venerdì 27 maggio 2016

Diamanti e quotazioni pubblicate sul Sole 24 Ore. Cosa devi sapere

In Italia è esploso il fenomeno dell'investimento in diamanti. In questo articolo spieghiamo perché questo rischia di diventare l'ennesima fregatura per gli investitori italiani, nonostante questo tipo di investimento possa avere diversi punti a favore in questo momento.

diamanti da investimento
L’indice Ftse Mib di Piazza Affari è arretrato, negli ultimi dieci anni, di oltre il 50%. Nello stesso arco di tempo l’Eurostoxx 50 è sceso quasi del 22%. Invece chi avesse investito in un bene alternativo come i diamanti di alta qualità avrebbe guadagnato quasi il 40%, in base all'indice espresso in dollari delle due maggiori fonti disponibili sul mercato mondiale, cioè idexonline e lo storico Rapaport Price List.

Questi prendono in considerazione solo le pietre che sono considerate da investimento: fra 0,5 e oltre 10 carati, purezza fra IF (la massima) e VVS, colore fra i gradi D e G e taglio Excellent. Invece un altro indice, riferito ai diamanti di tipo melee, molto più piccoli ma molto più scambiati (compresi fra 0,003 e 0,28 carati, purezza IF-VVS, colore da D a J) perché usati di solito in gioielleria, ha visto quotazioni in rialzo di circa il 25%, sempre sui dieci anni. Solo la borsa americana (S&P 500 +55%) ha saputo far meglio.


Tutti di corsa, allora a comprare diamanti? Calma. È bene sapere, per esempio, che non esiste un listino aperto sui diamanti come invece per le azioni. Le contrattazioni di Anversa e Tel Aviv, le piazze dove si scambiano le pietre, è riservato solo agli operatori di settore. E anche se oggi stanno prevalendo le piattaforme di scambio via web dei diamanti (Rapnet e Idexonline le maggiori), anche queste non sono accessibili all'investitore finale. Vero che i prezzi delle pietre fanno riferimento al Rapaport Diamond Report, aggiornato ogni settimana, che però funge da indicatore di massima fra domanda e offerta. Di conseguenza il prezzo finale potrebbe essere a forte sconto o anche a premio rispetto al listino.

Per rendere più trasparente e liquido il listino, Martin Rapaport, a capo del suo impero di diamanti con sede a New York (Rapnet afferma di scambiare 6,2 miliardi di dollari all’anno) ha voluto specificare il più possibile la qualità dei diamanti (tutti certificati Gia, la migliore analisi di laboratorio al mondo) presenti nel listino per ridurre la forchetta fra domanda e offerta (si tratta delle Rapaport Specification A3).

Acquistare diamanti in Italia

Da alcuni anni è esploso il numero di società in Italia che fanno da intermediari fra le borse di diamanti e l’utente finale e propongono pietre preziose come forma di investimento. Come funziona? Ogni società che rivende le pietre da investimento lavora su un proprio listino prezzi, aggiornato periodicamente. Alcuni collocano i diamanti direttamente ai clienti, altri solo attraverso il canale bancario. I prezzi sono espressi in euro e qui bisogna tener conto del rischio cambio. Se la valuta comune si rafforza è un bene per chi acquista, non se è il dollaro a salire.

Ognuno ha il suo listino quindi e, vista la difficoltà di reperire i prezzi di mercato, si trovano situazioni con prezzi persino doppi da un intermediario all'altro. E paradossalmente gli intermediari più cari sono quelli che vendono di più. Sono infatti le società che operano tramite il canale bancario (oggi ormai tutte le banche, dalle grandi Unicredit, Intesa, Banco Popolare, Mps, Ubi Banca, BPM, a quelle più piccole come Banco Desio etc.) propongono diamanti in banca. Il problema è che così facendo si aggiunge un ulteriore operatore tra acquirente e mercato. E le banche non sono operatori da poco, tanto che si beccano per ogni diamante venduto tra il 10 e il 15% di commissioni.

