in circolazione), pari al 5% della ricchezza finanziaria detenuta dalle famiglie. Una percentuale comunque dimezzata rispetto al valore massimo dell’11% raggiunto a fine 2011.

mercoledì 9 novembre 2016

La fregatura dei diamanti in banca

Essendo interessante per le migliaia di risparmiatori italiani che hanno acquistato un diamante in banca, riporto di seguito un articolo sull'argomento tratto da Plus24 (settimanale del sabato del Sole 24 Ore).

Se nel 1953 Marilyn Monroe cantava «i diamanti sono i migliori amici di una ragazza», sessant’anni dopo per Rihanna occorre «brillare come diamanti». Il tempo non cambia queste pietre preziose e non ne intacca l’appeal che, generazione dopo generazione, da sempre non lascia indifferenti signore e signori. Ma c’è una differenza fondamentale tra il fine di chi le compra come gioielli e di chi intende, invece, utilizzarle come investimento per diversificare il proprio portafoglio.

martedì 8 novembre 2016

Obbligazioni Montepaschi Siena a rischio conversione

Nessuno si farà mai citare, ma l’ipotesi di convertire in equity anche i bond senior di Montepaschi per ricapitalizzare la banca è stata una doccia fredda per gli investitori. I commenti tra gli addetti ai lavori sono del seguente tenore: «se il management sta pensando di fare questa proposta agli obbligazionisti senior, significa che siamo alle soglie del bail-in».

D’altra parte è vero che la banca ha messo in atto una serie di misure tese a recuperare redditività e si è attivata per liberarsi del monte sofferenze che grava sui bilanci, ma è anche vero che nuovi crediti deteriorati continua a formarsi: nel secondo trimestre lo sono diventati esposizioni per 500 milioni di euro, dopo gli 800 milioni del primo trimestre e 1,2 miliardi ogni trimestre del 2015; dati compensati solo in parte dal passaggio in bonis di crediti deteriorati per 370 milioni nel secondo trimestre, dopo i 450 milioni del primo trimestre e i 300 milioni medi a trimestre del 2015.

Obbligazione Imi in dollaro australiano

Vale la pena talvolta analizzare bond già quotati sul listino domestico, considerando che la frequenza delle nuove emissioni è in questo periodo rarefatta. I recente rialzo dei rendimenti a livello globale sta riportando finalmente i valori a scadenza su soglie più accettabili, con il Bund tornato in positivo sui 10 anni e il Btp stessa scadenza che allunga ben oltre l’1,5% annuo. Nonostante questa impennata, i sottostanti in valuta estera tipicamente utilizzati per strategie carry trade rimangono molto più performanti. Valutiamo in questo caso una emissione di Banca Imi legata ai tassi australiani, un tasso fisso plain vanilla scadenza settembre 2020. Il bond in oggetto è peraltro listato sia su EuroMot sia su EuroTlx e tale elemento permette di gestire senza difficoltà una eventuale uscita anticipata. Il rendimento atteso (calcolato in valuta estera) è senza dubbio interessante, collocandosi agli attuali prezzi (101,4) al 3,9% annuo lordo, anche se la vera partita la si gioca sulla performance futura del tasso di cambio rispetto all’euro. Il bond è adatto a coloro che comprendono quest’ultimo fattore di rischio e di potenziale performance aggiuntiva.

lunedì 7 novembre 2016

Polizze ValorLife, arrivano i rimborsi?

Per i numerosi sottoscrittori “vittime” delle polizze vendute dalla ValorLife c’è qualche speranza di riottenere i soldi investiti. O almeno di strappare una vittoria di fronte al giudice. Questa premessa va fatta in quanto si infittiscono le voci che la compagnia non versi in buone acque e che dunque non è così scontato il fatto di poter riottenere i propri soldi anche se lo ordina una sentenza.

Le buone notizie arrivano sia dal Tribunale di Verbania, sia da quello di Parma con due diverse decisioni favorevoli agli assicurati che si sono trovati in mano polizze in forte perdita: c’è chi a fronte di 100mila euro versati si ritrova con valori vicino a 35mila euro. A Verbania, il giudice Maria Cristina Persico (con la sentenza 529/2016 pubblicata il 16 settembre 2016) ha dichiarato nullo il contratto della polizza Vipvalor Prestige, sottoscritta da Renato Vittoni difeso dall’avvocato Giovanni Franchi di Parma. ValorLife Lebensversicherungs Ag in base a quanto stabilito dal giudice di primo grado dovrà restituire i 120mila euro (oltre agli interessi dal marzo 2014 e condanna al rimborso delle spese legali).

domenica 6 novembre 2016

Previsioni su azioni Intesa Sanpaolo per fine 2016

Intesa Sanpaolo spiazza ancora il mercato. Nel terzo trimestre la banca ha registrato un risultato della gestione operativa in significativo aumento rispetto allo stesso periodo del 2015 e un ulteriore calo del flusso e dello stock di crediti deteriorati. L’utile netto è sceso del 13% a 628 milioni rispetto ai 722 milioni di un anno prima, ma il consenso degli analisti si aspettava un risultato di 600 milioni di euro. Escludendo i contributi al fondo di risoluzione e al fondo di garanzia dei depositi i profitti sarebbero stati pari 697 milioni.

venerdì 4 novembre 2016

Polemiche sui diamanti in Intesa Sanpaolo

Dopo le inchieste condotte dal Sole 24 Ore sin dal 2014, la puntata di Report di lunedì 17 ottobre sulla vendita di diamanti «da investimento» agli sportelli di molte banche ha scatenato i sindacati interni di Intesa Sanpaolo.

Esemplare la nota del 21 ottobre di Libero, sindacato aderente al Sinfub di Venezia Mestre: «Sull’affare diamanti, dopo la puntata di Report, speravamo di non dover scrivere nulla, perché il contenuto della trasmissione si commentava (purtroppo) da solo!», scrivono i sindacalisti veneti. «Poi abbiamo letto la “Nota su Report” emanata dall’azienda (senza alcuna sigla dell’ufficio che l’ha redatta), contenente affermazioni strampalate sul valore dei diamanti, arrivando a sostenere che il valore di una pietra preziosa è uguale a quello di un gioiello («Il valore espresso sul sito Damiani per un anello che monta una pietra con le medesime caratteristiche è pari a 8.440 euro. Il valore della montatura può variare da 400 a 600 euro, quindi si evince che la pietra vale 7.800-8.000 euro»).

mercoledì 2 novembre 2016

Cassette di sicurezza a Lugano in Svizzera

cassette sicurezza svizzera
Come riportato da Repubblica, con le manovre del Governo per tassare i contanti detenuti in casa o in cassette di sicurezza nelle banche italiane, si è riaperta (o meglio rafforzata visto che non si è mai chiusa) la fuga di capitali verso la Svizzera ed in particolare verso le cassette di sicurezza di Lugano.

lunedì 31 ottobre 2016

Investire in bambù? OnlyMoso e Consorzio Bambù Italia

Investire sul bambù? Pubblicizzato alla radio è la nuova frontiera degli investimenti? No: è solo un modo come un altro per aprire un’impresa agricola.

Da qualche tempo si parla di bambù. I vivai OnlyMoso e Consorzio bambù Italia ti propongono la possibilità di coltivare del bambù in proprio e fare i soldi col prodotto del momento. È un buon investimento? Il problema di fondo è che non è stiamo parlando di un investimento finanziario, ma di una vera e propria attività d’impresa.

lunedì 19 settembre 2016

Rischio conversione per le obbligazioni subordinate MPS

Cinque miliardi di euro da raccogliere non sono noccioline per nessuno, tanto meno per una banca che in due anni ne ha già bruciati otto e ora vale in Borsa “solo” 700 milioni di euro. E infatti, a poche settimane dall'annuncio, il gruppo sta già facendo marcia indietro e cerca una soluzione alternativa: convertire i bond subordinati in azioni, in modo da ridurre l’importo dell’aumento di capitale. Insomma, la società non riesce a raccogliere nuovi quattrini e allora cerca di non restituire quelli che ha già intascato. Formalmente non è un bail-in, ma ci manca poco…

Ancora non sono note le modalità con cui potrebbe avvenire la conversione; per rassicurare i mercati si parla di una conversione “che non coinvolga i piccoli risparmiatori” e “volontaria”. Sarà davvero così?

sabato 10 settembre 2016

Perché Unicredit è da acquistare

I conti del primo semestre hanno messo in luce risultati migliori del previsto, con utili di 0,21 euro per azione (+27,7 %) che ci portano ad alzare a 0,29 euro per azione le stime sul 2016. Sono invece un po’ meno lusinghiere le notizie sulla solidità patrimoniale, che non è stata all’altezza delle attese. C’è però da dire che il nuovo management si sta muovendo rapidamente sul fronte delle cessioni. È di questi giorni, per esempio, la vendita di alcune attività legate alle carte di pagamento. Più importante la possibile cessione del 40,1 % della polacca Pekao, di cui aveva già venduto il 10 % a luglio: principale indiziato per l’acquisto è il colosso assicurativo statale Pzu. Infine, lo sfumato accordo con Santander per una integrazione nel risparmio gestito lascia le mani libere anche su questo fronte: per Pioneer non è quindi esclusa una quotazione in Borsa.

giovedì 8 settembre 2016

Sottoscrivere azioni di Banca Etica?

E' in corso l'ennesima offerta di vendita di azioni Banca Etica che durerà fino al 24 marzo 2017: fino a quella data, a meno di una chiusura anticipata, sarà possibile acquistare nuove azioni Banca Etica al prezzo di 57,5 euro per azione. Non è una novità per il gruppo: dal 2009 a oggi, è l’ottava offerta di questo tipo.

Vale la pena aderire? Te lo diciamo subito: no. Questi 57,5 euro non sono un prezzo da saldo, anzi. Stai pagando 0,74 volte il patrimonio della società: più di quanto pagheresti, in media, le azioni di banche popolari quotate (0,62) e solo poco al di sotto di quanto pagheresti, in media, le azioni di altre popolari non quotate (0,87). Se poi consideriamo i profitti, stai pagando ben 78,5 volte gli utili 2015, più del doppio sia rispetto alle popolari quotate (23,8 volte gli utili), sia rispetto alle popolari non quotate (33 volte gli utili). A questo, si aggiunge il fatto che Banca Etica non ha mai distribuito dividendi e, da quel che si legge nel prospetto, non sembra intenzionata a farlo nemmeno nei prossimi anni. Va bene, potresti dire, sono più care delle altre azioni… ma per un investimento “etico” può valerne la pena. La risposta puoi darla solo tu. Posto che dal punto di vista dell’eticità ci è difficile esprimere un giudizio (vedi riquadro), resta il problema principale: una volta acquistate queste azioni, rischi di non riuscire più a riavere indietro il tuo capitale.

mercoledì 7 settembre 2016

Borsa Italiana e Usa - previsioni per fine 2016

L’S&P500 è sui record storici e il Dax è sopra i massimi del 2016 segnati il 21 aprile, mentre il Ftse Mib annaspa ancora sotto il livello immediatamente precedente il referendum britannico del 23 giugno. In questo scenario almeno la metà degli investitori internazionali sta meditando di aumentare le posizioni azionarie dopo il rientro dell’allarme Brexit. In assenza di altri pericoli immediatamente individuabili per l’investimento in borsa nei prossimi due mesi, ovvero fino al referendum costituzionale italiano, l’attenzione degli operatori si è focalizzata sulla Federal Reserve, ovvero sulle probabilità e sulla tempistica di un secondo rialzo dei tassi dopo quello del dicembre 2015.

Le indicazioni uscite da Jackson Hole hanno aumentato la probabilità di assistere entro la fine del 2016 al nuovo rialzo del costo denaro Usa, che ora si attestano tra il 30 e il 35% in riferimento al meeting del 21 settembre (erano al 20% prima del simposio americano) e sfiorano il 65% per quello del 14 dicembre. Tale aumento delle probabilità, dovuto al possibilismo espresso dalla presidentessa Janet Yellen se i dati macroeconomici confermeranno la solidità della ripresa e alle parole da falco del suo vice Stanley Fischer, arrivato a ipotizzare due rialzi entro l’anno in presenza di nuovi aumenti di occupazione e inflazione, ha rafforzato il dollaro ed esteso la flessione di oro e argento, che sono ormai tornati ai livelli precedenti la Brexit, mentre a Wall Street ha procurato per il momento solo un aumento della volatilità a ridosso dei record storici.

