In più, la Corporate America dovrà fare i conti nel 2016 con un costo del denaro in progressivo aumento. Non stupisce dunque che il tasso di crescita degli utili delle società quotate a Wall Street, motore del listino americano, sia sceso ancora nell’ultimo trimestre passando dal 10 all’8%, quarto calo consecutivo dopo il picco registrato nel settembre 2014, spingendo broker del calibro di Citi, Credit Suisse e JP Morgan a pronosticare una probabilità superiore al 50% di assistere a una recessione Usa nel prossimo biennio.
Da qui la titubanza di fondo nello spingersi oltre il triplo massimo segnato tra maggio e luglio a 2.134 dall’S&P500, mentre il Nasdaq deve prima fare i conti con il doppio massimo autunnale a 5.176, tracciato sul precedente record storico del 2000, per riaprire la strada del test con il record storico di luglio segnato a quota 5.232. In ogni caso il quadro tecnico di medio termine dell’S&P500 rimane indubbiamente rialzista fino a quando l’indice dimostrerà di non cedere l’importante sostegno tra 1.990 e 1.980 punti nei momenti di debolezza, al di sotto del quale l’indice delle 500 blue chip Usa verrebbe proiettato nuovamente verso il doppio minimo di fine estate segnato a quota 1.870, che accenderebbe il primo campanello di allarme sui listini internazionali. Il secondo allarme, più intenso, scatterebbe con il cedimento di 1.870, dal momento che una discesa sotto quota 1.810 (minimo dell’aprile e dell’ottobre 2014) disegnerebbe un’inversione al ribasso del trend di Wall Street di più ampio respiro.
Da qui nasce la prudenza nei confronti degli investimenti azionari che caratterizzerà il 2016, anche se gli anni elettorali sono stati storicamente favorevoli per il listino americano. La parola d’ordine è selettività. Vanno privilegiate le società che restituiscono i più alti flussi di dividendi e presentano un livello di indebitamento finanziario inferiore al patrimonio netto: un ausilio in questo senso può arrivare dagli Etf di iShares e Powershares quotati a Piazza Affari, che hanno come sottostante una selezione dei titoli dell’S&P500 caratterizzati dai dividend yield più elevati tra i quali vengono scelti quelli meno volatili (High yield - Low volatility).
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