mercoledì 23 ottobre 2013

Come valutare e investire in obbligazioni convertibili

La fioritura primaverile dei mercati azionari — che potrebbe essere facilitata da un (probabile) taglio dei tassi di interesse da parte della Bce — va a toccare anche un particolare segmento del mercato del reddito fisso, le obbligazioni convertibili. Ovvero quei titoli «ibridi», che da un lato si comportano come normali obbligazioni con cedola, ma che a una determinata scadenza e a un prezzo prefissato possono essere trasformati, convertiti per l’appunto, in azioni dell’emittente oppure di una società collegata all’emittente.

Caratteristiche dei bond convertibili in azioni

Confrontando i rendimenti cedolari delle obbligazioni «ordinarie » con quelli delle convertibili di uno stesso emittente, si può osservare che in genere i rendimenti di queste ultime sono inferiori rispetto a quelli delle obbligazioni tradizionali. «Tuttavia le convertibili sono una tipologia di investimento particolarmente attraente in questa fase di mercato perché il loro rendimento complessivo, considerando anche il capital gain, è fortemente influenzato dall’andamento del titolo azionario sottostante.

Se l’azione acquista valore anche il bond che dà diritto a sottoscrivere in futuro quell’azione a un prezzo prefissato, magari inferiore a quello corrente di mercato, registrerà un rialzo delle quotazioni», spiega Muriel Blanchier uno dei due gestori del fondo specializzato in obbligazioni convertibili del gruppo francese del risparmio gestito Oddo am. Ed è per questo motivo che negli ultimi 12 mesi, a fronte di un rialzo a doppia cifra dei mercati azionari europei, anche le obbligazioni convertibili hanno registrato ottime performance.

Guardando agli indici, il risultato delle convertibili di area euro, da aprile 2012 a oggi , è stato pari al 9,97%, contro una performance del 5,66% dell’indice IBOXX corporate bond a tre anni, che misura il guadagno delle emissioni societarie tradizionali su di un orizzonte di medio termine.

Occasioni sul mercato

Tra le convertibili più interessanti in questo momento, figurano, a giudizio del gestore, quelle di alcuni emittenti italiani, come Camfin, che ha lanciato un bond convertibile nel titolo Pirelli con scadenza nel 2017. O come Eni, la cui obbligazione può essere trasformata in azioni della ex-controllata Snam nel 2016.

Tuttavia, in generale la società che emette la convertibile prevede che la «trasformazione» venga realizzata in azioni della società stessa. É così il bond di Air France permette di valutare concretamente la differenza dei rendimenti. Con questo emittente l’ obbligazione «tradizionale» offre una cedola del 4,7%. Di contro la convertibile, sebbene più lunga (perché l’esercizio della conversione sarà possibile nel febbraio del 2023) si ferma al 2,1%, pur avendo una durata di vita di cinque anni superiore.

«Chi compra Air France, così come le altre convertibili a basso rendimento cedolare, lo fa perché spera che l’incremento dell’azione sottostante determini un guadagno in conto capitale del bond», riassume Blanchier.

E se l’azione sottostante dovesse scendere? «Una delle caratteristiche più interessanti delle obbligazioni convertibili è data da quella che in gergo finanziario è definita la «convessità». Detto in termini molto semplici se l’azione scende il bond scende di meno di quanto invece non salga quando l’azione aumenta di valore », sottolinea Blanchier.

Come è evidente il mondo delle obbligazioni convertibili, molto complesso, non è fatto per investitori fai-da-te. I fondi specializzati costituiscono lo strumento più adatto per scommettere su questa categoria di titoli. Anche perché le gestioni comuni permettono di aggirare il problema dell’elevato importo delle singole emissioni convertibili — in genere dai 50 mila euro in su — , un ammontare non alla portata della maggioranza dei risparmiatori individuali.

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