domenica 5 agosto 2018

Quale polizza vita scegliere per il futuro

Il mercato assicurativo legato ai prodotti Vita in Italia è a un giro di boa. Quarto in Europa per dimensione del patrimonio e per raccolta premi e con investimenti per oltre 770 miliardi, pur registrando un tasso di crescita atteso per i prossimi tre anni del 6%, si trova stretto nella morsa dei tassi di interesse.  (ti ricordiamo l'importanza a prescindere di assicurarsi con un prodotto vita puro, la migliore offerta disponibile la trovi online).

 Considerando, infatti, il loro andamento attuale e quello prospettico, una revisione delle strategie di investimento e un’apertura a nuovi mercati e nuove asset class è più che mai una priorità per tutte quelle compagnie che vogliono continuare a garantire adeguati livelli di performance. E questo vale tanto per le polizze di ramo I quanto per quelle finanziarie Unit Linked.


 Come fare? Certamente si deve intervenire nella struttura e nella composizione del portafoglio investimenti, visto che soprattutto le gestioni separate presentano uno spiccato sbilanciamento sulle obbligazioni governative più esposte al doppio rischio dell’allargamento degli spread e del rialzo dei tassi da qui ai prossimi tre anni. Una recente indagine di Prometeia che ha coinvolto 19 compagnie di assicurazioni (interviste a Cio e Cfo) con un portafoglio vita di circa 628 miliardi di euro (rappresentanti circa l’88% del mercato) ha indagato su questo tema, approfondendo tendenze e modelli evolutivi del segmento assicurativo, finalizzato ad approfondire proprio le necessità, le problematiche e le tendenze future nella gestione dei portafogli.

«Per la maggior parte degli operatori nei prossimi tre anni - spiega Claudio Bocci, partner di Prometeia che ha condotto lo studio - il rialzo dei tassi e i vincoli di capitale legati a Solvency II, impongono di intervenire sull’asset allocation dei prodotti tradizionali. Così 20 miliardi dovrebbero andare su gestioni alternative tra cui ci sono fondi in infrastrutture, real estate e private equity e 40 miliardi su corporate bond(sia high yield, sia titoli investment grade). È previsto anche un aumento del peso delle azioni, pur modesto (meno dell’1%)». Secondo lo studio, sulle gestioni separate si prevedono nei prossimi tre anni flussi per 62,8 miliardi. Un intervento nella modifica dell’asset allocation sembra doveroso anche sulle polizze Vita di tipo unit linked anche se queste presentano un minor peso dei titoli governativi ma soprattutto gestioni più attive e diversificate.

«In questi prodotti l’evoluzione attesa dell’asset allocation - aggiunge Bocci - prevede un aumento sull’azionario dei paesi sviluppati dove dovrebbero confluire circa 20 miliardi e sulle strategie alternative che sono destinate ad attrarre circa 12 miliardi. Un dato importante riguarda il ruolo che avranno i gestori terzi. Con la revisione dell’asset allocation su nuove strategie d’investimento, spesso caratterizzate da profili di rischio maggiori, aumenterà il ricorso a gestori esterni o alla delega in gestione ad asset manager non di gruppo che hanno forti competenze. Il track record specifico del gestore sulla strategia selezionata è infatti l’elemento più rilevante nella selezione di un fondo». Come spiega l’esperto, tra le strategie più richieste nelle quali sono diversificati i fondi delle polizze Vita unit linked ci sono quelle a più forte controllo del rischio, quelle Esg e quelle unconstrained (flessibili). C’è anche un forte interesse per i fondi interni verso strategie che contengono la volatilità  prodotti Pir compliant.

Oltre alla pressione sul come avere rendimenti interessanti e sostenibili nel tempo, Mifid2 e Idd (entrerà in vigore in ottobre) accendono un faro anche sul tema costi. «In futuro sarà certamente più semplice mettere a confronto -conclude Bocci - fondi comuni d’investimento, polizze Vita unit linked e gestioni sotto tutti i punti di vista. Vale a dire contenuti, performance e costi».

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