giovedì 27 giugno 2013

Obbligazioni paesi emergenti pro e contro

bond paesi emergentiI titoli governativi dei Paesi emergenti, nell’arco dell’ultima settimana, hanno chiuso in leggero progresso dopo le perdite dei periodi precedenti. Nel dettaglio, il comparto ha risentito, come gli altri mercati finanziari, dell’apprensione per il FOMC di questa settimana. In particolare, gli investitori sono in attesa di avere nuove informazioni circa il proseguimento degli acquisti di assets da parte della Fed e quanto a lungo i tassi di riferimento resteranno su livelli eccessivamente bassi.


Pressioni ribassiste si sono viste in avvio di settimana dai dati sulla bilancia commerciale cinese: la principale economia asiatica ha evidenziato un’inattesa contrazione delle importazioni su base annua che ha alimentato i timori circa la tenuta della congiuntura, non solo per la Cina stessa, ma a livello globale. Inoltre, le statistiche americane su produzione industriale e fiducia dei consumatori si sono mostrate sotto le attese, fornendo segnali nella medesima direzione.

Queste ultime, ad ogni modo hanno incrementato la probabilità che la Fed manterrà invariate le operazioni di quantitative easing in essere. Viceversa, la paura che le principali Banche centrali siano riluttati a proseguire nella fase interventista è stata alimentata dell’esito della riunione della Bank of Japan che non preso nuove misure per calmierare il mercato obbligazionario domestico come alcuni prospettavano. Le pressioni contrapposte registrate nelle ultime sedute ha fatto si che il differenziale di rendimento tra l’indice Embi+ ed i treasuries statunitensi abbia mostrato solo un leggero allargamento, rallentando la fase di forte ampliamento evidenziato nelle settimane precedenti. D’altro canto il movimento dei singoli componenti risulta, in generale, alquanto limitato.

La componente Latin ha registrato solo rialzi dello spread con i titoli americani, sebbene di moderata entità. Tra i Paesi con il maggiore scarto si segnala l’Argentina, le cui obbligazioni si sono mosse in territorio negativo al termine della settimana caratterizzata dalla diffusione dei dati sull’inflazione di maggio risultata sostanzialmente in linea con le attese di consenso. Movimento meno pronunciato e con uno scostamento leggermente positivo dei corsi ha caratterizzato il Brasile, il cui Ministro delle finanze ha annunciato la rimozione di una tassa sui derivati in valuta estera, in coerenza con il processo di graduale rimozione dei controlli sui capitali e di sostegno alla moneta locale. Sul fronte macro sono, tuttavia, giunti segnali contrastanti con la crescita sotto le attese delle vendite al dettaglio di aprile e l’indice sull’andamento dell’attività economica dello stesso mese cresciuto oltre il consenso di mercato. Positivo anche il Messico, nonostante le statistiche sulla produzione industriale di aprile abbiano deluso le aspettative, evidenziando una contrazione dell’1.7% su base mensile contro le stime di un rialzo dello 0.5%.

La politica monetaria, ha deciso di ridurre gli interessi su alcune forme di prestito a medio termine elargiti agli istituti di credito. La Turchia ha chiuso la settimana in positivo recuperando parzialmente le perdite dei mesi precedenti, sebbene i rialzi siano stati significativamente frenati dalle tensioni politiche interne. Il primo ministro Erdogan sta, ad ogni modo, lavorando per appianare le divergenze attraverso il dialogo con i rivoltosi. In aggiunta, l’attenzione è rivolta anche alla riunione di politica monetaria di domani che non dovrebbe mostrare sorprese in termini di azioni sui saggi di riferimento dopo che il Governatore della Banca centrale ha dichiarato di non vedere la necessità di un allargamento del corridoio dei tassi d’interesse. Nel frattempo i dati sul Pil del primo trimestre si sono mostrati migliori del previsto ed il tasso di disoccupazione ha mostrato un leggero calo. All’interno del comparto si segnala la marcata flessione dell’Ucraina penalizzata da alcune emissioni che hanno riscontrato una debole domanda ma sufficiente a ricollocare gli importi in scadenza.

Infine, si segnala in Indonesia il rialzo a sorpresa del tasso di riferimento da parte della Bank Indonesia portato da 5.75% a 6.00% con l’obiettivo di stabilizzare le aspettative sull’inflazione e mantenere la stabilità sulle prospettive di crescita dell’economia. Più negativo il movimento delle Filippine, dove l’esito del meeting di politica monetaria non ha destato sorprese con saggi invariati, ma la cui economia ha visto nel rialzo del tasso di disoccupazione e nel marcato calo delle esportazioni segnali di debolezza. In direzione opposta spicca il recupero dei titoli del Sud Africa che ha evidenziato un progresso dell’8.4% su base mensile, contro il +1.8% del consenso, della produzione industriale di aprile.

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