lunedì 5 settembre 2016

Aumento costi conti correnti. Come risparmiare

Bnl Bnp Paribas ha introdotto una commissione di 90 centesimi sui prelievi presso i Bancomat non del gruppo. La Banca popolare dell’Emilia Romagna dalla scorsa primavera fa pagare 2 euro ai nuovi correntisti che si recano in filiale per ritirare somme fino a 500 euro (novità introdotta per incentivare l’uso del Bancomat visto che il limite giornaliero negli Atm è di 500 euro). E ancora: da luglio Unicredit ha aumentato il canone mensile, rispettivamente, da 4 a 5 euro, da 6 a 7 euro e da 10 a 12 euro, dei moduli Silver, Gold e Platinum che arricchiscono la versione base del conto My Genius (che è a costo zero).

Mentre Intesa Sanpaolo oggi prevede un canone mensile di 8 euro sul suo storico conto Facile, a fronte dei 4 euro dello scorso anno. E l’autunno in arrivo porterà altri rincari. A partire da CheBanca! Dal 1° novembre, il canone del Conto Tascabile, una carta prepagata della banca retail del gruppo Mediobanca, raddoppierà da 1 a 2 euro al mese.


Sono solo alcuni esempi degli ultimi ritocchi all’insù dei costi dei c/c. D’altra parte bisogna ricordare che se i tassi ai minimi pongono problemi a tutti gli operatori creditizi, sulle banche italiane, oltre alle sofferenze, pesano i costi per l’elevato numero di filiali rispetto ai sistemi di altri Paesi esteri. «Per recuperare la marginalità persa le banche debbano cercare contromisure», spiega Manfredi Urciuoli di ConfrontaConti.it (gruppo Mutuionline).

E visto che oggi in Italia non ci sono le condizioni per applicare tassi negativi, come sta accadendo in Germania, dove il rendimento dei Bund a dieci anni è sceso sotto zero, «si può supporre che per gli istituti ci sia la tentazione di aumentare i costi dei conti o inserirli dove non presenti», prosegue Urciuoli. «Ove le banche decidessero di rifarsi sulle commissioni, e in qualche modo lo stanno facendo, cercherebbero di farlo sulle voci che sono meno sotto la lente di ingrandimento e su cui il consumatore ha meno possibilità di controllo».

Da questo punto di vista in Italia finanziarsi allo sportello costa ancora troppo, nonostante l’Euribor sia negativo (-0,3% quello a tre mesi). Come emerge dalle statistiche della Banca d’Italia, i tassi passivi rimangono elevati, nonostante ci sia una tendenza alla riduzione. Dai dati pubblicati ogni tre mesi da Via Nazionale per l’applicazione della normativa antiusura, emerge che il tasso effettivo globale medio annuo per le aperture di credito in conto corrente è dell’11,4% fino a 5 mila euro e del 9,27% oltre tale importo, valori che per il trimestre in corso fanno scattare una soglia d’usura, rispettivamente, del 18,25% e del 15,58%. Ciò significa che, sulla carta, le banche potrebbero applicare tassi fino a tali livelli.

Per chi va in rosso sul c/c senza affidamento si sale al 15,87% per uno scoperto fino a 1.500 euro e al 14,64% oltre, con soglia d’usura del 23,83% e del 22,3%. L’Abi in ogni caso avverte che il tasso effettivo globale medio è la somma fra tassi e oneri collegati al finanziamento e soprattutto è calcolata come media semplice e non ponderata per gli importi erogati e pertanto questo parametro non permette di effettuare confronti sui tassi applicati sui finanziamenti bancari in Italia con quelli in altre parti d’Europa. Resta il fatto che a essere coinvolti sono sempre più correntisti visto che, come emerge dalla recente Indagine 2016 sul Risparmio degli italiani di Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi, la quota di patrimonio detenuto liquido sui c/c è alta.

