mercoledì 21 gennaio 2015

Investire in obbligazioni europee nel 2015

Il reddito fisso, contrariamente alle previsioni, in Europa ha dato ottime performance nel corso dei primi sei mesi del 2014. L’azione della Bce ha portato un numero crescente di investitori su questa asset class, che dovrebbe essere favorita anche in futuro dal quantitative easing messo in cantiere da Francoforte. Certamente, però, non mancano le incognite...

Previsioni per il 2015

L’obbligazionario europeo, al contrario delle aspettative di fine 2013, è risultato, come in altre aree geografiche, uno dei grandi vincitori del 2014. I fattori dietro questo andamento sono stati molti: hanno portato sempre più investitori sul reddito fisso un’economia lenta, l’incertezza sugli utili aziendali, i risultati incoraggianti della periferia (almeno parte di essa) e, ovviamente con importanza crescente, le aspettative per un’azione robusta da parte della Bce. Non sorprendentemente la caccia al rendimento ha spinto a eccellenti performance i corporate bond high yield, caratterizzati da bassi default e necessità di rifinanziamento delle imprese prive di grandi quantità di credito bancario, e il debito pubblico delle nazioni in crisi. Al tempo stesso, però, anche le obbligazioni core sono andate bene: infatti alle motivazioni già elencate non possiamo non aggiungere il rischio della deflazione, che in Europa sta mantenendo l’euro forte e i rendimenti reali in linea con quelli statunitensi.

Per l’avvenire in generale si ritiene che il fenomeno continuerà, anche se non manca qualche voce di cautela circa una maggiore selettività futura. Per il momento il sostegno della Bce, con il preannunciato quantitative easing per gli Abs, e l’andamento contenuto dei prezzi stanno prolungando l’età dell’oro del reddito fisso. In questo ambito, comunque, molto dipenderà anche dagli Usa: se l’economia dovesse accelerare e con essa l’inflazione, allora è possibile che si inneschi finalmente una correzione nei bond tale da creare una discrepanza nei rendimenti reali dei governativi, che dovrebbe andare a incidere anche sui tassi del Bund.

A quel punto sarà interessante capire se debito periferico e high yield riusciranno a mantenere la loro capacità di comprimere gli spread. Per il momento un’economia lenta e il sostegno di Francoforte stanno portando a uno scenario simile a quello giapponese: nonostante la crescita mostruosa del debito pubblico nipponico, abbiamo visto tutti per anni che ciò non ha inciso sui rendimenti del decennale e sullo yen.

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