E' evidente che, tolta l'Iva, la commissione per le banche e la commissione per l'intermediario, il piccolo investitore che acquista diamanti in banca finisce per pagare cifre spropositate. I prezzi sono infatti anche oltre il doppio di quelli proposti da altri operatori che non vendono tramite i canali bancari.

Come può accadere questo? Anzitutto le banche godono di un canale privilegiato: hanno già molti clienti investitori e conoscono le loro disponibilità patrimoniali. Può sorprendere come nonostante i molti scandali recenti (polizze vita, obbligazioni subordinate, derivati proposti allo sportello con alti costi e rendimenti in perdita) gli investitori si affidino ancora ciecamente alle banche. Ma questa è la realtà dei fatti.  Non è un caso che le banche spingano ora sui diamanti: non avendo più bisogno di liquidità (visto che è la Banca Centrale Europea ha fornirla praticamente gratis) cercano redditività. Per questo ora offrono soprattutto polizze vita e diamanti (e questi ultimi hanno persino una redditività superiore alle polizze vita, pure quelle unit linked che solitamente hanno una commissione una tantum del 4-5%).

Gli investitori si trovano a investire in un mercato di cui poco sanno e su cui è difficile trovare informazioni. E quelle poche che si trovano sono spesso di parte. Non fidarti per esempio degli articoli di giornale, anche quelli seri come Milano Finanza o Il Sole 24 Ore (per non parlare di Repubblica o il Corriere) che propongono articoli che in realtà sono redazionali pubblicitari. Non a caso in questi pezzi c'è sempre un'intervista al responsabile commerciale di uno o più intermediari che operano tramite il canale bancario.

Quel che trae più in inganno sono le quotazioni. Il piccolo investitore non ha accesso al Rapaport (che comunque è semplicemente un listino di riferimento) e quindi si affida a quel che trova. Guarda caso questo è spesso quello che riportano i siti di questi intermediari: le quotazioni pubblicate sul Sole 24 Ore. Ma questo non è il listino dei diamanti, è il listino di uno di questi operatori. Il Sole 24 Ore a più volte indicato che si tratta di fatto di una pubblicità, un listino prezzi di una società. E infatti il nome di questa società compare in maniera trasparente nel riquadro pubblicato sul giornale. Resta il fatto che lascia adito ad ambiguità visto che è pubblicato su un giornale finanziario che pubblica normalmente i listini di azioni, obbligazioni e materie prime. Ma mentre quest'ultime sono quotazioni ufficiali di mercati finanziari, le quotazioni dei diamanti sono appunto un listino prezzi di una società.
Immagina per es. se invece di guardare alle quotazioni ufficiali dell'oro, guardassi al listino prezzi del tuo gioielliere. Questo è quello che succede per i diamanti, in assenza di un vero listino prezzi (quello che si avvicina di più, ma che i giornali non pubblicano, è l'Idex, preso infatti in considerazione come punto di riferimento dalle società più serie).

I diamanti quindi rischiano di essere il prossimo caso delle fregature vendute in banca. Non a caso si vocifera che una delle principali banche italiane stia pensando di chiudere il business. Nonostante guadagni infatti milioni ogni anno, alcuni clienti si sono presentati dopo qualche anno per rivendere le pietre (dopo aver letto appunto, come riportato all'inizio dell'articolo, dei grandi rendimenti di queste pietre). Risultato: tolte commissioni e iva, questi investitori si trovano ancora in perdita. Gli ci vorranno oltre 10 anni per andare in parità, e sempre che il mercato cresca ancora a questo ritmo.

Il paradosso è che ora il mercato italiano è più trasparente e competitivo. Sono infatti arrivati diversi intermediari affiliati direttamente con i grandi operatori di Anversa, Londra e Israele. Ma purtroppo per il piccolo investitore è difficile conoscerli e quindi si affida alla sua banca (nonostante le fregature del passato). Nonostante la crescita del settore quindi, pochi risparmiatori italiani saranno in grado di guadagnarci sfruttando il trend di crescita. Come sempre è fondamentale conoscere ciò in cui si investe, in questo caso a maggior ragione visto le poche informazioni imparziali e serie che si possono trovare. Per questo ti consigliamo il sito Investire in Diamanti.


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