Quasi un intervistato su cinque del campione (18,4%) mantiene cash tutte le proprie disponibilità, il 9,1% più della metà e un altro 9% oltre il 30%. «Sottotraccia, molte delle motivazioni per cui i depositi crescono sono da ricondurre all’esiguità dei rendimenti dei titoli di Stato. Come è naturale, la domanda di liquidità è aumentata con i tassi nulli e il Quantitative easing», si legge nello studio. E la quota di patrimonio detenuta sui conti non ci sia più neppure il paracadute della remunerazione visto che i tassi attivi dei c/c sono scesi a livelli da prefisso telefonico internazionale. In questo scenario per il risparmiatore che vuole tagliare i costi una via d’uscita c’è.

Un tentativo di portare maggiore concorrenza nei servizi bancari è stato fatto nel 2007 da Pierluigi Bersani che impose l’azzeramento delle spese di chiusura dei conti. Da allora la propensione degli italiani a cambiare banca è aumentata, come testimonia l’incremento dell’utilizzo dei conti correnti online che sono in generale più economici rispetto agli altri (grafico a pagina 8), anche se restano ampi spazi di crescita. E le stesse banche li stanno spingendo per liberare il personale allo sportello da attività a basso valore aggiunto e dirottarli verso la ben più remunerativa attività di consulenza agli investimenti sui fondi o sulle polizze.

 Ad esempio Unicredit offre bonifici online gratis per sempre se si apre online il conto corrente My Genius entro il prossimo dicembre. I bonifici altrimenti sarebbero a costo zero solo attivando il modulo Silver che ha un canone mensile di 5 euro al mese, come si diceva. In ogni caso per chi non è contento, cambiando si può risparmiare parecchio. L’entità di risparmio ottenibile passando da un conto all’altro può arrivare fino a 180 euro, come risulta dall’ultima analisi dell’Antitrust sui costi dei servizi bancari in Italia. Ma ci sono ulteriori margini per abbassare la spesa. E la via può essere quella di dare maggiore trasparenza ai risparmiatori.

L’Antitrust sottolinea che esistono condizioni per ridurre i costi, ma «si tratta tuttavia di spazi che i risparmiatori non riescono a sfruttare, perché privi delle informazioni necessarie che vanno invece rese disponibili da parte delle banche, anche introducendo vincoli normativi e regolatori». La questione dei costi è stata messa sotto la lente anche dalla Banca d’Italia che nella sua ultima indagine annuale sui costi dei conti correnti delle famiglie pubblicata a fine 2015 ha confrontato gli Indicatori Sintetici di Costo (Isc) il 2014, la spesa media di gestione di un conto corrente è stata di 82,2 euro, in aumento di 0,3 euro rispetto al 2013.

La spesa media di gestione può essere confrontata con l’Isc riportato nell’estratto conto di fine anno e nei fogli informativi disponibili presso gli sportelli bancari o nei siti Internet delle banche.
Attraverso questo confronto, il correntista può valutare la convenienza del contratto sottoscritto - o che intende sottoscrivere - in funzione delle proprie esigenze operative. Proprio per dare uno strumento in più a chi voglia confrontare il proprio conto con le offerte presenti sul mercato, Milano Finanza ha chiesto all’operatore specializzato ConfrontaConti.it una simulazione delle spese e degli interessi attivi per un correntista con una giacenza media di 3 mila euro che usa il conto solo online o anche allo sportello.

Negli ultimi tempi è sceso in campo in modo più aggressivo il BancoPosta che è deciso a far più concorrenza alle banche sul fronte dell’offerta di servizi e prodotti finanziari come dimostra il piano in atto per far crescere l’offerta di servizi di collocamento e consulenza di prodotti finanziari e vita, tramite il potenziamento della rete di promotori finanziari e l’aumento del numero di uffici postali dotati di sale assicurative.