Ma non è solo l’incertezza sul prossimo passo della Fed a far crescere la voglia di realizzare i guadagni estivi sul listino Usa: gli operatori americani temono anche l’arrivo di settembre, mese che, secondo le statistiche, è il mese più negativo per la borsa Usa (sul tema si veda altro articolo a pagina 13). Si vedrà come andrà quest’anno; resta il fatto che la tenuta di Wall Street, e magari ulteriori ritocchi del record storico segnato il 15 agosto a quota 2.193 dall’S&P500 e bissato il 23, è un elemento indispensabile per offrire a Piazza Affari l’opportunità di mettere a frutto, almeno fino a qualche settimana di distanza dall’insidioso referendum costituzionale, il fatto di essere rimasta indietro rispetto ai listini europei a causa principalmente delle banche.

La domanda principale è dunque se il listino Usa sia o meno sopravvalutato a questi prezzi record: per rispondere lo studio più fresco e consistente arriva da FactSet. La prima evidenza, poco confortante, indica che il secondo trimestre 2016 ha registrato utili in discesa del 3,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente ed è stato il quinto trimestre consecutivo in calo. Tale sequenza negativa era stata registrata per l’ultima volta a cavallo fra il 2008 ed il 2009 (dal terzo trimestre 2009 al terzo trimestre 2008), quando il default di Lehman Brother innescò l’ultima recessione.

Tuttavia gli analisti avevano complessivamente stimato un calo superiore dei profitti relativi al secondo trimestre del 2016, pari al 5,5%, stemperandone la negatività: il 71% delle società ha riportato infatti utili sopra le attese degli analisti, mentre il 54% ha superato il consenso del mercato sul fronte dei ricavi, consentendo a Wall Street di recuperare velocemente lo scivolone post-Brexit fino a varcare l’11 luglio il precedente record storico a quota 2.135, testato più volte invano nel corso del 2015 e nella prima metà del 2016. Rapportando queste risultanze aziendali ai prezzi di borsa si può avere un quadro più preciso dello stato di salute della piazza americana: a livello di 2.172 punti dell’S&P500 l’earning yield dell’indice, ovvero l’inverso del rapporto prezzo/ utili stimato per tutto il 2016, è pari al 5,91% e si confronta con una media del 7% nell’arco degli ultimi dieci anni (ovvero i prezzi erano più bassi del 16% in relazione agli utili) che scende al 6,8% negli ultimi cinque anni (che comporta prezzi più bassi del 13%).

La sola analisi del rendimento dell’indice non è tuttavia esaustiva: per avere un quadro più preciso dello stato di valutazione di Wall Street è necessario prendere anche in considerazione il livello dei Treasury a 10 anni, meglio se depurati dall’inflazione tendenziale, che costituisce l’altro piatto della macro-bilancia che raccoglie gli investimenti finanziari. Le quotazioni azionarie tenderebbero infatti a essere più elevate durante i periodi caratterizzati da una discesa dei rendimenti dei bond, perché il mercato azionario diventa più appetibile, mentre varrebbe l’opposto nelle fasi caratterizzate da una crescita dei rendimenti obbligazionari.

Negli ultimi dieci anni il rendimento medio dei titoli decennali Usa è stato pari al 2,9% (1,1% al netto dell’inflazione), risultato che scende al 2,15% prendendo in considerazione gli ultimi cinque anni (0,75% al netto dell’inflazione) e si attesta ora all’1,6% (0,8% al netto dell’inflazione). Rapportando le tre misurazioni dell’earning yield di Wall Street (media 10 anni, media 5 anni e dato attuale) con le relative misurazioni medie dei rendimenti al lordo dell’inflazione dei Treasuty decennali riferite agli stessi periodi, si scopre che le quotazioni azionarie attuali sono poco più care (nella misura del 5,5%) rispetto alla media storica degli ultimi cinque anni e contemporaneamente risultano leggermente meno care (in misura pari al 2,4%) rispetto alla media storica degli ultimi dieci anni.

Procedendo allo stesso modo, ma utilizzando i rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni al netto dell’inflazione, emerge una maggior sopravvalutazione attuale del listino Usa: nell’ordine del 12% rispetto alla media degli ultimi dieci anni e del 14% rispetto alla media degli ultimi cinque. Tutto ciò, unito al fatto che il Vix (l’indice che misura la volatilità) ha sfiorato il livello storicamente minimo a metà agosto (10,5%) ed è ora fotografabile poco più in alto (13-14%) con una volatilità in aumento, costituisce la vera minaccia di correzione di Wall Street, dove il primo campanello di allarme suonerebbe con l’eventuale cedimento del sostegno di breve periodo posto a 2.140-2.135 punti dell’S&P500, mentre il secondo scatterebbe sotto quota 2.110-2.105.


Borsa italiana e dati macroeconomici

I dati macroeconomici sottotono diffusi nelle ultime due sedute della settimana appena conclusa, riferiti all’attività manifatturiera e all’occupazione, tendono a escludere che la Fed agirà il 21 settembre, anche perché ciò non è mai avvenuto quando le aspettative sono inferiori al 50%, sostenendo la bozza di recupero delle materie prime e lo slancio conclusivo dei mercati azionari. Il Ftse Mib è riuscito così a chiudere la seduta di venerdì 2 al di sopra dell’evidente ostacolo posto a 17.000 punti, aprendo così la strada del ritorno verso i valori immediatamente precedenti il referendum britannico compresi tra 17.400 e 18.000 punti, con quest’ultimo livello che corrisponde a 10.350 punti del Dax, già riconquistati il 9 agosto.

 Piazza Affari ha dunque a portata di mano la possibilità di allungare il passo sostenuta dai titoli bancari, che in borsa sono rimasti più indietro rispetto agli istituti di credito europei: il 30 agosto l’indice settoriale Eurostoxx Banks si è infatti lasciato alle spalle il livello di 93 punti, mentre lo stesso livello dell’indice Ftse Banks Italia, posto a quota 8.240 (analogo a quota 17.000 del Ftse Mib), è stato conquistato solo di misura nelle ultime due sedute, lasciando spazio a un maggiore apprezzamento: l’obiettivo a 9.500 punti dell’indice settoriale italiano comporterebbe infatti un apprezzamento nell’ordine dell’11%, che si confronterebbe con il +4,8% che separa il Ftse Mib dall’analogo obiettivo rialzista posto a quota 18.000 punti.

lunedì 5 settembre 2016

Aumento costi conti correnti. Come risparmiare

Bnl Bnp Paribas ha introdotto una commissione di 90 centesimi sui prelievi presso i Bancomat non del gruppo. La Banca popolare dell’Emilia Romagna dalla scorsa primavera fa pagare 2 euro ai nuovi correntisti che si recano in filiale per ritirare somme fino a 500 euro (novità introdotta per incentivare l’uso del Bancomat visto che il limite giornaliero negli Atm è di 500 euro). E ancora: da luglio Unicredit ha aumentato il canone mensile, rispettivamente, da 4 a 5 euro, da 6 a 7 euro e da 10 a 12 euro, dei moduli Silver, Gold e Platinum che arricchiscono la versione base del conto My Genius (che è a costo zero).

Mentre Intesa Sanpaolo oggi prevede un canone mensile di 8 euro sul suo storico conto Facile, a fronte dei 4 euro dello scorso anno. E l’autunno in arrivo porterà altri rincari. A partire da CheBanca! Dal 1° novembre, il canone del Conto Tascabile, una carta prepagata della banca retail del gruppo Mediobanca, raddoppierà da 1 a 2 euro al mese.

lunedì 29 agosto 2016

Quando vendere un’azione in guadagno

Quando, secondo voi, è il momento giusto per vendere un titolo? Perché non date un target price? Io, per esempio, tendo a vendere un’azione quando ha messo su il 20/30 % e questo anche se resta indicato come da “acquistare”.

Utilizzare il guadagno messo a segno come indicatore di quando vendere non è il modo corretto di comportarsi. Non è detto, infatti, che quell’azione che ha già guadagnato abbia finito la sua corsa. È come pensare che un maratoneta, che ha staccato tutti a metà percorso, rallenterà e si farà superare da tutti. Certo, può accadere, ma può accadere benissimo che continui imperterrito e arrivi al traguardo primo e con un distacco magari ancora maggiore.

lunedì 22 agosto 2016

Btp classici o indicizzati all’inflazione. Cosa è meglio ora?

Sono alle prese con il reinvestimento di depositi e titoli in scadenza. Ora mi chiedo se siano meglio i classici BTp o se puntare sugli indicizzati all'inflazione? O ancora meglio i bond societari che dovrebbero rendere di più?

Dopo anni di rendimenti e tassi in calo, è abbastanza probabile che la prospettiva dei mercati muti. «La ripresa economica statunitense va via via consolidandosi, mentre anche per i Paesi dell’area euro meno virtuosi il ritorno alla crescita del prodotto lordo non appare più come un miraggio – spiega Angelo Drusiani, esperto in obbligazioni per Banca Albertini Syz –. La prima e spesso inevitabile conseguenza è il riemergere dell’inflazione, anche se, in Italia, al momento non se ne colgono i segnali, se non in misura molto modesta. Ad aumentare per primi i tassi ufficiali dovrebbe essere la Banca Centrale degli Stati Uniti, già a settembre prossimo. Analoga decisione non dovrebbe essere nella strategia della Bce, se non nel corso del prossimo anno».

martedì 16 agosto 2016

Robot advisor contro consulente e promotore finanziario

Piattaforme evolute individuano profilo di investimento e prodotti per selezionare in modo automatico Negli Stati Uniti quella dei robot advisor services è già una realtà. Secondo un’indagine di ATKerney circa il 3% di clientela bancaria tradizionale utilizza piattaforme di questo tipo per i servizi di investimento. Sono soprattutto nomi come CharlesSchwab, Vangard Personal Adivsor Services, FutureAdvisor, ed ancora Weathfront, Betterment, Sigfig, Hedgeable che attraverso le loro piattaforme stanno innescando una miccia destinata a far tremare gli intermediari tradizionali. Aumentano le start up cosidette “fintech” che, facendo leva sulle nuove tecnologie e modalità di interazione abilitate da esse, stanno rivoluzionando il settore finanziario-bancario.

mercoledì 10 agosto 2016

Attestato rischio polizza Rc Auto online

Dal 1° luglio di quest’anno l’attestato di rischio è diventato digitale. E il processo di dematerializzazione - previsto dal Dl 1/2012 (decreto “Cresci Italia”, convertito dalla legge 27/2012) - includerà dal prossimo 18 ottobre anche i contrassegni assicurativi Rc auto. Le nuove norme sull’attestato di rischio si sono concretizzate con il regolamento n. 9 emanato dall’Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) il 19 maggio 2015, che definisce la disciplina attuativa della banca dati obbligatoria e la sostituzione del documento cartaceo con le informazioni elettroniche che vi sono memorizzate (articolo 134 del Codice delle assicurazioni private, Dlgs 209/2005).

giovedì 7 luglio 2016

Come reintegrare il fondo pensione

Ho chiesto un’anticipazione del 30% del mio fondo pensione a cui sono iscritto dal 1993 per aiutare un parente in difficoltà. In questi giorni inaspettatamente la somma mi è stata restituita. Posso reinvestire nel fondo pensione o ci sono problemi fiscali? È possibile richiedere un’anticipazione sulla posizione individuale maturata per gravi motivi di salute propria o dei familiari a carico o per acquisto e ristrutturazione prima casa per importi non superiori al 75%. «Inoltre può essere richiesta, per un importo non superiore al 30% per “ulteriori esigenze” (non meglio specificate dalla normativa) – spiegano da Consultique – a patto che siano trascorsi almeno otto anni di iscrizione ai fondi pensione. In qualsiasi momento le anticipazioni possono essere reintegrate, a scelta dell’aderente, anche mediante contribuzioni annuali eccedenti il limite di 5.164,57 euro».

lunedì 6 giugno 2016

Monitoraggio RW, Ivafe e tassazione conti all'estero

I conti correnti e depositi detenuti all’estero con valore massimo non superiore a euro 15 mila sono esclusi dagli obblighi di monitoraggio nel quadro RW del modello Unico, fermo restando l’obbligo di pagamento dell’Ivafe se la giacenza media nel corso dell’anno supera l’importo di euro 5 mila. È quanto deriva dalle novità introdotte nel corso del 2014 ad opera dell’art. 2 della legge n. 186/2014, che integrando l’art. 4 del dl 167/90 ha fatto venir meno gli obblighi di monitoraggio fi scale per i conti correnti e depositi bancari costituiti all’estero se il valore massimo raggiunto nel corso dell’anno (cd. «picco» massimo) non eccede l’importo di euro 15 mila (soglia in precedenza fissata in euro 10 mila). 

sabato 4 giugno 2016

Polizza Zurigo Vita Vis Vita Intera non conviene

I pesanti caricamenti e le penali previste anche per la riduzione frenano la sospensione del piano d’investimento Molte polizze di vecchia data sono nel portafoglio di numerosi assicurati. Si tratta di contratti obsoleti, con caricamenti elevati, che però hanno magari tassi tecnici alti e offrono dunque un rendimento garantito interessante con questi “chiari di luna”. Insomma nel settore non si possono dare consigli generalizzati sul proseguimento o meno dei contratti che magari sarebbero invece da rottamare.

