In un contesto di permanente apprensione verso le prospettive della crescita globale, a dare maggior fiducia agli investitori sono state le scelte ulteriormente espansive e di stimolo implementate dalla Banca centrale europea, dalla Bank of Japan e dalla Banca popolare della Cina. In questo senso, all’indomani della decisione della Federal Reserve di mettere fine al “quantitative easing” – sulla scia del comprovato consolidamento dell’economia americana – l’abbondanza di liquidità sui mercati rimarrà garantita dalle altre principali Autorità monetarie.
Nel dettaglio, il presidente della BCE si è detto molto preoccupato circa le prospettive della ripresa e del rischio deflazione, dichiarandosi pronto a combatterle con qualsiasi mezzo a disposizione. Sul fronte nipponico, la BoJ ha deciso a sorpresa di espandere ulteriormente la base monetaria (fino a 80 mila miliardi di yen all’anno) e gli acquisti di titoli governativi, Etf e trust immobiliari; contemporaneamente, il Governo nipponico ha reso più “aggressiva” la gestione del Fondo pensione pubblico. Tali misure sono risultate nella giusta direzione, dal momento che il Giappone è ricaduto inaspettatamente in recessione.
Per quanto riguarda la Cina, il suo Istituto centrale ha deciso una riduzione dei tassi di riferimento sui depositi (a +2.75% da 3.00%) e sui prestiti (a +5.60% da 6.00%) ad un anno, nell’ottica di sostenere il livello dei prezzi ed evitare il default di alcune aziende eccessivamente indebitate. Passando ad analizzare i benchmark azionari principali, l’indice Eurostoxx50 sta segnando una performance del +2.60% in termini month-to-date guidata dalle telecoms (le migliori anche nel trimestre e da inizio 2014) e dai non-ciclici, cui fa da contraltare l’unica flessione delle utilities. A Wall Street, tra ascese generalizzate, a far meglio nelle recenti sedute sono state le risorse di base e i non-ciclici, mentre gli energetici (ancora i peggiori a tre mesi e da inizio anno) stanno soffrendo il calo dei prezzi petroliferi.
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