martedì 26 gennaio 2016

I migliori fondi obbligazionari ad alto rendimento

Un calo del 7% in una settimana si può recuperare. Ma a fare notizia oggi, in presenza di mercati tanto complicati, è che sono cambiate le regole del gioco. C’è meno liquidità, il mercato è molto meno direzionale e la gestione (per la verità già da tempo) si sta adeguando. Basti vedere la quantità di prodotti flessibili che l’industria sta proponendo ai clienti. E, con uno sguardo approfondito all’interno dei portafogli, si può vedere come a fronte di un alleggerimento sul fronte dell’equity faccia da contraltare una leggera crescita del debito. Non certo governativo ma corporate, nella fattispecie high yield Europa, ovvero ad alto rendimento.
«Questa asset class ci piace ancora e crediamo che, con la corretta strategia, possa dare discreti rendimenti», dichiara Steven Logan, head of european high yield di Aberdeen am. Il fondo di casa Aberdeen Global Sel High Yield Bd D1 è in cima alla classifica dei rendimenti della categoria a un anno (vedi tabella). Continua: «Nel corso del 2015 i fondamentali sono stati stabili e gli emittenti hanno visto una crescita positiva del flusso di cassa. Il basso prezzo del petrolio, l’euro più debole e il Qe da parte della Bce continuano a dare una spinta all’attività economica.

La crescita dell’Eurozona è in rialzo ma non è certo stellare: un simile livello non dovrebbe causare quindi un surriscaldamento dell’economia, inflazione o un’attività aggressiva da parte delle società. E questo è uno scenario positivo per il credito». Dal punto di vista delle valutazioni, il mercato europeo high yield (che attualmente offre uno spread di 560 punti base rispetto ai titoli di Stato), con un’incidenza molto inferiore di società del comparto energetico, minerario (circa il 13% dell’indice di riferimento contro l’1,8% in Europa), e a più basso rating, rispetto al mercato americano high yield, offre opportunità interessanti. Conclude il money manager: «In termini di valutazione, gli spread del credito sono di circa 150 punti base più ampi rispetto a quando la Bce ha iniziato il programma di Qe e di oltre 200 punti base rispetto ai minimi del 2014. Il mercato oggi presenta una qualità del credito più alta della media storica.

Date le previsioni di persistente basso livello di default, i livelli dello spread sono convenienti». Mai come ora, in altre parole, la gestione attiva può fare la differenza. Taglia corto Rocco Bove, responsabile obbligazionario di Kairos: «L’Europa oggi sta crescendo, anche se in misura molto pallida, ma la sua spinta rialzista è messa a dura prova dal contesto di decrescita globale e dalle tensioni geopolitiche. Di conseguenza, questo momento di mercato è davvero complicato ma per un gestore obbligazionario molto interessante». E aggiunge: «L’high yield Europa è ancora da considerare ma con grandissima cautela. In Europa le curve sono talmente basse che una spinta fisiologica verso la ricerca di rendimento aggiuntivo è inevitabile quindi questa asset class sarà presa di mira dagli acquisti.

Arrivare a un 3,5- 4% di rendimento è già un buon risultato. L’high yield è la parte più bassa del credito e quella più sensibile al ciclo economico quindi, in un mondo globale di decrescita, bisogna stare attenti alla sua parte più bassa, ovvero alla tripla C e alle singole B deboli. Meglio stare sulla parte meno bassa e fare attenzione alla liquidità. Del resto, quando il mercato equity scende molto, l’high yield soffre anche solo per l’effetto contagio di avversione al rischio». Fanno notare gli esperti di Lombard Odier Im: «Europa, oltre 2.500 miliardi di euro di debito obbligazionario governativo hanno rendimento negativo». Dal punto di vista dei fondamentali, «i tassi di default dovrebbero restare bassi. Inoltre, le imprese continuano a gestire in maniera difensiva i propri bilanci.

Tuttavia, riteniamo che nel 2016 i mercati saranno più volatili e sempre più dominati da fattori tecnici, come i flussi dei fondi e la volatilità sull’azionario », affermano Bernard Lalière e Marc Leemans, gestori di Degroof Petercam am. Il fondo del gruppo, il Petercam L Bonds eur corp. hy ha registrato in un anno un +4,19%. Precisa il manager: «i premi sul rischio di credito hanno raggiunto, secondo noi, un nuovo equilibrio, che si stabilizzerà attorno ai livelli attuali. Il 2016 sarà più difficile del 2015, a causa di un aumento dei rischi idiosincratici. La scelta dei titoli obbligazionari in cui investire e la costruzione del portafoglio resteranno elementi fondamentali». Il fondo Petercam sovrappesa l’esposizione alle obbligazioni con rating B e evita settori come quello dei metalli e quello minerario e tende a investire su scadenze tra i 4 e i 7 anni.

