L’accesso non riguarda proprio tutti i titoli, in quanto alcuni sono esclusi, ma in termini di valore tocca comunque i 4/5 di quelli sulla Piazza di Hong Kong e i 9/10 di quelli quotati a Shangai.
Lo slogan “un Paese, due sistemi” che caratterizza i rapporti tra la Cina e Hong Kong non va in pensione, ma si va verso la formazione di un polo finanziario che, per dimensioni, si pone dietro gli Stati Uniti. Le conseguenze sono che ora i soldi dei cinesi potranno fluire maggiormente verso Hong Kong e che i soldi dall’estero potranno arrivare più facilmente nel cuore della Cina. Nondimeno l’operazione testimonia che Pechino vuole pesare ancora di più sullo scenario internazionale e vuole anche rendere la sua Borsa protagonista. Inoltre ci sarà anche una maggiore chiarezza nei prezzi delle azioni quotate su tutti e due i mercati, perché l’integrazione porterà una convergenza dei titoli delle società quotate su entrambi i listini. Ovviamente il grosso dei risultati di questa operazione si vedrà col tempo.
Tu consideralo per ora come un tassello in più nello sviluppo del capitalismo in Cina e come il segno di un Paese che entra nel giro della globalizzazione. Non aspettarti però che da un domani all’altro il tuo intermediario ti offra di investire in Cina. E non pensare che sia fin da ora facile investire direttamente nelle aziende di questo Paese. Per quanto riguarda l’investimento tramite Etf in Cina ti confermiamo che ne puoi scegliere due: Db X-Trackers Ftse China Ucits 50 e Db X-Trackers Csi300 Index Ucits Etf (tutti i dati li trovi a pagina 13). Il primo investe su 50 società cinesi quotate a Hong Kong, il secondo su 300 società cinesi quotate a Shangai e Shenzhen. Nell’ultimo anno le loro performance sono state differenti (il Ftse China 50 ha reso il 16,7 % contro il 12,3 % del Csi300, vedi pagina 13). Col tempo, grazie ai rapporti più stretti tra i due mercati dovrebbero convergere maggiormente.
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