mercoledì 9 dicembre 2015

Investimenti etici e rispettosi dell’ambiente

Aldilà dell’esito del summit sul cambiamento climatico (Cop21) in corso a Parigi, che si concluderà 11 dicembre e a cui prendono parte 150 leader mondiali, uno degli effetti immediati del vertice è stato quello di riaccendere l’attenzione sul tema del surriscaldamento del pianeta. I protagonisti sono Cina e Stati Uniti, i due maggiori inquinatori mondiali, nel 2009 artefici del flop del meeeting di Copenaghen, dove morì il tentativo di dare un seguito al protocollo di Kyoto.

Le premesse adesso sembrano migliori, almeno stando alle dichiarazioni rilasciate dai capi di Stato durante l’inaugurazione del summit, anche se molti scienziati ed esperti hanno già suonato il campanello dall’allarme perché sono dell’avviso che un accordo arriverebbe comunque troppo tardi rispetto all’urgenza del problema. Un buon motivo per spingere l’acceleratore sulle energie rinnovabili, che secondo gli esperti di Ubs entro il 2020 saranno in grado di generare un giro d’affari di 8 mila miliardi di euro.

Intanto gli investitori che vogliono puntare sul tema dell’ecologia quali strumenti hanno a disposizione? Oltre alla decisione di comprare direttamente in borsa le azioni delle società più attive nell’eolico, nel solare o nella realizzazione degli impianti, selezionando con attenzione i titoli con i migliori fondamentali e le prospettive più solide, un’alternativa può essere quella di affidarsi a gestori esperti, acquistando quote in fondi comuni di investimento specializzati oppure in Etf (Exchange Traded Fund). Fra i primi (si veda la tabella pubblicata in pagina) la scelta non è ampia. Nella classifica per performance si distinguono Deutsche New Resources (+18% negli ultimi 12 mesi e +46,8% negli ultimi tre anni), JP Multipartner RobecoSan Smart Energy (+9,4% e +30%) e Sarasin New Power Fund (+9,7% e +25,5%). Per quanto riguarda invece gli Etf, i prodotti che hanno maggiore appeal sono quelli legati al tema dell’acqua. A questo proposito Marcello Chelli, referente per Lyxor Etf in Italia, fa notare che «l’Etf Lyxor World Water da fine ottobre a oggi ha registrato una rilevante raccolta netta che ne ha aumentato il patrimonio di oltre il 35% a quota 363 milioni di euro grazie al forte interesse dimostrato dagli investitori istituzionali che ne hanno apprezzato le elevate performance storiche». Lanciato nel 2007, ha realizzato dal collocamento una variazione del +76%. Da inizio anno la performance sull’EtfPlus di Borsa Italiana è del +17,3%.

I primi dieci componenti in portafoglio sono i titoli Danaher, Geberit, Veolia Environnement, United Utilities, American Water Works, Pentair, Masco, Severn Trent, Suez Environnement e Xylem. Un altro Etf di Lyxor è il New Energy, in rialzo dal gennaio del 14,3%. Il questo caso il focus è sulle aziende che operano nel settore delle energie rinnovabili nel campo dell’energia solare ed eolica e delle biomasse, nell’efficienza energetica e nei superconduttori. Fra le prime dieci posizioni in portafoglio ci sono Vestas, Valeo, Acuity Brands, Murata Manufacturing e Samsung. «Nel caso di entrambi gli Etf», aggiunge Chelli, «l’obiettivo è selezionare venti società liquide e capitalizzate appartenenti a tre principali campi tematici. Ogni campo è rappresentato da cinque società, mentre le ultime cinque società sono scelte in base alla capitalizzazione; nel caso di World Water sono le aziende specializzate nelle infrastrutture per l’acqua e le utility che si occupano, per esempio, della distribuzione». In Italia l’interesse è alto fra gli investitori istituzionali, ma lo è meno nel segmento retail, che resta affezionato a temi più generali. Se si vuole fare un confronto con gli altri mercati, «a livello europeo nei Paesi nordici rileviamo una maggiore sensibilità verso le tematiche ecologiche, con i grandi fondi pensione che decidono di diversificare una parte del loro ingente patrimonio su tali aree tramite mandati personalizzati presidiati dal loro advisor e da un gestore esterno », mette ancora in evidenza il responsabile di Lyxor.

Nel settore notevole la performance da inizio anno dell’Etf iShares Global Water (+58,4%). Il fondo mira a replicare il più fedelmente possibile l’andamento di un indice composto dalle 50 maggiori società globali attive in comparti correlati al settore idrico. In termini di diversificazione geografica il Paese che pesa di più sono gli Stati Uniti con il 39%, seguiti da Regno Unito (18%) e Francia (9%). Fra gli altri Etf specializzati in temi ambientali ci sono Powershares Global Clean Energy (+9,5% da gennaio) e Amundi Msci Low Carbon, che è stato lanciato all’inizio dello scorso settembre. Da segnalare però che altri prodotti specializzati dovrebbero arrivare nel corso del 2016. In ogni caso, secondo gli analisti di Candriam, gli investitori responsabili ricoprono un ruolo decisivo nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Se si esclude il settore finanziario, una ricerca svolta dagli esperti evidenzia che più di un terzo di un portafoglio azionario globale standard investe in aziende che sono responsabili di circa tre quarti delle emissioni globali di CO2.

La «decarbonizzazione » del portafoglio è quindi un tema sempre più rilevante e trasversale e coinvolge settori, diversi come energia, minerario, utility, trasporti, automobili e prodotti chimici. Come dovrebbero comportarsi gli investitori? Monitorare la carbon footprint (l’indice di inquinamento relativo alle emissioni di anidride carbonica) dei portafogli di investimento è un primo passo essenziale, anche se le numerose metodologie disponibili presentano alcuni limiti, come la mancanza di dati di input verificabili e coerenti. Anche la semplice esclusione di tutti gli investimenti nei settori ad alte emissioni non è una soluzione sostenibile: questa strategia può infatti ridurre l’impatto ambientale ma anche eliminare dall’universo degli investimenti a disposizione quelle aziende che sviluppano attivamente soluzioni per la transizione energetica nei settori ad alto impatto.

Gli specialisti di Candriam suggeriscono una duplice strategia per investitori responsabili che vogliono combattere il cambiamento climatico: da un lato un’accurata selezione dei leader ambientali in ogni settore in modo da stimolare sia l’ecoefficienza sia una transizione rapida verso le energie pulite e rinnovabili, dall’altro lato ridurre le emissioni di carbonio dei portafogli di investimento.

Secondo Isabelle Cabie, responsabile globale investimenti socialmente responsabili (sri) di Candriam, spiega che «l’approccio volto alla scelta delle migliori società porta alla definizione di un portafoglio con emissioni di carbonio al di sotto della media del settore di riferimento. Nello stesso tempo la selezione favorisce le dinamiche virtuose all’interno di ogni settore, premiando le migliori pratiche e soluzioni innovative ».

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