I portafogli sul credito tendono ad avere buone performance in un contesto di bassa crescita e bassa inflazione. «Riteniamo che la crescita europea continui su un percorso moderato ma stabile, con un’inflazione modesta; al contempo, la politica monetaria accomodante della Bce proseguirà nell’azione di supporto dell’area e conterrà i tassi di default», commenta Konstantin Leidman, gestore dello Schroder Isf Euro High Yield.

E prosegue: «L’Europa è messa meglio di Usa e Uk anche in termini di posizionamento nel ciclo del credito per quanto riguarda l’aumento della leva finanziaria, le operazioni di M&A e le operazioni a supporto degli azionisti, tutti fattori positivi per le obbligazioni high yield. La nostra visione prudente sul rallentamento della Cina e dei mercati emergenti ora si riflette nella performance del credito societario europeo. Le aziende focalizzate su consumi e servizi europei continueranno a ridurre la leva e vedranno una ripresa degli utili, mentre quelle legate al ciclo della spesa per investimenti degli emergenti faticheranno». Aggiunge: «Inoltre i fattori tecnici sono positivi, poiché le emissioni high yield in euro sono più basse, mentre i flussi dei fondi restano molto solidi, sulla scia della politica monetaria accomodante e dei fondamentali stabili. Ci attendiamo che questa domanda persisterà, poiché il contesto di bassi rendimenti e un elevato volume di titoli di Stato con yield negativi continueranno a spingere gli investitori sempre più in là lungo lo spettro della qualità delle obbligazioni». Anche Russell investments si dice positiva sull’asset class.

Commenta il client portfolio manager Luca Gianelle: «Abbiamo un’esposizione moderata all’high yield europeo che tenderemo ad aumentare durante le fasi di correzioni dei prezzi. Eccezion fatta per i settori dell’energia e delle materie prime oggi non prevediamo un aumento sensibile dei tassi di default degli emittenti; tuttavia tale variabile deve essere oggetto di continua valutazione, perché a livello aggregato le aziende negli ultimi anni hanno aumentato i livelli di leva dei bilanci, raggiungendo limiti storicamente di guardia che potrebbero giustificare un allargamento degli spread qualora le nostre previsioni di crescita economica risultassero troppo ottimistiche».

E conclude: «Nei nostri portafogli multi asset abbiamo un’esposizione complessiva all’high yield tra il 15 e il 20%, con un sovrappeso relativo sull’area europea. Un particolare segmento che troviamo interessante dal punto di vista delle valutazioni tra questa tipologia di emittenti è quello delle obbligazioni convertibili». In conclusione, i corporate bond rimangono tra i pochi fornitori di rendimento rimasti nel mercato obbligazionario dell’area euro. La ricerca di rendimento si è concentrata sui titoli di stato dei Paesi periferici nel 2015 e in parte sul settore dei covered bond e degli emittenti del settore pubblico.

 Spiega Sergio Bertoncini, strategist di Amundi Sgr: «I corporate offrono una percentuale dominante del rendimento ancora disponibile nella parte fino a cinque anni, ed è soprattutto in questo segmento di curva che a nostro avviso i mercati del credito potranno svolgere un ruolo positivo nel 2016. A questo riguardo, l’high yield europeo di alta qualità (rating BB) e investment grade di bassa qualità (rating BBB) sono i segmenti da privilegiare nel 2016 per l’interessante profilo di rendimento/rischio. L’high yield europeo, inoltre, appare molto meno volatile di quello Usa, più esposto all’energia, e con prospettive fondamentali e di supporto della liquidità migliori. Ne abbiamo tra il 5 e il 10%».

Positivi anche da Vontobel dove il chief strategist Christophe Bernard commenta: «i segmenti del credito, come l’high yield euro, dovrebbero performare discretamente visto che la recessione è altamente improbabile». Conclude Philippe Berthelot, head of credit di Natixis Am: «Gli high yield in Europa beneficiano di bassi tassi di default e del fatto che non sono necessari rifinanziamenti fino al 2019. Tale segmento rappresenta un unicum tra le varie asset class in quanto offre un rendimento superiore al 5% che non è comune in uno scenario caratterizzato da tassi quasi a zero. Detto ciò, è necessario essere selettivi».

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