Nella sostanza ha ragione la banca quando dice che l’aliquota è del 26% (ma l’istituto di credito si riferisce all’aliquota nominale). Allo stesso tempo ha ragione anche Société Génèrale quando dice che l’aliquota è del 12,5% perché l’Etf investe in titoli di Stato (ma l’emittente si riferisce all’aliquota di fatto applicabile sulla quota dell’Etf investita in titoli di Stato), fermo restando che tecnicamente si applica il 26% sulla base imponibile ridotta dagli investimenti in titoli di Stato. In effetti sembra quasi un gioco di parole ma la normativa è complessa e infatti si moltiplicano i problemi interpretativi connessi al Fisco degli Etf e talvolta si ingenerano anche delle incomprensioni tra i vari attori. Banca, emittente e utilizzatore finale.
Si intravede quindi la necessità per gli emittenti di investire anche in comunicazione con i sottoscrittori di questi strumenti. Allo stesso tempo anche le banche o i siti di trading online dovrebbero supportare maggiormente i propri clienti in modo da chiarire tutti gli aspetti del trattamento fiscale, che pare proprio un ginepraio, per gli Etf: tra plusvalenze e minusvalenze, zainetto fiscale e quant’altro.
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