lunedì 20 febbraio 2017

Btp collegati a inflazione

Visto che alcuni sostengono che il mercato non crede all’inflazione fino a quando non la vede, gli ultimi recenti dati in rialzo sul caro-vita dovrebbero adesso portare gli investitori a puntare sugli inflation linked (si veda anche la rubrica a pagina 32). Premesso che l’inflazione è sì cresciuta ma non sta certo galoppando, è come sempre opportuno tenere d’occhio la “giusta” percentuale da dedicare nel portafoglio a questi titoli ed evitare il fai da te.

In una fase di forte incertezza politico-economica che si sta attraversando a livello mondiale in questo periodo, gli investitori hanno premiato la solidità della Germania e allo stesso tempo hanno penalizzato quelle realtà caratterizzate da un maggior grado di instabilità presente (Italia) o futura (Francia).
«Qualora il grado di incertezza dovesse aumentare sensibilmente nei prossimi mesi — dicono dall’ufficio studi di Copernico Sim — è prevedibile una prosecuzione delle attuali tendenze ma senza eccessive oscillazioni. Non va scordato infatti il sostegno della Bce sul mercato secondario dei titoli di Stato che fornisce una sorta di paracadute in caso di situazioni di forte tensione (analoghe a quelle sperimentate nel 2011)». In pratica, i recenti movimenti dei titoli di Stato italiani che hanno portato al rialzo dei rendimenti (e quindi il contestuale calo dei prezzi) ha due motivazioni: la crescita dello spread tra BTp e Bund e l’aumento delle aspettative di inflazione. Tralasciando il primo aspetto (si vedano gli articoli nelle pagine precedenti), soffermiamoci sulle aspettative di inflazione e sugli effetti rispetto ai due tipi di titoli di Stato indicizzati all’aumento dei prezzi: i BTp inflation linked (BTpi, legati all’indice di inflazione europeo) e i BTp Italia (legati invece all’indice del nostro Paese).

Inflazione attuale e aspettative 

 Rispetto a settembre 2016, il momento di minimo in termini di rendimenti, il caro-vita è salito in Europa da +0,4% a +1,1% e in Italia da +0,1% a +0,9%. «Ancora più rilevante ai fini delle quotazioni dei titoli indicizzati all’inflazione», spiega Jacopo Ceccatelli, ad di Marzotto Sim, «sono le aspettative sulla crescita futura dei prezzi in Europa e in Italia (aumentate rispettivamente da settembre da +1% a +1,55% e da +0,95% a +1,40%), rilevate dalle quotazioni degli inflation swap decennali» (derivati che consentono agli investitori istituzionali di “scommettere” sul tasso medio di inflazione futura, ndr).

BTpi versus BTp Italia 

 L’aumento dell’inflazione rappresenta dunque un aspetto positivo per i BTpi e i BTp Italia ma non bisogna dimenticare che entrambe le obbligazioni sono emissioni a tasso fisso. «Da un lato», continua Ceccatelli, «l’incremento dell’inflazione porta a un aumento del valore di rimborso (BTpi) o del flusso cedolare futuro (BTp Italia) e quindi un aumento del loro valore. Dall’altro, un aumento dei rendimenti porta, come per qualsiasi obbligazione a tasso fisso, una riduzione del valore per riallineare i vecchi titoli con le nuove emissioni che vengono evidentemente emesse a rendimenti più elevati». Un esempio: se prendiamo tre titoli con scadenza simile il BTp 4,50% primo marzo 2024 (normale titolo a tasso fisso), il BTpi 2,35% 15 settembre 2024 e il BTp Italia 0,4% 11 aprile 2024, il primo ha perso il 6,3%, il secondo il 4,1% e il terzo soltanto l’1,6 per cento.

Cosa fare 

 «Il livello raggiunto dalle quotazioni dei titoli indicizzati all’inflazione è sicuramente più interessante di qualche mese fa», avvertono da Copernico Sim, «ma potrebbe non incorporare pienamente le possibili future incertezze politiche. L’investimento in questa particolare asset class dovrebbe avvenire esclusivamente sulle aspettative delle dinamiche inflazionistiche future e non su una eventuale tenuta o meno dell’area euro». E se l’effettivo tasso di inflazione sarà maggiore di quanto attualmente atteso? «In questo caso», conclude Ceccatelli, «i BTpi e i BTp Italia daranno ritorni maggiori rispetto ai BTp normali. Ma visto che, in generale, l’inflazione in Italia è prevista inferiore rispetto all’Europa, è evidente che in questo momento, da un punto di vista teorico, il BTpi appare più conveniente rispetto al BTp Italia che però a sua volta è meno volatile del BTpi».


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