Avendo bassi costi e un buon rendimento minimo garantito (ora non più ottenibile dai contratti attuali), la polizza in questione pareva interessante per la lettrice che effettivamente aveva una propensione al rischio bassissima, ora che i Bot sono scesi in area zero. «Ho letto la vostra risposta circa la convenienza alla continuazione di versamento premi su alcune polizze», spiega nella sua missiva a «Plus24» il lettore, «credo di non essere in situazione ugualmente favorevole». G.P. ha sottoscritto la polizza Zurigo Vita Vis Vita Intera rivalutabile premio costante nel 2000 che prevedeva il versamento di venti premi: il tasso tecnico è del 2,5% , ma i caricamenti (costi trattenuti sul premio) sono dell’11,8%. «Ho la sensazione sia più conveniente sospendere i versamenti e attendere la scadenza naturale», afferma l’assicurato.

venerdì 27 maggio 2016

Diamanti e quotazioni pubblicate sul Sole 24 Ore. Cosa devi sapere

In Italia è esploso il fenomeno dell'investimento in diamanti. In questo articolo spieghiamo perché questo rischia di diventare l'ennesima fregatura per gli investitori italiani, nonostante questo tipo di investimento possa avere diversi punti a favore in questo momento.

diamanti da investimento
L’indice Ftse Mib di Piazza Affari è arretrato, negli ultimi dieci anni, di oltre il 50%. Nello stesso arco di tempo l’Eurostoxx 50 è sceso quasi del 22%. Invece chi avesse investito in un bene alternativo come i diamanti di alta qualità avrebbe guadagnato quasi il 40%, in base all'indice espresso in dollari delle due maggiori fonti disponibili sul mercato mondiale, cioè idexonline e lo storico Rapaport Price List.

Questi prendono in considerazione solo le pietre che sono considerate da investimento: fra 0,5 e oltre 10 carati, purezza fra IF (la massima) e VVS, colore fra i gradi D e G e taglio Excellent. Invece un altro indice, riferito ai diamanti di tipo melee, molto più piccoli ma molto più scambiati (compresi fra 0,003 e 0,28 carati, purezza IF-VVS, colore da D a J) perché usati di solito in gioielleria, ha visto quotazioni in rialzo di circa il 25%, sempre sui dieci anni. Solo la borsa americana (S&P 500 +55%) ha saputo far meglio.

lunedì 4 aprile 2016

Polizza POSTE VITA – POSTAFUTURO PARTECIPA 2016

Se vuoi investire in una polizza vita, consigliamo:

POSTE VITA – POSTAFUTURO PARTECIPA 2016


CARATTERISTICHE GENERALI
Emittente
Poste Vita SpA
Prodotto
Postafuturo partecipa 2016
Contratto di assicurazione sulla vita con partecipazione agli utili
Durata Contrattuale
10 anni
Periodo collocamento
16 febbraio 2016 – 31 dicembre 2016
Premio minimo
Premio unico minimo pari a 2.500€
Sono previsti versamenti aggiuntivi di importo minimo pari a 500€.

giovedì 31 marzo 2016

Fondi che rendono il 5%. Ma attenzione ...

Anche il risparmio gestito ha iniziato a puntare sulle cedole per intercettare la necessità dei risparmiatori, orfani dei Btp, di avere una rendita periodica. E in alcuni casi le società di gestione indicano in anticipo l’importo percentuale che distribuiranno. Ma bisogna fare attenzione, perché alcuni comparti prelevano questo importo dal capitale investito, come in una sorta di rimborso anticipato, e non dai dividendi ricevuti dai titoli che compongono il portafoglio. Come conseguenza il risparmiatore potrebbe ricevere un capitale investito inferiore al momento del riscatto perché, appunto, le cedole ricevute negli anni sono state prelevate dal capitale.

martedì 29 marzo 2016

Polizza BNP PARIBAS CARDIF VITA – SISTEMA BNL CRESCENDO

Proseguiamo le nostre recensioni e opinioni sulle polizze vita offerte da banche e assicurazioni. Al momento continuiamo a consigliare polizze con costi bassi come:

BNP PARIBAS CARDIF VITA – SISTEMA BNL CRESCENDO

CARATTERISTICHE GENERALI
Emittente
BNP Paribas Cardif Vita SpA
Prodotto
Sistema BNL Crescendo
Contratto di assicurazione sulla vita con partecipazione agli utili e Unit Linked.
In occasione di ciascun versamento il Contraente indica la ripartizione dell’investimento tra la Gestione separata e ciascuno dei Fondi disponibili al momento del versamento, tenendo conto che la percentuale investita in Gestione
separata dovrà essere compresa tra un minimo di 5% ed un massimo di 20% e che per ciascun fondo il premio minimo dovrà essere pari a 100 Euro. Per tutti i versamenti effettuati prima del 30 novembre 2016 il limite massimo, di cui sopra, è aumentato al 95%.

giovedì 24 marzo 2016

Cosa sapere prima di investire

Una bussola per valutare al meglio le aziende sulle quali puntare Sono tante le variabili da tenere in considerazione prima di decidere su quali azioni investire (si veda anche l’articolo in alto), ma una lo è probabilmente più delle altre: il rapporto tra quanto debito netto hanno le aziende per ogni dollaro di patrimonio netto. «Alla fine degli anni ’80 – ricorda Giampaolo Galiazzo di Tiche Srl di Treviso - per ogni dollaro di patrimonio vi era circa mezzo dollaro di indebitamento.

mercoledì 23 marzo 2016

Meglio i Btpei che i Btp Italia

Inizio anno segnato da una forte pressione al ribasso sul prezzo del petrolio, dal rischio rallentamento cinese e dalla minore fiducia nel ruolo delle banche centrali come cura di tutti i mali. Tutti fattori che rendono più complicato il processo di rialzo dell'inflazione. A questi si è aggiunta nelle ultime settimane la forte pressione sul settore bancario che ha finito per coinvolgere anche il mercato dei titoli di stato, fino a poche settimane fa immune.

martedì 22 marzo 2016

Come si calcola l’indicatore sintetico di rischio dei fondi comuni

Ho sottoscritto il fondo flessibile sol. cedola 05/20 basandomi, consapevolmete, sul rischio 4 (scala da 1 a 7, come è specificato nel prospetto). Con l’evento Etruria e compagni, ho cercato di capire se c’è stata una informazione ingannevole. Tale indicatore è valido?

giovedì 17 marzo 2016

Che fare con le obbligazioni Lehamn Brothers nel 2016

Ho in portafoglio due obbligazioni Lehman codice Isin XS0183944643 e XS0205185456 a fronte delle quali ricevo rimborsi con cadenza semestrali aprile e ottobre. Desidero sapere se sono previsti ulteriori rimborsi, secondo il piano a suo tempo stabilito, e se è possibile vendere i titoli e l’eventuale quotazione orientativa . Il piano di rimborso graduale per una parte dei prestiti emessi da Lehman Brothers continuerà ad essere rispettato, salvo comunicazioni di segno opposto di cui al momento non si hanno notizie.

mercoledì 16 marzo 2016

Come valutare la solidità della tua banca

L’Abc per valutare la solidità anche delle banche minori Non c’è solo il Cet1 ma vanno monitorate anche la redditività e la capacità di far fronte a forti stress di liquidità Sono circa 660 le banche attive in Italia. Non ci sono solo le grandi realtà vigilate direttamente dalla Bce, che ormai quotidianamente sono sotto i riflettori dei media. A ricordarcelo sono le mail dei clienti degli istituti di minori dimensioni in cerca di rassicurazioni sulla solidità della propria banca. Preoccupazioni spesso alimentate anche dalla scarsità di informazioni.

Con l’aiuto dell’ufficio studi di Consultique, ecco una serie di indicatori da tenere sotto osservazione per monitorare la “forza” di ogni singola banca nel resistere alle nuove regole europee. Del resto nelle pieghe della direttiva “Brrd - Bank Recovery and Resolution” che ha introdotto il bail-in c’è l’esplicito tentativo dei regolatori di delegare al singolo cliente l’onere di valutare la solvibilità della propria banca.

lunedì 14 marzo 2016

Non investire nelle polizze vita

Nella stragrande maggioranza dei casi le polizze vita non sono un investimento interessante. Qui di seguito ti mostriamo a cosa devi stare attento per valutarne la convenienza.

Investimento – tipicamente in fondi comuni e/o in una gestione separata – e copertura assicurativa: chi sottoscrive una polizza vita paga, in genere a caro prezzo, l'idea di poter incrementare i propri risparmi e, contemporaneamente, di mettere al riparo se stesso e i propri eredi da una serie di eventi sfavorevoli (per esempio, la morte del titolare del contratto di assicurazione).

venerdì 11 marzo 2016

Ubi Banca - come svendere una banca sana a pochi padroni indebitati

Non c'è solo Banca Etruria o Monte dei Paschi di Siena ad insegnarci come la politica e i grandi burattinai alla lunga portano alla rovina tanti piccoli risparmiatori a beneficio di pochi industriali e signorotti sponsorizzati dai partiti (in realtà dovremmo dire il partito, visto che si tratta sempre del PD). Il caso di Ubi Banca è eclatante. Nato da BPU (un gruppo solido e redditizio) e Banca Lombarda (gruppo vicino al fallimento) dopo che quest'ultima rischiava di finire in mani straniere facendo perdere il potere ai gruppi di interesse locali che facevano capo a Bazoli, il vero burattinaio d'Italia (dietro anche a Banca Intesa, Pirelli, Espresso etc.). Fusione fatta con concambi assurdi già allora, più assurdi poi quando si è constatato (nell'attuale periodo di crisi) che quasi il 90% delle sofferenze sono di matrice ex Bl. Mentre la Banca Popolare di Bergamo garantisce la totale redditività, tanto che fa più utili da sola che tutto il Gruppo Ubi Banca.  Ecco l'articolo di Milano Finanza.

giovedì 10 marzo 2016

Come investire - gli indicatori di mercato che devi conoscere

Indicatori macro e scelte politiche sono le variabili chiave Ancora positiva la view degli strategist Dopo sei settimane di flessione, l’indice Ftse Mib a Milano ha messo a segno un rimbalzo. Per i piccoli risparmiatori è stato un inizio d’anno al cardiopalmo, ma a freddo quello che è accaduto non è poi così eccezionale. Uno studio realizzato da SoldiExpert, evidenzia che a Milano si è assistito 16 volte in 43 anni a ribassi consecutivi superiori alle 6 settimane e il 50% delle volte alla settima settimana si è assistita a una chiusura in positivo.

Il ribasso di questo ciclo (-22,5% in 6 settimane) è stato comunque più ampio di quello medio. Sul mercato la memoria è corta, ma questi dati ci dicono che movimenti così repentini possono capitare e siamo nell’ambito di eventi probabili per un investimento a rischio come l’azionario. Niente panico quindi da parte degli investitori che devono approcciare il mercato con orizzonti più ampi (si veda altro pezzo in pagina).

mercoledì 9 marzo 2016

Obbligazioni subordinate Intesa Sanpaolo - una buona occasione

In scadenza nel 2020, a oggi il subordinato ha l’81% di probabilità di ottenere circa 23 euro in più sui 100 investiti Le intenzioni per tutelare il risparmio nell'era del bail-in, ovvero della sopravvenuta “responsabilità” da gennaio in casi di dissesto della propria banca non soltanto degli obbligazionisti subordinati ma anche dei senior (cioè di chi ha acquistato bond “normali”) e correntisti sopra i 100mila euro, le hanno manifestate un po' tutte le istituzioni. Infatti, all'appello lanciato dal nostro quotidiano il 20 dicembre scorso (ovvero che i prodotti finanziari siano accompagnati da una documentazione semplice e chiara), hanno aderito in ordine cronologico il presidente del Consiglio, Matteo Renzi (in un'intervista pubblicata il 21 gennaio scorso su «Il Sole 24 Ore»), i vertici dell'Abi (in una lettera al nostro quotidiano del 2 febbraio), lo scambio di lettere tra Abi e Consob (10 febbraio).

lunedì 7 marzo 2016

Dove investire nel 2016 - polizze vita sicure e redditizie

Alla luce della volatilità dei mercati finanziari e dei bassi rendimenti di obbligazioni, titoli di Stato e conti deposito, le polizze vita, specialmente quelle di ramo I, rimangono una delle migliori scelte di investimento. Sicure, affidabili e vantaggiose dal punto fiscale, consentono di ottenere facilmente rendimenti netti superiori al 2%. L'importante è fare attenzione ai costi, spesso alti, di questi strumenti. Per questo consigliamo le assicurazioni online come la polizza Sicuramente Protetto o la Piano Piano con investimento con versamenti periodici (Pac) che, visti i costi bassi, offrono il miglior rendimento sul mercato.

