lunedì 21 ottobre 2013

Investire in obbligazioni inflation-linked

In quali bond indicizzati all’inflazione investire?
Nel panorama di incertezze non manca anche un argomento nell'ultimo anno un po’ dimenticato: l’inflazione. Sui mercati emergenti e negli Usa i dati sembrano indicare un certo processo di rientro della crescita dei prezzi, dopo un biennio di valori piuttosto elevati. In Europa l’inflazione sembra decisamente persistente, almeno in relazione all'andamento dell’economia.

obbligazioni indicizzate inflazione

Sui perché degli accenni di stagflazione europei arriva un’interessante nota del team di ricerca economica di Goldman Sachs: «L’inflazione nell'area euro negli ultimi due anni si è dimostrata più persistente di quanto ci si sarebbe potuti aspettare sulla base di esperienze passate. Di solito vengono offerte due spiegazioni per comprendere il fenomeno. La prima è che la crisi finanziaria ha portato alla distruzione permanente della capacità di crescita dell'Eurozona, e quindi a una riduzione dell’output potenziale e delle pressioni disinflattive. In seconda battuta il processo di determinazione dei prezzi potrebbe risultare meno reattivo a fronte dei minori tassi di inflazione, in quanto chi determina i prezzi stessi è riluttante a tagliarli. Ad ogni modo nessuna di queste spiegazioni è pienamente convincente. Ci sembra piuttosto che l’inflazione sia diventata meno sensibile alla posizione ciclica dell’economia».

Questo malessere di fondo ha portato molti investitori a interessarsi ai bond che offrono una qualche forma di protezione dall'inflazione, ma anche qui ci sono una fortissima selettività e preferenze che in un mondo come quello pre-crisi sarebbero apparse rischiose.

Interessante appare ad esempio quanto dichiarato da Enzo Puntillo sulle emissioni inflation-linked: «Anche se l’inflazione non è un problema immediato, appare evidente che i prezzi prima o poi torneranno a crescere in maniera robusta, vista la politica monetaria ultra-accomodante di questi anni. Quindi preferisco posizionarmi sulle inflation-linked di alcuni paesi emergenti altamente solidi come il Cile. Ciò perché questi strumenti sui mercati sviluppati quotano regolarmente un tasso di inflazione implicita che è più alto di quello che poi regolarmente si verifica, di conseguenza sono cari. Nei mercati emergenti, come per l’appunto il Cile, abbiamo paper che quotano un’inflazione intorno al 2-2,5%, quando i dati recenti ci dicono che l’inflazione realizzata è stata quasi sempre sopra il 3%. Se vi saranno sorprese al rialzo circa la crescita dei prezzi, è più probabile che queste arrivino da economie ad alta crescita».

Anche Ben Lord, gestore del M&G European Inflation Linked Corporate Bond, vede maggiore potenziale in altri strumenti, rispetto alle classiche obbligazioni governative inflation-linked, in questo caso tornando al mondo dei corporate, il cui universo sta crescendo molto in termini di capitalizzazione e liquidità: «Oggi la prospettiva di un potenziale aumento dei prezzi non sembra preoccupare particolarmente gli investitori. Una buona notizia per chi intende acquistare protezione dall'inflazione. In questo momento i prezzi degli investimenti indicizzati all'inflazione appaiono convenienti, anche in assenza di picchi inflativi. Se l’inflazione riprenderà effettivamente a salire, le altre asset class ne subiranno probabilmente l’impatto e gli strumenti indicizzati diventeranno ancora più interessanti. Gli investitori che decideranno di non proteggersi potrebbero uscirne scottati. Grazie alla recente espansione del mercato delle obbligazioni societarie indicizzate, che ha raggiunto un valore di 50 miliardi di euro nell’Eurozona e di 40 miliardi di sterline nel Regno Unito, l’offerta di strumenti di protezione dall'inflazione non è mai stata così ampia. Le obbligazioni corporate indicizzate consentono agli investitori di evitare l’alto rischio di tasso di interesse connesso ai titoli di stato indicizzati e di guadagnare un ulteriore premio per il rischio di credito legato al fatto di prestare denaro a un emittente societario. A nostro giudizio, le obbligazioni investment grade sono tuttora convenienti e compensano abbondantemente gli investitori per i livelli attesi di insolvenza degli emittenti non finanziari».

Interessante infine anche il ragionamento di De Coensel, che vede questa asset class decisamente più stabile rispetto al passato: «Nel 2008 la crisi finanziaria provocò un crollo delle quotazioni delle obbligazioni inflation linked, perché la liquidità venne a mancare precipitosamente. Una situazione che difficilmente si ripeterà. La differenza è che all'epoca le banche centrali operavano la loro politica monetaria con strumenti convenzionali, specificatamente abbassando i tassi di interesse. Al giorno d’oggi invece lo strumento fondamentale per reagire a una crisi finanziaria è dato dall'iniezione di nuova liquidità in dosi massicce ».
Rischio di deterioramento fiscale, potenziale rialzo dei tassi di interesse, estrema flessibilità che porta a sorprendenti posizioni corte di duration, crescita della presenza nei portafogli di strumenti anti-inflazione, ricerca del valore accompagnata però da strategie di hedging sempre più sofisticate: la vita dell’investitore in reddito fisso appare oggi in grande trasformazione, a meno che non arrivi un nuovo shock e si torni tutti nei pochi rifugi sicuri rimasti. A inghiottire rendimenti reali negativi.

0 commenti:

Posta un commento