domenica 15 aprile 2018

Torna lo spettro della patrimoniale in Italia

L’Ocse torna a evocare la patrimoniale in due rapporti diffusi ieri sugli intrecci fra tassazione e disuguaglianza, e il dibattito italiano alle prese con l’attesa della complicata formazione di una maggioranza subito si infiamma. Puntuale arriva il «no» dei proprietari immobiliari di Confedilizia, i quali ricordano che «in Italia una patrimoniale c’è già, si chiama Imu-Tasi, vale 21 miliardi all’anno e ha già provveduto ad annientare il settore immobiliare».

E la stessa Imu, quando è applicata sui capannoni e più in generale gli immobili delle aziende, «è una patrimoniale sulle imprese», come rilancia il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia che invece giudica «un grande valore una riforma fiscale che aiuta chi produce, il mondo del lavoro fatto di lavoratori e di imprese». Ma per avviare la macchina serve un governo che, aggiunge Boccia, deve «partire dai punti di convergenza programmatica prima ancora che dalle tattiche di chi deve fare il premier. L’accordo M5S-Lega sulla commissione speciale è un primo passo, ma bisogna capire i contenuti» a partire dalle intenzioni sul Def.

Sulla tassa delle ricchezze solleva obiezioni anche Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici della Cattolica, secondo il quale «una patrimoniale non si può escludere in una situazione di emergenza ma creerebbe problemi di liquidità perché sarebbe un aggiustamento troppo anticipato». Favorevole invece la Cgil, che ricorda di avanzare «da tempo la proposta di una patrimoniale perché può ridurre le disuguaglianze sociali». In effetti il legame tra fisco e disuguaglianze è il cuore dei due report Ocse, dedicati alle «tasse sulla ricchezza netta» e alla «tassazione dei risparmi domestici».

Ma l’analisi proposta nei documenti è un po’ più articolata rispetto a una proposta secca di patrimoniale, e non è rivolta direttamente all’Italia. Il punto di partenza è doppio. La crisi economica ha aumentato le disuguaglianze, e la forbice si allarga in modo più drastico che sui redditi. Su questi presupposti, i tecnici dell’Ocse spiegano che nel frattempo è parecchio scesa la fortuna delle patrimoniali, applicate in 12 Paesi dell’Organizzazione nel 1990 e oggi presente solo in quattro casi.

Ma secondo il report una tassazione patrimoniale può tornare utile «dove l’imposta sui redditi personali è relativamente bassa», mentre sono «alti i livelli di disuguaglianza nella ricchezza». Ma come si colloca l’Italia rispetto a questi due parametri di fondo?

L’Irpef non è particolarmente leggera in rapporto alle medie dei paesi occidentali, mentre la disuguaglianza italiana è elevata e aggravata dalla crisi, ma non è ai vertici in Europa. Nel nostro Paese il 43% della ricchezza è nelle mani del 10% della popolazione, ma la stessa quota di francesi accumula il 51% dei beni e in Germania si arriva al 56 per cento. La disparità italiana è in aumento soprattutto dal lato della povertà, come mostra il magro 0,3% dei beni nella disponibilità del 20% della popolazione.

E nel confronto internazionale i buchi del fisco italiano si concentrano sulla franchigia per l’imposta di successione e sull’esenzione Imu dell’abitazione principale, mentre le clausole sugli aumenti Iva già scattate peggiorano il quadro e quelle che ancora pendono rischiano di aggravarlo ulteriormente. Per migliorare l’uguaglianza del sistema fiscale, poi, l’Ocse propone la sostituzione delle deduzioni su previdenza privata e interessi sui mutui con crediti d’imposta, che possono essere utilizzati anche da chi ha redditi troppo bassi per poter sfruttare gli sconti attuali. Ma senza un governo, ovviamente, il dibattito rimane confinato nelle ipotesi di studio.

Per proteggerti da una patrimoniale, è sempre valido il vecchio rimedio: valuta l'apertura di un conto in Svizzera.

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