In questo articolo indichiamo i principali vantaggi e criticità delle polizze vita.

Le gestioni separate delle polizze Vita tradizionali (le cosiddette ramo I) confermano anche nel 2015 stabilità di rendimenti. In base ai dati raccolti da MF-Milano Finanza, lo scorso anno il risultato lordo medio si è attestato attorno al 3,6%. L’analisi è stata condotta sia sulle gestioni separate che chiudono l’esercizio al 31 dicembre sia su quelle con i rendiconti che non coincidono con l’anno solare (al 30 settembre 2015, al 31 ottobre o al 30 novembre). E anche allargando lo sguardo agli ultimi anni, i risultati medi, nonostante il drastico calo dei tassi, sono stati piuttosto costanti grazie alla possibilità per le gestioni separate di contabilizzare i titoli al costo storico: in base ai dati Ania negli ultimi cinque anni (2010-2014) hanno reso in media il 3,9% all’anno, con un rendimento retrocesso al cliente al netto di costi e imposte che può superare il 2%, contro il 3,5% registrato nel periodo dai titoli di Stato, il 2,7% della rivalutazione del Tfr e l’1,3% dell’inflazione. Nel 2014 il rendimento medio delle gestioni separate è stato pari al 3,8%.

venerdì 4 marzo 2016

Crollo di borsa e tassi ai minimi. Dove investire ora?

Non solo i timori sul ritmo di crescita in Cina e sulla tenuta dei Paesi produttori di materie prime. A portare nuova incertezza sui mercati fi nanziari contribuiscono una serie di variabili geopolitiche, dal prossimo referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea (in programma il prossimo 23 giugno) alla campagna elettorale per le presidenziali negli Stati Uniti, dalle rinnovate tensioni ai confi ni dell’Europa fi no ai frequenti attentati di matrice terroristica. Vicende in merito alle quali diventa diffi cile fare previsioni, con la conseguenza che sui mercati si naviga a vista e si deve fare i conti con frequenti, brusche oscillazioni dei prezzi. Prevale la prudenza. «L’analisi dei mercati e le valutazioni macro politico economiche denotano un forte aumento della volatilità e indicano la possibilità che gli attuali livelli possano persistere», è la lettura di Achille Vallone, team asset management di Marzotto Sim.

mercoledì 2 marzo 2016

Il dollaro sarà la valuta del 2016 - previsioni e strategie

Franco svizzero, yen giapponese, oro e dollaro Usa sono considerati beni rifugio per eccellenza in tempi di maretta come quelli che stiamo vivendo ora. Evita totalmente il franco svizzero e lo yen giapponese. Sulla valuta elvetica, infatti, pesa la mano della Banca centrale svizzera che sta molto attenta a non fare apprezzare troppo la sua valuta, perché arrecherebbe danni pesanti all'economia rossocrociata. Non a caso, dopo che a inizio 2015 è stato abbandonato il cambio fisso nei confronti dell'euro e che il franco ha guadagnato il 23 % in pochi giorni, la valuta elvetica ha poi progressivamente perso terreno e ora segna un -11 % rispetto ai massimi del gennaio 2015. E le possibili manovre della Banca centrale giapponese, sempre pronta a stamparemiliardi di yen pur di portare a buon fine la sua lotta contro la deflazione, sono ilmotivo per cui ti sconsigliamo anche la valuta nipponica.

martedì 1 marzo 2016

Oblbigazioni Venezuela e Tuchia, perché non acquistare

Molti di voi ci hanno chiesto cosa ne pensiamo dei titoli del Venezuela. Stanne alla larga: il Paese sudamericano è sull'orlo del fallimento. E non è il solo a un passo dal default.
Il Venezuela è tra i Paesi candidati a ricevere a breve un prestito d’emergenza da Banca Mondiale e Fondo monetario per evitare il fallimento. Duramente colpita dal crollo del prezzo del petrolio sui mercati – la vendita di greggio rappresenta oltre il 90 % delle esportazioni – l’economia del Venezuela ha risentito anche del rallentamento della Cina, principale mercato di sbocco per il greggio del Paese sudamericano.

lunedì 29 febbraio 2016

I rischi delle polizze Unit Linked

Le polizze vita sono una forma di investimento molto gettonata, in quanto ritenute sicure e redditizie. Esistono però diverse tipologie di assicurazioni sulla vita, motivo per cui bisogna informarsi e scegliere bene la polizza vita più adatta a sé. Un prodotto che negli ultimi tempi va per la maggiore sono le polizze vita Unit Linked, sia perché convenienti per le compagnie, che quindi tendono molto a spingere queste soluzioni, sia tra i clienti, per via dei bassi tassi di interesse. Di recente però sono sorte diverse polemiche circa la rischiosità di questi investimenti: secondo l'Ivass (Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni) sembra infatti che i consumatori non siano sempre adeguatamente informati dalla compagnia assicurativa sui rischi connessi alla stipula di una polizza vita di tipo Unit Linked. Cerchiamo quindi di capire bene a cosa va incontro chi sceglie un'assicurazione di questo tipo.

sabato 27 febbraio 2016

Polizza Reale quota protetta di Reale Mutua - non acquistarla!

Mi hanno proposto di sottoscrivere Reale quota protetta di Reale Mutua, cosa ne pensate?

Ti sconsigliamo di accettare la proposta e ti spieghiamo il perché usando come esempio alcune delle cose enunciate nel paragrafo precedente. Punto primo, rischi di perderci. Nel prospetto, alla voce Garanzia, si legge: "Reale Mutua non offre alcuna garanzia di rendimento minimo dell'investimento. Pertanto (…) vi è la possibilità che l'Investitore-Contraente ottenga, al momento del rimborso, un ammontare inferiore ai premi versati.".

giovedì 25 febbraio 2016

Quando e come conviene riscattare la laurea per la pensione

Stiamo valutando per mio figlio, prossimo alla tesi in medicina, il riscatto della laurea. Ci sembra che sia possibile richiedere il riscatto esclusivamente all'Inps, da inoccupato per il minor costo, mentre dopo, con l'iscrizione all'ordine dei medici, si è automaticamente iscritti all'Enpam. Nel periodo di specializzazione i contribuiti sono versati dalla struttura ospedaliera presso la quale lo specializzando opera o sono a carico dell'interessato?

Chiediamo cortesemente maggiori delucidazioni in merito. «La fattispecie di riscatto più ricorrente è senz’altro quella che prevede il riscatto della laurea o di titoli ad essa equiparati, di dottorato, di diplomi universitari, e di corsi specializzazione», spiegano da Consultique.

martedì 23 febbraio 2016

Le banche ostacolano l'acquisto dei migliori fondi in Borsa

Chi snobba i fondi in Borsa Molti intermediari non consentono ai clienti di negoziarli Sembra la riedizione del film già visto con gli Etf Tutto secondo copione. A circa un anno dall’avvio delle negoziazioni dei fondi comuni aperti in Borsa, molte banche non consentono ai loro clienti di acquistare e vendere i fondi a Piazza Affari. È quando emerge dalle mail dei lettori che in questi mesi hanno in più occasioni segnalato l’impossibilità di negoziare allo sportello della propria banca o via home banking gli ormai 101 fondi (di 17 emittenti) presenti sulla piattaforma di Borsa Italiana. Una ritrosia che viene confermata dalle risposte delle stesse banche che, contattate da Plus24, motivano anche le loro (vedi articolo in basso).

lunedì 22 febbraio 2016

Come guadagnare quando la Borsa scende. Tutte le occasioni

Sempre più strumenti per gestire i ribassi Le strategie di hedging hanno ovviamente dei costi da sostenere Dopo quasi sette anni al rialzo, Wall Street sembra essere entrata in un fase correttiva significativa. Anche in Europa le mosse della Bce e gli effetti del quantitative easing avevano illuso i risparmiatori su una tenuta prolungata delle Borse. Invece si evoca, per la prima volta dal 2012, il rischio di un’inversione e tornano di moda gli investimenti al ribasso. La strategia “short”, che consente di guadagnare quando i listini vanno in rosso, non è ancora entrata nell’uso comune del risparmiatore retail.

L’approccio istintivo è infatti quello di puntare ai rialzi di mercato. E dire che gli strumenti non mancano: c’è un’ampia offerta di Etf “short”, a leva e non, accessibili con somme minime, che guadagno quando i principali indici borsistici (Ftse Mib, Dax, S&P 500, etc) perdono terreno. La mossa vincente è ovviamente quella di cavalcare questi movimenti sul nascere. C’è poi la copertura del proprio portafoglio o di un investimento al rialzo.

sabato 20 febbraio 2016

Conviene acquistare la casa con il rent to buy?

Una formula che come il leasing permette un risparmio nella fase iniziale dell’acquisto Cresce il numero degli strumenti a disposizione di chi vuole acquistare casa. Strumenti pensati soprattutto per chi non ha nell’immediato le disponibilità per accollarsi tutte le spese iniziali di un finanziamento attraverso il mutuo. Oltre alla formula del rent to buy, presente già sul mercato, da quest’anno si aggiunge anche il leasing (si veda Plus24 dello scorso 2 gennaio). Sul rent to buy i principali siti di confronto delle offerte di finanziamento, consultati da Plus24, hanno spiegato di non avere dati relativi all’offerta presente sul mercato. Questa formula contrattuale come disciplinata dalla legge 164 del 2014 prevede, come ricorda Guido Berardo, ragioniere torinese, si ha «l’immediata concessione del godimento di un immobile, con diritto per il conduttore di acquistarlo entro un termine determinato».

venerdì 19 febbraio 2016

L'Argentina rimborsa i tango bond? Cosa prevede l'accordo

Il 2 febbraio è stato annunciato un accordo tra la TfArgentina (l’ente di emanazione bancaria che segue i tangobondisti) e il nuovo Governo di Buenos Aires di Macri. Il neopresidente sembra più incline dei precedenti a seguire i mercati. È una sostanziale novità nella politica del Paese dopo molti anni di Kirchnerismo (dal cognome dei due presidenti, marito e moglie che hanno preceduto Macri) e una forte rottura con la politica tenuta fin qui dal Paese.

mercoledì 17 febbraio 2016

Investire in diamanti - una notizia che muoverà il mercato

Un regalo di San Valentino migliore non si poteva proprio chiedere. Un regalo che, messo in mano a una donna, ne avrebbe causato lo svenimento pressoché istantaneo. Un regalo capace di far appassire il più bel mazzo di fiori di questo mondo, ma anche di rendere un anello tempestato di pietre preziose un pensiero banale. Se quel «regalo» ha fatto brillare gli occhi anche a un colosso dal fatturato multimiliardario, un motivo ci sarà: non capita tutti i giorni di estrarre dalle viscere della Terra un diamante di 121,96 carati.

(l'investimento in diamanti richiede alcune accortezze e conoscenze, a maggior ragione visto che si tratta di un acquisto importante. Prima di investire quindi, informati leggendo questa guida sui diamanti).

martedì 16 febbraio 2016

I conti correnti low cost

Vi ricordate i «conti di base»? Per chi necessita di una rinfrescata sono conti correnti a basso costo che banche e Poste devono mettere a disposizione dei clienti nuovi, ma anche di quelli già in essere. Prodotti pensati nelle loro quattro diverse versioni per chi ha limitate esigenze di operatività e sono completamente gratuiti per le fasce più disagiate della popolazione (pensione annua lorda sotto i 18mila euro e Isee fino a 8mila euro).

L’iniziativa era nata con il decreto 201/2011 (cosiddetto Salva Italia), che aveva reso obbligatorio l’accredito su un c/c o su un libretto di risparmio delle pensioni, pari o superiori a 1.000 euro, nel quadro delle misure per limitare l’uso del contante. E per non rendere troppo onerosa una tale imposizione, il Governo Monti aveva introdotto appunto i conti di base. Ma come tutte le buone intenzioni si cerca poi di lasciarle cadere silenziosamente nel vuoto.

lunedì 15 febbraio 2016

I conti corrente delle Poste a rischio fallimento?