Nella sua Indagine 2015 Banca d’Italia sottolinea che nel 2014 i conti correnti postali rimangono molto meno costosi rispetto ai corrispondenti prodotti bancari con una spesa media di 53,6 euro, 28,5 euro in meno rispetto a questi ultimi. Ma anche sul fronte delle Poste ci sono novità sul fronte dei rincari. Infatti il classico conto BancoPosta, per anni cavallo di battaglia del gruppo, che aveva un canone di 30,99 euro l’anno, oggi non è più sottoscrivibile dai nuovi clienti ai quali viene invece messo a disposizione il BancoPosta Più che ha un canone di 48 euro all’anno (4 al mese). La spesa può essere però azzerata se si sottoscrivono altri prodotti della casa. È necessario infatti accreditare lo stipendio o la pensione o ricevere un bonifico mensile di almeno 700 euro e, in più, scegliere due di una serie di strumenti proposti dal gruppo (come fondi, polizze, mutui) per vedersi ridurre il canone mensile di 4 euro.

E le banche come rispondono per attirare i clienti? In modo simile: anche i canoni dei citati conti Facile di Intesa Sanpaolo e My Genius di Unicredit si riducono con la sottoscrizione di altri prodotti. I c/c oggi stanno quindi diventando una chiave d’ingresso a una serie di servizi aggiuntivi finanziari e non. «Anche gli istituti stanno cercando di inserire servizi accessori a corredo dei conti correnti, ad esempio polizze salute, ma banalmente anche gadget di varia natura o anche buoni acquisto», conferma Urciuoli.

Tutte misure volte ad aumentare la differenziazione dei prodotti. «In una fase in cui la concorrenza si fa agguerrita », prosegue Urciuoli, «questo arricchimento del prodotto conto sposta l’attenzione dal mero costo ai servizi aggiuntivi offerti». Come dire: cliente non confrontarmi solo sul costo perché io ti offro anche dell’altro, oltre al deposito standard. Di conseguenza questa rischia di essere «anche una misura rivolta a ridurre la trasparenza, perché si rendono meno facilmente confrontabili i prodotti».

La minaccia per gli sportelli non arriva però soltanto dalle Poste. «Non bisogna dimenticare che le banche online drenano sempre più utenti e questo provoca una rotazione della clientela», prosegue Urciuoli. D’altra parte la concorrenza è resa più fluida anche grazie alla nuova normativa del 2015 sulla portabilità dei c/c, che permette a chi vuole cambiare di poterlo fare in poco tempo. A patto di avere il coraggio di farlo. «La ricetta per risparmiare è quella di informarsi, fare confronti, privilegiare il canale online e soprattutto non aver paura di cambiare, perché a volte il taglio dei costi può essere notevole, non solo nell’online ma anche tra le banche tradizionali alcune offrono prodotti competitivi nell’home banking», avverte Urciuoli.

D’altra parte è anche il comportamento del consumatore che determina il grado di concorrenza del mercato e gli italiani in questo senso sono storicamente conservativi. «Pur crescendo l’uso di Internet banking e dei servizi online, la banca fisica continua a esercitare il ruolo di punto di riferimento », rileva l’analisi Intesa Sanpaolo Centro Einaudi. Una cosa è però certa. «Il conto corrente diventerà più semplice e il ricorso allo sportello fisico sarà sempre meno necessario», conclude Urciuoli. Lo suggerisce anche l’Indagine 2016 sul risparmio: «L’uso di servizi di home banking è molto diffuso tra i giovani, le persone di età intermedia e chi ha un titolo di studio universitario (59,7%), mentre riguarda solo il 7,3% di coloro che hanno la licenza elementare. È l’effetto del digital divide, che, essendo collegato all’età, andrà riducendosi nel tempo fino ad azzerarsi».

Per risparmiare occorre utilizzare saggiamente i conti correnti online. Consigliamo questi conti a zero spese:

  • Fineco - la migliore soluzione se si vuole accedere anche ad un buon servizio di trading 
  • Conto Corrente Arancio : conto base completo anche per negoziare titoli
  • Che Banca: solo se si opera completamente online, altrimenti il costo in filiale è di 24 euro annui.

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