martedì 14 settembre 2021

Vale la pena investire nella professione d'avvocato oggi?

Quasi 5 mila toghe nel 2021 hanno chiesto la cancellazione dall’Albo degli avvocati. La fuga della professione, così come risulta al Consiglio nazionale forense, avviene indistintamente a macchia di leopardo in tutto lo stivale. Con alcuni picchi. All’albo di Torino quest’anno ci sono state 276 cancellazioni e sono in calo anche i praticanti. A Napoli nei primi se mesi dell’anno circa 70 avvocati hanno chiesto la cancellazione dall’albo, mentre nell’elenco degli avvocati di Modena, per la prima volta, si registrano più cancellazioni di esperti del diritto che iscritti a cui si aggiunge il -9% di praticanti.
A dimostrare ancor più le difficoltà della professione, l’anno scorso, sempre in Piemonte, un legale su due ha chiesto al governo il ristoro da 600 euro. Fuga dalla professione forense anche nella capitale.

 «Nel 2020 si sono cancellati dall’albo ben 610 colleghi ed anche nel 2021 il numero è già arrivato a 335 — dichiara Antonino Galletti, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Roma —.Oggi gli iscritti romani sono 26.194 (14.500 uomini e 11.694 donne). Nella fascia tra i 25 e i 30 anni il numero di iscritti è basso ed è pari a 869 colleghi ». 

Le ragioni della fuga degli avvocati

I motivi per cui gli avvocati decidono di mettere al chiodo la toga e riconsegnare indietro il tesserino sono tanti: un futuro della professione troppo incerto, i redditi che calano di anno in anno ed i bandi del ministero della Giustizia che fanno gola a molti. Insomma torna anche un po la voglia del posto fisso. «Solo l’ufficio del processo prevede oltre 16 mila assunzioni. Ci sono posti per cancelliere, funzionario di cancelleria, per direttore amministrativo e quelli degli enti locali e delle regioni — continua il presidente del Coa della Capitale. — È ovvio che il calo delle iscrizioni dipende dalla ripresa dei concorsi pubblici. È fisiologico, per tanti anni in Italia non si sono fatti concorsi. 

Per i laureati in giurisprudenza l’approdo naturale era l’avvocatura, ora con i concorsi in molti cambiano rotta, probabilmente sono gli stessi che non avrebbero mai fatto l’avvocato se da subito potevano far domanda nel pubblico impiego». Il Comune di Roma ha recentemente emanato un «concorsone» per 18 mila posti. Gli avvocati che si sono iscritti erano 6 mila ed hanno partecipato in 4 mila per 20 posti. A questo si somma un altro dato oggettivo che è il calo delle matricole nelle facoltà di Giurisprudenza. 

Negli anni 90 con «mani pulite» tutti volevano diventare avvocati o magistrati, oggi 30 anni dopo probabilmente avremo un boom di iscritti in medicina per via di Covid-19. Per Maria Masi, presidente del Consiglio nazionale forense «più che una fuga degli avvocati, è più corretto parlare di opportunità colte per avere certezze e maggiore stabilità economica, già messa a dura prova in passato e ora incerta per effetto di una crisi non solo sanitaria. Le cancellazioni dall’albo degli avvocati si possono impedire se si interverrà con celerità per modernizzare la professione senza però snaturarla».

Un altro problema, poco sottolineato, è che gli avvocati sono oggi la professione che meno riesci a "pubblicizzarsi" e non tanto per i limiti del codice deontologico. Mancano infatti le conoscenze di marketing che qualsiasi professionista e imprenditore oggi deve conoscere, in particolare nell'ambito digitale, che oggi offre diverse opportunità per chi le sa sfruttare.  Puoi iniziare a farti un’idea e capire le potenzialità della tecnologia e del marketing per il tuo Studio Legale leggendo  “Marketing Online per Avvocati” e “LinkedIn per Avvocati”.

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