Conto alle Poste Sul bail-in vorrei chiedere cosa accade 1) a chi opera in borsa con una certa velocità e con importi che possono superare i 100mila euro di garanzia, anche se temporaneamente, il rischio di incorrere nel bail-in è insuperabile? 2) Che succede ai conti correnti postali con annessi depositi vincolati, sono tutti esentati dal rischio bail-in?

venerdì 12 febbraio 2016

Reclamo mutuo tasso fisso e cap Che Banca

Niente tasso fisso per il cliente CheBanca! scottato dal «cap» Nel 2012 ho acquistato un appartamento a Milano (prima casa) al cinquanta per cento con la mia ex fidanzata, sottoscrivendo per il mio 50% un mutuo a tasso variabile con cap e uno spread del 3%, indice di riferimento euribor 3 mesi a 365 giorni e un tasso massimo 6,1%. Oggi i tassi sono notevolmente scesi e le banche offrono tassi fissi al 1,5/1,75%. Non potendo beneficiare della surroga, in quanto la mia ex fidanzata non è più disposta a sottoscrivere il contratto di mutuo in quanto terzo datore di ipoteca, ho chiesto a CheBanca! la rinegoziazione del mutuo alle condizioni che oggi offrono sul mercato, ovvero di passare al tasso fisso del 2,2%.

giovedì 11 febbraio 2016

Fondi pensione a rischio bail in

Quali rischi si corrono quando il proprio fondo è gestito da una grande banca? Io sono un ex dipendente e mi chiedo che succederebbe in caso di dissesto del fondo pensione aziendale. Devo temere su quanto potrebbe accedere in caso di dissesto finanziario dell’Istituto? Detengo una posizione previdenziale, parcheggiata in un fondo pensione aperto, posseduto da una sgr bancaria: vi chiedo, in caso di dissesto finanziario del gruppo bancario proprietario della Sgr (o della medesima), il patrimonio del fondo viene intaccato da un’eventuale procedura di “bail in”,o invece il risparmio previdenziale a priori prevede una salvaguardi specifica?

Vi sono casi particolari, in cui il risparmio previdenziale, può essere coinvolto in forme di “ristrutturazione” a fronte di dissesti, oppure rimane sempre una forma di risparmio protetta e immune da ogni pericolo di sorta?

mercoledì 10 febbraio 2016

Come ridurre le provvigioni di intermediazione immobiliare per acquisto vendita casa

C’è chi lamenta la richiesta di provvigioni del 4% e oltre, chi racconta di sconti pazzeschi, chi critica il livello dei servizi e chi parla di inutilità di agenti e agenzie ormai superatisostituiti dai portali immobiliari. Ma che succede davvero nel settore dell’intermediazione delle abitazioni? Certo, la crisi immobiliare, le transazioni al lumicino, i prezzi in caduta e il proliferare di portali ed e-commerce in pochi anni hanno profondamente modificato il modo di cercare casa da un lato e di venderla dall’altro. Ma con quali effetti su costi e servizi? E cosa può fare l’utente per riuscire a risparmiare qualcosa?

lunedì 8 febbraio 2016

Obbligazione subordinata Banco Popolare, rischi e rendimento

Il titolo (codice Isin IT0004966823) segnalato dalla lettrice di Plus24 è un’obbligazione subordinata (emessa dall’istituto di credito veneto a novembre del 2013 con scadenza a novembre del 2020) e paga una cedola del 5,5% annuo. Con la definizione di obbligazioni subordinate ci si riferisce ai titoli il cui rimborso — nel caso di liquidazione oppure di eventuale fallimento dell’emittente — avviene successivamente a quello dei creditori ordinari, comprese le normali obbligazioni definite senior. La famiglia dei subordinati è numerosa e si distingue per tipologie, grado di rischio e redditività (si veda la classificazione utilizzata per le emissioni fino al 2013, come quella analizzata, nella scheda in basso).

venerdì 5 febbraio 2016

Puntare al ribasso della borsa Usa

Il segnale ribassista arrivato sui mercati internazionali non ha stupito quasi nessuno, visto che tecnicamente molti indicatori erano posizionati al ribasso sul mercato Usa da diverse settimane. Il via libera al selloff è arrivato dall’abbandono dell’evidente supporto in prossimità del doppio minimo a 1.870 punti, che come sempre ha innescato la tipica ondata di vendite in chiave speculativa (non dimentichiamo che circa il 70% del mercato Usa è mosso da sistemi automatici).

mercoledì 3 febbraio 2016

Rischi dei fondi e delle polizze di MontePaschi Siena

Attraverso una filiale del Monte dei Paschi ho sottoscritto vari fondi comuni Anima e una polizza unit linked Axa-Mps. Trattandosi di una delle banche maggiormente coinvolte nella tempesta borsistica di queste ultime settimane e alla luce dei ripetuti aumenti di capitali a cui questo istituto ha dovuto fare ricorso negli ultimi anni, mi domando, al di là delle rassicurazioni che ricevo allo sportello, se i miei investimenti corrono seri rischi.

martedì 2 febbraio 2016

Perché non investire sui certificate sul petrolio

Alla larga da prodotti che investono direttamente sul prezzo del greggio! Il fatto che il prezzo sia sceso già tantissimo non vuol dire che non possa farlo ancora. Cristiano è un lettore come te. Ha comprato a 0,76 euro un certificate che moltiplica per 5 le oscillazioni del greggio (0,075 euro; codice Isin XS1118927927) –se il petrolio sale del 3 %, il certificate guadagna circa il 15 %, se il greggio perde il 2 %, il certificate perde il 10 %. Ci ha scritto chiedendoci se ci sono speranze di recupero, magari tra un anno. È l’occasione per ribadire alcuni punti.

lunedì 1 febbraio 2016

I rischi delle obbligazioni bancarie

Nel tempo, e soprattutto negli ultimi anni, ho investito buona parte del mio patrimonio finanziario in obbligazioni ordinarie della banca di cui sono cliente allo scopo di ottenere un rendimento sia pur leggermente più elevato rispetto a quello, sempre più basso, offerto dai titoli di Stato, a cui mi rivolgevo di solito. La stessa scelta è stata fatta da alcuni familiari, però in istituti diversi dal mio. Quanto accaduto alle banche salvate in extremis dal fallimento ci hanno un po’ preoccupato, resta però il fatto che le nostre non sono, fortunatamente, obbligazioni di tipo subordinato, come quelle dei risparmiatori che hanno perso i loro risparmi in quelle circostanze. Possiamo davvero sentirci tranquilli?

giovedì 28 gennaio 2016

Detrazioni fiscali 2016 per ristrutturazioni e mobili

Nuovo bonus mobili per le giovani coppie e via libera a tutti gli sconti degli scorsi anni anche per quello appena iniziato. La Legge di Stabilità per il 2016 è infatti intervenuta anche sul tema degli sconti concessi nel caso di acquisti di elettrodomestici e arredi. Più in dettaglio, la Legge di Stabilità ha in primis prorogato di altri di 12 mesi il cosiddetto bonus elettrodomestici e arredi. Sinteticamente lo stesso prevede una detrazione del 50%, da dividere in 10 anni, su una spesa massima di 10 mila euro che abbia per oggetto l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici di classe almeno A+ (A per i forni). Trattandosi di una semplice proroga sono confermate tutte le regole e i chiarimenti precedenti tra cui quello per cui il bonus è riconosciuto solo a coloro i quali beneficiano anche della detrazione del 50% per la ristrutturazione. Per tutto il 2016 quindi è stato concesso il via libera al bonus.

martedì 26 gennaio 2016

I migliori fondi obbligazionari ad alto rendimento

Un calo del 7% in una settimana si può recuperare. Ma a fare notizia oggi, in presenza di mercati tanto complicati, è che sono cambiate le regole del gioco. C’è meno liquidità, il mercato è molto meno direzionale e la gestione (per la verità già da tempo) si sta adeguando. Basti vedere la quantità di prodotti flessibili che l’industria sta proponendo ai clienti. E, con uno sguardo approfondito all’interno dei portafogli, si può vedere come a fronte di un alleggerimento sul fronte dell’equity faccia da contraltare una leggera crescita del debito. Non certo governativo ma corporate, nella fattispecie high yield Europa, ovvero ad alto rendimento.

lunedì 25 gennaio 2016

Previsioni sul petrolio nel 2016 - analisi di dettaglio

La scorsa settimana sarà ricordata come quella che ha visto scendere stabilmente il prezzo del petrolio sotto i 30 dollari al barile, travolto da un profluvio di vendite e dalla consapevolezza che la capacità produttiva supera tuttora la domanda. A tutto ciò si è aggiunta la notizia, diffusa sui mercati venerdì 15 gennaio, che l’Iran porterà sui mercati il suo petrolio un mese prima del previsto, grazie all’anticipo della rimozione delle sanzioni in forza dell’accordo raggiunto con Usa ed Europa a luglio del 2015. Scrive Marketwatch (gruppo Wall Street Journal) che secondo un’analisi del gruppo bancario Anz (Australia and New Zealand Banking Group) il ministro del Petrolio iraniano Bijan Namdar Zanganeh e il presidente Hassan Rohani si sarebbero già impegnati ad aumentare la produzione di 500 mila barili al giorno entro alcune settimane dalla fine delle sanzioni e della stessa quantità fra sei mesi.

giovedì 21 gennaio 2016

Migliori obbligazioni indicizzate all'inflazione

Il comparto obbligazionario dei titoli indicizzati esprime piuttosto fedelmente le attese dei mercati sulla dinamica dell’inflazione. Nel contesto attuale la moderazione nell’andamento dei prezzi ha innescato politiche monetarie anti-deflative, volte al raggiungimento di obiettivi di crescita decisamente superiori, ma il mercato degli Index Linked, in particolare nell’area euro, sconta livelli inferiori ai target istituzionali anche per il futuro. Per esempio il breakeven relativo all’Oat francese con scadenza ’22, tra le emissioni europee più liquide, anticipa al momento un’inflazione a scadenza pari all’1,3% contro il 2% previsto dalla Bce. Il tasso d’inflazione rappresenta per sua natura un fenomeno difficilmente prevedibile e ciò rende sempre opportuna la diversificazione su tali strumenti, a fronte di obiettivi d’investimento fondamentali.

martedì 19 gennaio 2016

Obbligazioni alto rendimento per il 2016

Saliscendi d’estate a parte, il 2015 è stato un anno molto buono per i mercati obbligazionari europei, con i rendimenti che sono scesi in maniera importante soprattutto a partire dallo scorso settembre, una volta rientrati i timori legati a un’escalation della crisi greca e al crollo delle borse cinesi. Contemporaneamente la Bce ha continuato a comprare a mani basse i titoli obbligazionari in euro e ha confermato più volte che la politica monetaria espansiva continuerà almeno fino a marzo 2017, quindi anche oltre il termine di settembre 2016 indicato precedentemente da Draghi.

Infine, la Federal Reserve ha ritardato il cambio di trend della politica monetaria statunitense sino allo scorso 16 dicembre, quando ha aumentato il tasso di interesse di riferimento, senza però escludere l’ipotesi di un futuro dietrofront se sarà necessario. In ogni caso il divario tra i tassi pagati sui mercati obbligazionari americano ed europeo è importante: il Treasury a dieci anni rende infatti attorno al 2,27%, in calo dai massimi di quest’estate attorno al 2,48% ma ben sopra i minimi di fine gennaio (1,64%). Lo scenario, insomma, è stato di assoluto favore per i bond europei, che si sono apprezzati di conseguenza, portando così gli investitori, sempre più affamati di rendimenti, a sottoscrivere con entusiasmo molte delle tante emissioni corporate high yield arrivate sul mercato per finanziare operazioni di merger&acquisition.

Secondo i calcoli di Dealogic, le emissioni di bond ad alto rendimento a supporto di acquisizioni in Europa lo scorso 9 dicembre avevano raggiunto quota 37,6 miliardi di dollari, in aumento del 15% rispetto alle emissioni di questo tipo effettuate in tutto il 2014 (32,6 miliardi). L’Europa ora pesa per il 33% sul totale del mercato delle emissioni a supporto di attività di m&a; la percentuale più alta mai registrata. D’altra parte, a fronte della grande liquidità presente sul mercato, i tassi governativi sono ormai davvero risicati, quando non a zero, ed è quindi ovvio che gli investitori si dirigano verso asset più rischiosi in grado di pagare di più rispetto alle briciole offerte in questo 2015 dai titoli governativi, soprattutto in Europa. In questi giorni infatti il Bund tedesco paga lo 0,6% a dieci anni, dopo aver toccato un massimo a 0,98% a metà giugno e un minimo a 0,075% in aprile. Per non parlare dei rendimenti negativi per le scadenze brevi sul secondario, che da mesi sono ormai la norma.

