mercoledì 3 giugno 2015

Strategie di trading con l’analisi tecnica

In attesa che il Quantitative easing annunciato dalla Bce lo scorso 22 gennaio abbia effetti sull’economia reale, sono le borse europee a brindare agli acquisti di titoli governativi che le autorità monetarie di Francoforte eseguiranno da marzo.

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Pur avendo messo a segno un forte rally prima dell’annuncio ufficiale, il DJ Eurostoxx ha continuato a correre anche nelle sedute successive, portando a casa una notevole performance nelle ultime tre settimane. Il Dax tedesco, ad esempio, è andato a registrare in settimana il proprio massimo storico a un passo dagli 11 mila punti grazie alle attese che il ciclo economico possa accelerare nella seconda parte dell’anno.
Le borse europee hanno, così, sovraperformato gli altri principali mercati internazionali dimostrando di risentire in modo marginale delle incertezze legate alle trattative con la Grecia sui termini del pagamento del debito che Atene vorrebbe rivedere. Proprio la borsa greca è l’unica a non essersi unita al trend positivo per i dubbi degli investitori sul futuro del paese, e in particolare del suo settore finanziario.

I mercati europei stanno beneficiando del fatto che la politica monetaria della Bce sarà la più espansiva tra le principali banche centrali internazionali, anche se il numero di quelle che hanno alleggerito la propria politica monetaria in queste prime settimane dell’anno è notevole. Tra le altre, ci sono state la Banca centrale cinese, la svizzera, la danese, l’australiana e la canadese. Secondo molti economisti, l’immissione di liquidità della Bce avrà l’effetto di migliorare il ciclo economico dell’area euro, favorendo una crescita più sostenuta degli utili. Il miglioramento degli indici di fiducia nelle ultime settimane, tra cui l’indice di fiducia delle imprese tedesche Ifo e quello dei consumatori dell’area euro preparato dalla Commissione Europea, va in questa direzione.

Gli utili aziendali, inoltre, saranno sostenuti sia del calo dell’euro nei confronti delle principali valute internazionali, che rende gli utili sulle operazioni estere più corposi, sia del calo del prezzo del petrolio, che espanderà i margini di profitto. Soprattutto a supportare il mercato azionario è il basso livello dei rendimenti dei titoli obbligazionari governativi. Dopo l’annuncio degli acquisti da parte della Bce, i rendimenti dei governativi a due anni sono scesi in territorio negativo in Germania, Francia e Olanda, mentre il decennale offre poco più dello 0,3% in Germania e dello 0,5% in Francia. I titoli italiani, considerati rischiosi fino a pochi mesi fa, offrono lo 0,28% per la scadenza a due anni e l’1,5% per quella a dieci.

Al traino dei governativi, anche i rendimenti dei titoli corporate sono scesi a livelli molto bassi, rendendo l’azionario l’unica possibilità per chi vuole puntare a rendimenti positivi. In questo scenario, il DJ Eurostoxx potrebbe continuare a restare forte, anche se una pausa di consolidamento fino a quando non si avranno conferme di un miglioramento dell’economia appare possibile. Un punto di uscita dal DJ Eurostoxx600 è individuabile sotto quota 320 punti, la cui rottura sarebbe il segnale di un’inversione del trend positivo di breve periodo. Anche le prospettive dei mercati azionari statunitensi rimangono positive, seppure nelle ultime settimane abbiano perso forza relativa nei confronti di quelli europei.

A pesare sullo S&P500, che rimane comunque a ridosso dei massimi storici segnati a fine 2014, sono da una parte le attese che la Fed possa iniziare ad alzare i tassi da giugno, rafforzate dall’andamento migliore delle attese del mercato del lavoro in gennaio, e dall’altra i timori che il trend al rialzo iniziato nel 2009 possa avere ancora poca strada da fare. Il modello di valutazione di lungo periodo evidenzia come i rendimenti che il mercato azionario potrebbe offrire nei prossimi anni sono inferiori alla media storica di lungo periodo. Una discesa sotto 1980, livello testato in settimana prima di un veloce rimbalzo, sarebbe il segnale di una possibile inversione di tendenza del mercato statunitense, consigliando di vendere le posizioni.

Con riferimento al mercato obbligazionario, i governativi statunitensi rappresentano l’alternativa migliore, anche se il possibile incremento dei rendimenti, seppure limitato, per il rialzo dei tassi da parte della Fed previsto a giugno, potrebbe limitare la performance. Quest’ultima, però, deriverà sempre più dall’andamento del dollaro, che dovrebbe continuare a rafforzarsi contro l’euro salvo il caso di un mutamento dello scenario della politica monetaria statunitense. Tra gli altri mercati a livello internazionale solo quelli asiatici sembrano essere in grado di potere rendimenti positivi nel breve. Le incertezze sulle prospettive dell’economia cinese, però, rendono tale investimento molto rischioso.

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