lunedì 11 dicembre 2023

Dove investire nel 2024 seguendo la BCE

dove investire 2024
Dagli Stati Uniti alla Cina, dalla Bce agli emergenti, dai titoli governativi alle criptovalute: come andranno nel 2024?

Facciamo il punto sui mercati finanziari e sulle prospettive di investimento per il 2024. Un anno che riceve il testimone da un finale 2023 quanto mai brillante, che però non deve farci trascurare gli scenari di crisi e di debolezza. 

Gli Stati Uniti sembrano aver raggiunto il controllo dell’inflazione e si giovano di un andamento occupazionale mai così favorevole. Non così l’Europa, è stato precisato, dove alcune grandi economie, in primo luogo quella tedesca, arrancano. Un investitore dovrebbe in ogni caso tener sempre presente che il mercato finanziario negli Stati Uniti vale più della metà del valore globale. 

Stiamo ritornando a una situazione di mercati in cui l’obbligazionario svolge la sua più tradizionale opera di diversificazione e stabilizzazione degli investimenti, dopo la fase dei tassi a zero e degli scossoni inflazionistici post pandemia. Bene allora aprire lo sguardo a mercati meno abituali, emergenti o non più emergenti. Sandrini ha ricordato i casi del Messico e dell’India, due Stati che traggono giovamento dal buono o dal cattivo andamento dei loro rispettivi vicini, gli Usa e la Cina. 

I risparmiatori italiani, però, sembrano aver preferito i titoli di Stato, incrementando la percentuale di questi titoli in possesso delle famiglie italiane. Nulla di male nell’avere BTp in portafoglio purché si abbiano bene presenti le caratteristiche di questi strumenti (soggetti, dall’emissione al rimborso finale, a oscillazioni anche robuste del loro valore) e purché non si venga meno al fondamentale principio di diversificare i propri investimenti con più strumenti, non dello stesso tipo.  

Nel frattempo  i prezzi dei titoli di Stato sono in rialzo e quindi rendimenti in forte calo per adeguarsi ad aspettative di tassi più bassi in futuro. I Bund tedeschi decennali una settimana fa offrivano sul mercato un rendimento del 2,42%. Martedì erano già scesi al 2,24%. Mentre ieri sono arrivati al 2,20%. Idem i BTp decennali: dal 4,17% di una settimana fa, sono scesi al 3,94% di ieri. Lo spread tra titoli italiani e tedeschi è rimasto stabile intorno ai 174 punti base, ma il livello dei tassi è calato decisamente. E lo stesso è accaduto negli Stati Uniti, dove i Treasury decennali in una settimana sono passati dal 4,27% al 4,11%. 
Merito, appunto, delle «fantascientifiche » attese su Bce e Fed. 

A dispetto di quanto dice il presidente della Banca centrale della Slovacchia, i mercati non hanno aumentato le aspettative sui tagli dei tassi a caso. Possibile che la scommessa di sei tagli sia eccessiva. Possibile che puntare sul primo taglio entro marzo in Europa sia azzardato. Questo è vero. Ma una cosa è certa: l’economia sta frenando bruscamente in Europa, e mostra crepe vistose anche negli Stati Uniti, mentre l’inflazione scende. L’ennesima dimostrazione è arrivata ieri. In Germania è emerso che ad ottobre sono crollati inaspettatamente gli ordini del settore industriale: a livello mensile “adjusted” si registra un calo del 3,7% su mese mentre a livello tendenziale la riduzione è del 7,3 per cento. Il mercato si aspettava invece, su base mensile, un +0,2%. Non poca la differenza. 

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