Anche in Italia, dove non si era mai vista, tale situazione si è puntualmente verificata nei mesi scorsi. Non solo; anche in Italia per la prima volta nella storia il Tesoro ha piazzato in asta Bot con rendimenti negativi. È accaduto a novembre, quando i titoli a sei mesi e a un anno sono stati collocati rispettivamente a un rendimento medio ponderato del -0,030% e del -0,055%, dopo che sul mercato secondario i rendimenti erano entrati in territorio negativo già da una ventina di giorni. Così, il Bot a un anno, che aveva iniziato il 2015 attorno a quota 0,35%, lo sta finendo su quota -0,019% e il Btp a dieci anni, che era partito attorno al 2% e aveva toccato un minimo all’1,1% a marzo e un massimo al 2,39% a fine giugno, è via via sceso sino a portarsi nella fase attuale attorno a 1,67%.

Va anche segnalato che a inizio dicembre era sceso fino all’1,4%, ma il recupero dei rendimenti di queste ultime settimane sembra il riflesso delle tensioni che si sono viste sul mercato dei bond high yield dopo il collasso di un fondo di credito gestito dall’asset manager americano Third Avenue Management (che ha bloccato i rimborsi ai sottoscrittori) e conseguenti timori del mercato in merito all’ipotesi che l’episodio possa non rappresentare un caso isolato.

C’è chi teme infatti un effetto-domino generale, innescato dall’aumento dei default sui titoli a rating speculativo, soprattutto nel settore oil&gas, causato dal crollo dei prezzi di petrolio e materie prime, che sta affossando le valute e le economie di molti Paesi emergenti esportatori. Il premio pagato sui contratti di credit default swap per proteggersi dal rischio di fallimento degli emittenti di debito in euro con rating speculativo è infatti salito all’improvviso a metà dicembre, quando l’indice iTraxx CrossOver di Markit ha toccato i 350 punti base partendo dai 290 dei giorni precedenti l’annuncio della chiusura del fondo di Third Avenue. Negli ultimi giorni l’allarme è un po’ rientrato e lo spread si è riportato sotto i 330 punti base, comunque sempre ben sopra i minimi della scorsa primavera attorno a 240 ma sotto i massimi di settembre a 380.

Lo scossone prenatalizio va in realtà letto come un’opportunità di investimento, se si è in grado di evitare le emissioni davvero a rischio. Tutti i titoli di emittenti con merito di credito medio-basso hanno infatti visto aumentare i rendimenti nelle ultime settimane, in particolare se si confrontano con i minimi toccati la scorsa primavera, ma il movimento ha appunto riguardato un po’ tutti gli emittenti, lasciando quindi spazio alle occasioni d’acquisto. Per quanto riguarda i titoli corporate high yield italiani, la tabella pubblicata in pagina mostra come sono cambiati i rendimenti nel corso degli ultimi sei mesi. In alcuni casi sono saliti in maniera significativa a causa di eventi legati direttamente alla società emittente, come nel caso di Manutencoop o di Astaldi, ma in altri casi si tratta davvero di un riflesso condizionato dall’andamento generale del mercato, come per i bond di Cerved del gruppo Fca.

lunedì 18 gennaio 2016

Come investire nel 2016 - azioni USA

Ci ha provato per tutta la prima parte del 2015, ma senza successo. Ci ha riprovato a fine luglio, una volta disinnescata la bomba a orologeria sulla Grecia, ma ancora senza successo. Ha ritentato infine a inizio novembre, quando ha smorzato i toni il tifone di fine estate proveniente dalla Cina, tentativo andato ancora a vuoto. Finora sono stati quindi i dubbi a prevalere sulla prima piazza azionaria mondiale, negando all’S&P500 l’apertura di nuovi record storici faticosamente conquistati la scorsa primavera. Dubbi che riguardano l’esterno, come la ripresa a singhiozzo dell’Eurozona e del Giappone, la frenata dell’economia cinese e la conseguente discesa senza fine dei prezzi delle materie prime e del petrolio, che ha messo in affanno la gran parte dei mercati emergenti. Problemi che si trasferiscono all’interno nel momento in cui il superdollaro è già causa di per sé di minori esportazioni Usa, cui si aggiunge la minore domanda estera dovuta a fattori congiunturali.

In più, la Corporate America dovrà fare i conti nel 2016 con un costo del denaro in progressivo aumento. Non stupisce dunque che il tasso di crescita degli utili delle società quotate a Wall Street, motore del listino americano, sia sceso ancora nell’ultimo trimestre passando dal 10 all’8%, quarto calo consecutivo dopo il picco registrato nel settembre 2014, spingendo broker del calibro di Citi, Credit Suisse e JP Morgan a pronosticare una probabilità superiore al 50% di assistere a una recessione Usa nel prossimo biennio.

Da qui la titubanza di fondo nello spingersi oltre il triplo massimo segnato tra maggio e luglio a 2.134 dall’S&P500, mentre il Nasdaq deve prima fare i conti con il doppio massimo autunnale a 5.176, tracciato sul precedente record storico del 2000, per riaprire la strada del test con il record storico di luglio segnato a quota 5.232. In ogni caso il quadro tecnico di medio termine dell’S&P500 rimane indubbiamente rialzista fino a quando l’indice dimostrerà di non cedere l’importante sostegno tra 1.990 e 1.980 punti nei momenti di debolezza, al di sotto del quale l’indice delle 500 blue chip Usa verrebbe proiettato nuovamente verso il doppio minimo di fine estate segnato a quota 1.870, che accenderebbe il primo campanello di allarme sui listini internazionali. Il secondo allarme, più intenso, scatterebbe con il cedimento di 1.870, dal momento che una discesa sotto quota 1.810 (minimo dell’aprile e dell’ottobre 2014) disegnerebbe un’inversione al ribasso del trend di Wall Street di più ampio respiro.

Da qui nasce la prudenza nei confronti degli investimenti azionari che caratterizzerà il 2016, anche se gli anni elettorali sono stati storicamente favorevoli per il listino americano. La parola d’ordine è selettività. Vanno privilegiate le società che restituiscono i più alti flussi di dividendi e presentano un livello di indebitamento finanziario inferiore al patrimonio netto: un ausilio in questo senso può arrivare dagli Etf di iShares e Powershares quotati a Piazza Affari, che hanno come sottostante una selezione dei titoli dell’S&P500 caratterizzati dai dividend yield più elevati tra i quali vengono scelti quelli meno volatili (High yield - Low volatility).

domenica 17 gennaio 2016

Borsa protetta Arancio Febbraio 2016 conviene?

Mi conviene sottoscrivere Borsa protetta Arancio Febbraio 2016?

No. Il prodotto di Ing ti darà il 2,5 % lordo annuo se le Borse europee non perderanno, nei prossimi 12 mesi, più del 20 %. In caso contrario, riavrai indietro solo il 75 % del capitale investito. Ti abbiamo sconsigliato Borsa Protetta in passato – vedi ACF n° 1144 – e ribadiamo qui lo “sconsiglio”, tanto più che non ci aspettiamo un 2016 brillante per le Borse – vedi pagine 1 e 12 – e che un vincolato a 12 mesi ti renderà con certezza il 2 % lordo annuo. Investi altrove il tuo denaro.

venerdì 15 gennaio 2016

Previsioni Borse italiana ed europee 2016

È stato un anno a due facce quello appena trascorso. Dopo una prima parte vissuta all’insegna della propensione al rischio, è arrivata la doccia fredda. Prima la crisi della Grecia, poi in agosto lo scoppio della bolla azionaria cinese e, a settembre, lo scandalo sulle emissioni che ha coinvolto la Volkswagen. Infine la Fed il 16 dicembre ha alzato i tassi dello 0,25%, dando il via al ciclo rialzista dopo nove anni e riportando volatilità nelle borse perché ora ci si interroga sul ritmo degli aumenti da parte della banca centrale Usa. Per il 2016, quindi, dopo un 2015 che si è rivelato insidioso, l’atteggiamento dei gestori è improntato a una maggior cautela.

E su un punto tutti concordano: per i bond il trend ultra-decennale di crescita è al capolinea e ora è necessaria una maggiore esposizione alle azioni se si vuole ottenere qualche punto di rendimento in più visto che i tassi sono ai minimi in Europa, ma anche negli Usa, dove nonostante l’avvio del rialzo le previsioni indicano che resteranno bassi. Come afferma Gabriele Roghi, responsabile della consulenza di Invest Banca: «Tra le asset class la preferenza per l’azionario deriva da un processo di esclusione, più che da convinzioni basate sui fondamentali». Sulla stessa linea Patrick Moonen, senior strategist di NN Investment Partners: «Mentre gli investitori continuano a essere prudenti e i livelli di liquidità sono elevati, abbiamo variato il posizionamento dei nostri portafogli in funzione di una modesta assunzione del rischio». Fa eco Kurt Schappelwein, capo delle strategie multi asset di Raiffeisen Capital Management: «Nel 2016 vediamo la necessità di un’asset allocation flessibile. Nel complesso abbiamo un piccolo sovrappeso sulle azioni rispetto alle obbligazioni».

Quanto alle valutazioni delle borse, l’area che in generale appare più attraente è il Giappone; sugli altri listini, a partire dall’Europa, risulterà vincente la scelta dei titoli giusti. Come muoversi in questo scenario? MF-Milano Finanza lo ha chiesto a oltre 30 gestori delle principali società di investimento italiane ed estere. Dal sondaggio emerge che il 79% dei money manager si aspetta che la Bce amplierà la tipologia di bond acquistabili, taglierà ancora il tasso sui depositi già negativo o prenderà entrambe le misure. Mentre per il 43% la Fed farà nel 2016 tra i due e i tre rialzi dei tassi. Dopo l’avvio del ciclo rialzista negli Usa è entrata così nel vivo la divergenza tra politiche monetarie di Stati Uniti ed Europa. Non a caso il 54% prevede che il cambio euro/dollaro scenderà verso la parità. E sul fronte delle borse la grande favorita è l’Europa che raccoglie la quasi totalità dei consensi: per il 97% dei gestori è quella su cui puntare quest’anno.

Segue, con il 58% delle preferenze, il Giappone, altro Paese dove è in atto un potente Qe. Per il 76% la borsa giapponese raggiungerà nuovi massimi nel 2016. Mentre restando nel Far East, sulla Cina prevale la prudenza.

«Le politiche monetari divergenti tra Usa e Europa/Giappone dovrebbero favorire l’azionario europeo e giapponese, mentre l’azionario emergente rappresenterà una opportunità di acquisto quando le implicazioni del rialzo dei tassi negli Stati Uniti verranno comprese appieno dal mercato e la volatilità delle valute tornerà ai valori del 2014», afferma Marco Jean Aboav, di MoneyFarm. Riscuote pochi consensi Wall Street, che quest’anno è rimasta sui massimi. Ma ora con l’inizio del ciclo restrittivo, c’è maggior cautela. Inoltre le previsioni di crescita del pil per la zona euro indicano un’accelerazione maggiore degli Usa. Ad esempio Bofa Merrill Lynch prevede un pil della zona euro al +1,7% nel 2016, dopo il +1,5% per il 2015, mentre stima che il pil Usa salirà del 2,5% anche nel 2016. «La politica monetaria e gli utili sono driver fondamentali per gli investimenti, e pertanto privilegiamo le azioni di Eurozona e Giappone», segnala Moonen. Per Maria Paola Toschi, market strategist di JP Morgan Am, «l’area euro resta una delle aree preferibili grazie all’azione della Bce, ai bassi tassi, all’attenzione alle riforme, al basso prezzo del petrolio e alla ripresa dei consumi ». Il 70% dei gestori ritiene che il Ftse Mib italiano possa realizzare un rendimento fino al 10% nel 2016 e il 21% indica una performance oltre il 10%.

Per la borsa italiana «potrebbero esserci ancora condizioni per un miglioramento degli utili e per una performance superiore rispetto ad altri mercati europei », afferma Toschi. Sul fronte del petrolio, il 64% prevede che il prezzo del greggio recupererà da qui a fine 2016, «per l’aumento della domanda dei Paesi Ocse e la tenuta della domanda cinese », afferma Nicola Esposito di Tendercapital. Nel reddito fisso Christian Zima, gestore di Raiffeisen sottolinea che «la politica monetaria accomodante e una stabile crescita del pil rendono interessanti i bond high yield europei». Schappelwein promuove «le obbligazioni indicizzate all’inflazione che dovrebbero beneficiare della crescita delle attese di inflazione ». Ma restano molte incognite: il 58% del panel indica tra i principali rischi l’impatto sulle economie globali dell’aumento dei tassi Usa e nuove crisi negli emergenti.

Conclude con una nota ottimista Alessandro Picchioni, direttore investimenti di Woodpecker Capital «il 2016 sarà un anno molto positivo per i mercati azionari. Anche il timing sarà fondamentale dato che, nei primi tre mesi, ci attendiamo correzioni anche più del 10%. La causa sarà la Fed, che dimostrerà ancora incertezza nel primo trimestre del 2016, in attesa tra l’altro delle elezioni presidenziali. Andranno considerati i temi un po’ dimenticati, in primis l’energia e alcuni emergenti».

mercoledì 13 gennaio 2016

Come e dove investire in Cina nel 2016

Il nuovo corso economico cinese è una normalità che ha dello straordinario. Dopo anni di crescita a doppia cifra percentuale l’ipotesi che il pil del Dragone nel 2015 si fermi a un +7% fa notizia. In realtà il rallentamento è stato graduale e va avanti da tempo. Ma mai come nell’anno appena trascorso i timori sulla tenuta della seconda economia mondiale hanno influenzato i mercati globali, complici anche la presa di coscienza della dirigenza cinese, che ha esortato il mondo ad abituarsi alla «nuova normalità», e le perplessità in merito alla capacità del Partito Comunista di gestire al meglio la situazione (dubbi alimentati dal crollo delle borse locali avvenuto in estate e dalle operazioni di svalutazione dello yuan).

«C’è negatività sull’economia cinese », ha ammesso Stefano Chao di AZ Investment Management nel corso di un recente workshop sulle opportunità offerte dal 13° piano quinquennale (2015-2020). Nel medio e nel lungo termine, ha aggiunto, c’è però spazio per l’ottimismo. «Stiamo assistendo a un importante ribilanciamento dell’economia, con la transizione dall’industria pesante al terziario», ha segnalato Chao. E questo passaggio aiuterà la Cina a crescere nonostante il rallentamento dell’industria e avrà risvolti positivi sulla qualità della crescita, anche per quanto riguarda i risvolti ambientali. «Le riforme verso un modello economico più aperto al mercato sono sempre al centro dell’agenda del governo e ciò può costituire un motivo di ottimismo per gli investitori », fa eco Matthew Sutherland di Fidelity International. «Dopo un anno complesso per i mercati cinesi ci aspettiamo una maggiore stabilità dei listini nel 2016, grazie anche a una maggiore cautela negli scambi».

Superate le turbolenze estive, durante le quali la borsa di Shanghai perse il 43% dai massimi giugno, i listini della Cina continentale si sono calmati, sostenuti dall’intervento del governo e delle autorità di vigilanza. Nonostante i crolli, l’indice Composite di Shanghai ha chiuso comunque l’anno in rialzo del 10%. La brusca correzione è stata considerata in parte fisiologica dopo il rally del 50% realizzato tra la fine del 2014 e la prima metà dell’anno appena trascorso. Mesi nei quali il mercato azionario si è mosso in modo scollegato dall’andamento dell’economia reale, sostenuto anche dall’esortazione del governo a investire. Il popolo dei risparmiatori cinesi, oggi più numerosi degli 88 milioni di iscritti al Partito Comunista, si è quindi mosso senza badare troppo a rischi e fondamentali, confidando nell’eventuale salvagente di Pechino. E così è avvenuto. Secondo un’analisi di Goldman Sachs, Pechino ha speso almeno 1.500 miliardi di yuan (230 miliardi di dollari) per risollevare i listini agendo attraverso società di brokeraggio, fondi e aziende. Per la dirigenza cinese quanto avvenuto sugli indici di Shanghai e Shenzhen è stato comunque un danno di immagine.

La risposta della leadership è stata prima di tutto giudiziaria, con indagini e arresti tra gli attori finanziari. Le pecche emerse hanno inoltre spinto Pechino ad accelerare sulla riforma del proprio settore finanziario. «L’apertura del mercato nazionale delle azioni A-share permetterà un rafforzamento delle norme di governance per un maggior numero di imprese cinesi, un maggiore interesse da parte degli investitori e un peso più importante della Cina nel mercato azionario globale», ha spiegato Jasmine Kang di Comgest. PboC. Perno della nuova architettura è la People’s Bank of China. Nell’ultimo anno l’istituto centrale guidato da Zhou Xiaochuan si è conquistato un ruolo di primo piano. Il potere, va ricordato, è saldo nelle mani del presidente Xi Jinping, sotto la cui dirigenza sta venendo meno la gestione collegiale che ha contraddistinto gli anni di governo dei suoi predecessori.
La PboC a sua volta non è un’istituzione indipendente come la Fed o la Bce. Le decisioni sono di natura politica e rispondono agli input del Pcc. La politica monetaria cinese sta però iniziando a ripercuotersi sulle decisioni delle altre istituzioni. La svalutazione controllata dello yuan, decisa ad agosto, ha avuto un peso nel rinvio del rialzo dei tassi d’interesse da parte della Fed. La mossa di Pechino, che ora secondo gli analisti dovrà tenere sotto controllo il calo dello yuan e il rischio di fuga di capitali, è stata comunque salutata con favore dal Fondo Monetario Internazionale perché fa muovere la Cina verso una cambio più flessibile (a stretto giro c’è stato l’ok all’inclusione dello yuan tra i diritti speciali di prelievo dal prossimo ottobre). Con favore è visto anche l’alleggerimento monetario per stimolare l’economia. Da novembre 2014 la PboC ha tagliato per sei volte i tassi di interesse e ha ridotto il coefficiente di riserva obbligatoria per le banche. L’opinione diffusa è che comunque saranno necessarie altre misure per evitare una frenata più marcata del ritmo di crescita.

L’eventualità è già messa in conto. «Un rallentamento dell’economia cinese che si traduca in una crescita del 6% non dovrebbe ripercuotersi in modo negativo; gli impatti sulla stabilita saranno mitigati dal sostegno fiscale e monetario del governo», commenta Viktor Nossek di WisdomTree Europe. Riforme. Per mantenere la crescita intorno al 6,5% annuo fino al 2020 sarà decisiva la capacità di portare a termine le riforme. Pechino sta mettendo mano alle grandi aziende pubbliche per migliorarne la competitività favorendo le aggregazioni. Il governo ha inoltre assunto una visione internazionale, in particolare con le iniziative sulla Via della Seta e con l’istituzione della Banca Asiatica per le Infrastrutture, che nelle intenzioni dovrebbe rappresentare un contraltare alla Banca Mondiale a trazione Usa.


Si intende inoltre ampliare l’assistenza sanitaria e previdenziale per i cittadini, così da liberare risorse per i consumi con ricadute anche sull’immobiliare. Il mercato residenziale, dicono infatti i dati di Real Estate Advisory Group, si sta consolidando, sebbene nelle città di seconda fascia la domanda sia ancora insufficiente. I volumi di investimento sono comunque in aumento (+45% nei primi nove mesi dell’anno). Corruzione. Intanto continua la campagna del governo contro il malaffare. Le indagini, come dimostra il fermo del fondatore del gruppo Fosun Guo Guangchang, si stanno indirizzando anche verso i privati, oltre che verso manager e funzionari pubblici. Alcuni imprenditori, come il fondatore di Alibaba Jack Ma, sono indicati come esempi virtuosi. Ma il caso Guo dimostra che nessuno in Cina può dirsi davvero al sicuro.

lunedì 11 gennaio 2016

Dove investire nel 2016 - tra btp e obbligazioni quali scegliere?

Se il 2015 ha dato le sue gatte da pelare agli investitori, il 2016 si presenta fin dall’inizio come una partita a scacchi: mentre l’anno scorso sono stati due shock esterni, ovvero il quasi-fallimento della Grecia e la bufera cinese che si è scatenata a metà agosto, a rendere più incerti i buoni risultati obbligazionari e a compromettere le promesse rialziste sfoggiate nel primo trimestre dai mercati azionari in scia al sospirato via libera del Quantitative easing nell’Eurozona, quest’anno la caccia al rendimento si profila dura fin dall’inizio.

L’avvio dell’anno scorso presentava infatti alcune importanti idee forti tramite le quali mettere a frutto gli investimenti: il Qe in veste europea che era nell’aria fin dalle ultime battute del 2014, e poi annunciato dalla Bce a metà gennaio, offriva l’opportunità di cavalcare sia l’attesa debolezza della moneta unica attraverso impieghi monetari e in bond denominati nelle valute in odore di sensibile rafforzamento (dollaro in testa, ma anche sterlina), sia i titoli di Stato a media e lunga scadenza dell’Eurozona oggetto del Qe (Btp in primis), sia i listini azionari dell’euro, spinti dalle banche (beneficiarie dell’apprezzamento dei bond e del restringimento degli spread con la Germania) e dai titoli industriali favoriti dalla debolezza della moneta unica. Il 2016, al contrario, non lascia intravedere alcuna idea base di partenza: l’ultimo mese del 2015 si è infatti concluso con una mezza delusione proveniente dalla Banca centrale europea, dove l’asse tedesco ha negato il via libera a un aumento degli acquisti mensili di bond nell’ambito del programma di quantitative easing esteso fino a marzo 2017, mentre la Federal Reserve ha dato il via al primo giro di vite ai tassi dopo sette anni di costo del denaro a zero, sciogliendo in apparenza la prognosi riservata all’economia Usa.

In realtà rimangono sul tappeto gli stessi problemi, casomai lievitati, che a settembre 2015 avevano indotto il board della Fed a rimandare la strada intrapresa poi a dicembre: sul fronte esterno è infatti proseguito il prolungato rallentamento dell’economia cinese, alle prese con il tentativo di svincolarsi dalla dipendenza delle esportazioni per camminare di più sulle gambe della domanda interna, e conseguentemente l’affanno che caratterizza i prezzi di numerose materie prime (tra cui il petrolio) con pesanti ripercussioni sui Paesi produttori, tra cui figurano importanti economie emergenti le cui valute si trovano sotto pressione dal secondo semestre dello scorso anno.

L’impatto tanto sull’inflazione, che fatica a riprendere quota con il prezzo del petrolio sui minimi del 2009, quanto sull’export è evidente per l’Europa e ancora di più per gli Usa, dove la forza del dollaro rende più costose le esportazioni: la Corporate America sta infatti facendo i conti con il rallentamento del tasso di crescita degli utili aziendali che, dopo aver raggiunto il picco nel settembre 2014, sta evidenziando da quattro trimestri una perdita di momentum che preoccupa gli operatori. In alcuni casi la preoccupazione è tale da attribuire una probabilità superiore al 50% di vedere l’economia americana in recessione nel giro dei prossimo biennio, leggendo alcuni studi di operatori del calibro di Citi, JP Morgan e Credit Suisse sulle statistiche storiche dell’andamento del tasso di crescita degli utili aziendali. Molto dipenderà dalla velocità di esecuzione dei prossimi rincari al costo del denaro Usa, che la Fed ha sempre visto come molto graduali, e non necessariamente in misura pari allo 0,25% ciascuno, mentre i mercati li vedono più frequenti: la media si posiziona almeno su altri tre rialzi, se non quattro, da 25 centesimi nel corso 2016 a partire al più tardi dal meeting di marzo, ma le presidenziali di novembre e i problemi sul tappeto, assieme a un nuovo sensibile rafforzamento del dollaro che risulterebbe eccessivamente penalizzante per le esportazioni americane, suggeriscono la possibilità di assistere al massimo a due rincari da un quarto di punto, soprattutto se dall’asse tedesco arriverà il via libera, com’è probabile tra qualche mese in assenza di risveglio dell’inflazione, a un incremento degli acquisti mensili di bond nell’ambito del programma di Quantitative easing varato nel marzo 2015 dalla Bce.

In quest’ottica, la ragione più concreta, o almeno coesistente con altre più tradizionali, per cui la Banca centrale americana avrebbe intrapreso la strada del rialzo dei tassi si ritrova nel creare il margine di manovra necessario affinché la politica monetaria sia rimessa in grado di affrontare, tramite un nuovo percorso di riduzione del costo denaro, un’eventuale ricaduta del pil nei trimestri a venire. Altrimenti, con i tassi già vicini allo zero e un debito pubblico superiore al 100% del pil, gli Stati Uniti non avrebbero a disposizione alcuno strumento di politica economica per attenuare una possibile frenata congiunturale, tenendo anche conto che il bilancio della Banca centrale Usa è ancora gonfio di tutti i dollari stampati e messi in circolazione nell’ambito delle tre ondate di Quantitative easing varate dal 2009. In realtà mancano proprio i bersagli da inquadrare: il Qe annunciato dalla Bce nel gennaio 2015 ha spinto le quotazioni dei titoli di Stato dell’Eurozona sui massimi, comprimendone i ritorni a minimi termini, tant’è che i rendimenti dei bond tedeschi sono negativi fino alla scadenza di 5 anni; allungando la scadenza, il decennale della Germania restituisce un misero 0,65% che si alza all’1,6% per il Btp a 10 anni.

Scontando già nei prezzi un programma di Qe protratto fino a marzo 2017, annunciato dell’Eurotower nell’ultimo meeting di dicembre, risulta quindi difficile ipotizzare un nuovo volo dei corsi dei bond capace di rimpolpare in conto capitale i bassi ritorni offerti dalle cedole: nello scenario più ottimistico, che abbraccia l’ipotesi di un incremento degli acquisti mensili di bond effettuati dalla Bce nell’ambito del Qe in atto, si può sperare in un’ulteriore riduzione dello spread Btp-Bund verso il livello storico compreso tra 60 e 75 centesimi, area relativa alla seconda parte del 2009 riferita ai mesi immediatamente precedenti al primo shock proveniente a sorpresa dalla Grecia, che si tradurrebbe in nuovo passo in avanti dei corsi del decennale italiano in grado di portare verso un più corposo 3,5-4% il relativo total return del 2016 (guadagno in conto capitale più guadagno in conto interessi).

Al di fuori di questo scenario positivo, che comunque non raggiunge il total return vicino al 7% restituito dal Btp decennale nel 2015, non si riscontrano altre mete obbligazionarie sufficientemente appetibili nell’area euro: i prezzi dei corporate bond di tipo investment grade non sono certo a buon mercato, offrendo ritorni anche in questo caso poco consistenti che in alcuni casi non coprono nemmeno il maggior grado di rischiosità dell’investimento rispetto ai titoli di Stato. Tant’è che più di una voce segnala un’eccessiva sottovalutazione del rischio da parte dei mercati. Un primo riscontro in questo senso arriva dai corporate bond Usa di tipo high-yield, ovvero speculative grade, che in dicembre hanno vissuto un generale deprezzamento in scia al blocco temporaneo dei riscatti del fondo americano Third Avenue dedicato a questa categoria di obbligazioni ad alto rendimento, sottolineando che già la debole liquidità del mercato dei corporate bond rappresenta di per sé un fattore di rischio aggiuntivo, cui va aggiunta la dose di rischio in capo all’emittente, o credit risk, che risulta appunta sottovalutata ai prezzi attuali.

L’importanza di questo fattore di rischio è ben riconosciuta dalle Authority occidentali, che stanno stringendo le maglie normative sulla liquidità dopo la crisi del 2008: proprio la Sec americana, che è molto preoccupata per la liquidità dei fondi, ha proposto regole che mettono sotto pressione i gestori di fondi sul fronte della trasparenza delle posizioni di portafoglio e sul numero di giorni che occorrono per convertirle in liquidità. In base alle nuove norme, che sono attualmente in consultazione, i gestori dei fondi domiciliati negli Usa sono chiamati a classificare i propri comparti in base al numero di giorni necessari a convertire i propri asset in cash; ai money manager è anche richiesto di detenere un ammontare minimo di titoli che può essere liquidato in tre giorni senza che questo influenzi il prezzo. Il deprezzamento dei bond high- yield Usa si è riflesso, in modo più attenuato, sulle obbligazioni speculative grade dell’area euro, meno esposte ai pesanti scivoloni delle cugine americane grazie a un tasso di insolvenza più basso e a un maggiore stato di liquidità (il bid/ask spread supera comunque l’1%), che smussano solo in parte la rischiosità fisiologicamente elevata dell’investimento suggerendo di non spingersi oltre i tre anni di scadenza.

giovedì 7 gennaio 2016

Fallimento banche - dove investire per star sicuro

Se la mia banca fallisce è vero che rischieranno di perdere tutto anche correntisti e obbligazionisti senior? I depositanti saranno tutelati fino a 100 mila euro, mentre tutti gli altri creditori verranno coinvolti nella copertura delle perdite. Questo avverrà secondo una precisa gerarchia di intervento: azionisti, obbligazionisti junior, obbligazionisti senior e titolari di depositi oltre la soglia dei 100 mila euro.

La legge tutela i conti correnti fino a 100 mila euro? Cosa comprende la tutela? Solo la liquidità parcheggiata? E i conti deposito? La tutela per i conti correnti, già prevista nel nostro ordinamento e confermata dalle nuove regole Ue, è di 100 mila euro per depositante. Sopra questo tetto non c’è certezza che i depositi siano rimborsabili in caso di bail-in. Tuttavia la tutela è riferita al depositante e non al conto, perciò se il conto è cointestato la copertura è di 100 mila euro per ciascun titolare. La tutela comprende sia i conti correnti che i depositi, compresi quelli in cui la liquidità è vincolata, ma anche gli assegni circolari e i certificati di deposito nominativi ma non quelli al portatore.

Se la mia banca fallisce e ho investito in titoli di Stato, finiscono anche questi nel calderone o sono salvi? I titoli di Stato sono strumenti finanziari, e come tali non sono assimilabili ai conti correnti o ai depositi. Per questo non godono già oggi e non godranno, con le nuove norme europee sul bail-in della tutela del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Tuttavia non essendo i titoli di Stato crediti nei confronti dell’istituto potenzialmente soggetto a procedura di risoluzione, non saranno aggredibili e il loro valore non sarà intaccato anche in caso di default della banca.

Cosa succede se ho più conti nella stessa banca? La garanzia è per depositante e per banca, a prescindere dal numero di conti presso lo stesso istituto. Per calcolare il livello di copertura di 100 mila euro si cumulano i depositi dei vari conti intestati alla stessa persona. Per esempio, se un depositante ha tre conti presso una sola banca, uno di 10 mila euro, uno di 100 mila euro e uno di 50 mila euro, il saldo è 160 mila ma il depositante sarà rimborsato per 100 mila.

In Italia quali banche hanno la garanzia sui depositi? Tutte le banche italiane devono aderire al Fitd e dunque i depositanti di questi istituti godono della medesima tutela.

Se metto i risparmi in una banca straniera attiva in Italia, che copertura avrò? Se la banca aderisce al Fitd, la garanzia offerta sarà la stessa delle banche italiane. Se non aderisce, la garanzia sarà quella offerta dallo schema di assicurazione dei depositi del Paese di origine della banca.

Se la mia banca viene liquidata, cosa devo fare per riavere i miei soldi? Non è necessaria alcuna specifica richiesta di rimborso. Il Fondo di tutela subentra nei diritti dei depositanti e contatta e rimborsa direttamente ciascun correntista. Quanto occorre, se la banca fallisce, per riavere i 100 mila euro tutelati? Il rimborso è effettuato entro 20 giorni lavorativi dalla data in cui si producono gli effetti della liquidazione coatta. Il termine può essere prorogato dalla Banca d’Italia, in circostanze del tutto eccezionali, per un periodo complessivo non superiore a dieci giorni lavorativi.

 La garanzia sui depositi è valida anche per le banche online? Sì, se si tratta di un prodotto offerto da una delle banche aderenti al Fondo di tutela.

Sono garantiti i depositi in oro? No, l’oro è un deposito fisico, e il Fondo di tutela protegge solo quelli in denaro. Ma non è necessario proteggere i depositi in oro. Se una banca fallisce l’oro, come tutto quanto fisicamente depositato, va restituito al legittimo proprietario perché tali beni non rientrano nel processo di liquidazione, e sono riconsegnati ai proprietari.

Ci sono altre banche italiane in amministrazione straordinaria? Ecco l’elenco completo fornito dalla Banca d’Italia: Istituto per il Credito Sportivo, Bcc Irpina, Banca Padovana di credito cooperativo, Cassa Rurale di Folgaria, Banca Popolare delle Province Calabre, Banca di Cascina Credito Cooperativo, Bcc Banca Brutia e Bcc di Terra D’Otranto. Si tratta di piccoli intermediari con al massimo qualche decina di sportelli. L’istituto di dimensioni maggiori è la Banca Padovana di Credito Cooperativo, che conta 28 filiali, mentre la Bcc Irpina ne conta nove.

 Ho in portafoglio bond subordinati Ubi, Banco Popolare e Intesa Sanpaolo. Di recente le loro quotazioni sono scese. Devo preoccuparmi? Va valutata la solidità della banca emittente cui il risparmiatore ha prestato il suo denaro. Qui si parla di tre istituti vigilati dalla Bce che hanno superato i test di solidità cui sono stati sottoposti. Inoltre va verificato il livello di subordinazione dei bond ed eventuali vincoli sulla cedola (alcuni bond subordinati non la pagano se la banca chiude i conti in rosso). Infine, occorre capire quanto l’investitore sia disposto a perdere e se quel prodotto rientra nel profilo di rischio Mifid. Azioni non della banca e Btp nel deposito titoli sono a rischio? No. Il bail-in riguarda solo le banche in difficoltà.

Con le indagini in corso su Banca Etruria, c’è possibilità di riavere una minima parte dalle azioni perse? In teoria sì. Si tratta di fare azioni risarcitorie contro gli ex amministratori. Ma tali azioni durano molto e il risultato è incerto. Bisogna sperare in transazioni favorevoli, ma è una strada lunga e difficile.

Ci sono problemi se fallisce la banca di cui posseggo assegni circolari? No, sugli assegni circolari non ci dovrebbero essere problemi Se ci dovesse essere un utile dalla riscossioni dei crediti deteriorati potrebbe servire per risarcire gli obbligazionisti? Sì, potrebbero essere risarciti anche gli obbligazionisti. Il problema vero è che non si sa quanto possa essere recuperato da questi crediti inesigibili

lunedì 4 gennaio 2016

Polizza CNP UNICREDIT VITA – MY SELECTION conviene?

CARATTERISTICHE GENERALI


Emittente CNP Unicredit Vita Spa Prodotto My Selection Prodotto finanziario assicurativo di tipo unit linked. Il contratto prevede l’investimento in quote di OICR tra quelli resi disponibili dalla Compagnia, non sottoscrivibili singolarmente ma mediante combinazioni degli stessi. L’investitore sceglie, sulla base della propria propensione al rischio e delle proprie aspettative di rendimento, di investire il premio versato al netto dei caricamenti: - in una delle proposte di investimento illustrate di seguito o - in un’altra combinazione di OICR, diversa da quelle illustrate, da lui determinata. In ciascuna combinazione libera possono essere utilizzati contemporaneamente fino ad un massimo di 10 OICR tra quelli previsti dal contratto. Il contratto consente di investire al massimo il 25% del premio iniziale, al netto del caricamento, in un singolo OICR; il contratto prevede, altresì, per ciascun eventuale versamento aggiuntivo, un limite massimo di versamento di 20.000 euro in un singolo OICR. In relazione a ciascun versamento, l’importo minimo destinabile a ciascun OICR prescelto è pari a 1.000 euro. Durata Vita intera Premio Minimo Premio unico minimo pari a 30.000€. E’ prevista possibilità versamenti aggiuntivi minimi pari a 5.000€.

FONDI Prestazioni legate ai Fondi Prestazioni legate al rendimento degli OICR sottoscritti, tra i 42 disponibili. OPZIONI E BONUS Opzioni Trascorsi almeno 3 anni: Rendita vitalizia Rendita vitalizia pagabile in modo certo per 5 o 10 anni e quindi vitalizia Rendita reversibile Bonus Non previsti
GARANZIE ASSICURATIVE Caso Morte In caso di decesso dell’assicurato è prevista la liquidazione di un capitale pari alla somma del controvalore complessivo delle quote del Fondo Interno e della Gestione Separata, incrementato di un importo variabile (non superiore a 75.000€) in funzione dell’età dell’assicurato: Età da 18 anni a 39 anni: incremento 20,00% Età da 40 anni a 54 anni: incremento 8,00% Età da 55 anni a 64 anni: incremento 4,00% Età da 64 anni: incremento 0,40% RISCATTO E SWITCH Riscatto Totale Possibile trascorso almeno 1 mese Valore Riscatto Totale Capitale assicurato rivalutato, al netto dei costi di riscatto Riscatto Parziale Possibile trascorso almeno 1 anno, purché importo riscattato non inferiore a 1.500€ e importo residuo non inferiore a 2.500€. Valore riscatto parziale Come per riscatto totale, più un costo fisso Switch Possibile trascorsi 30 giorni dalla sottoscrizione

COSTI 

Caricamento sul Premio 2,50% fino a 99.999,99€ di Premi Versati 2,00% da 100.000 a 499.999,99€ di Premi Versati 1,50% da 500.000€ di Premi Versati Costi amministrativi emissione 50€ Costi di gestione 1,75% annuo Costi di gestione OICR E’ prevista una commissione di gestione su ciascun OICR, variabile in funzione degli OICR stessi. Costi performance Su alcuni OICR potrebbero esserci dei costi di performance Costi per switch 20€ per ciascun switch successivo ai primi due Costi per Riscatto Funzione degli anni interamente trascorsi: - Meno di un anno: 3,80% - 1 anno: 3,00% - 2 anni: 2,20% - 3 anni: 1,30% - 4 anni: 0,50% - Da 5 anni: nessuna penale In caso di riscatto parziale è previsto un costo fisso supplementare di 20€

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