mercoledì 23 marzo 2016

Meglio i Btpei che i Btp Italia

Inizio anno segnato da una forte pressione al ribasso sul prezzo del petrolio, dal rischio rallentamento cinese e dalla minore fiducia nel ruolo delle banche centrali come cura di tutti i mali. Tutti fattori che rendono più complicato il processo di rialzo dell'inflazione. A questi si è aggiunta nelle ultime settimane la forte pressione sul settore bancario che ha finito per coinvolgere anche il mercato dei titoli di stato, fino a poche settimane fa immune.
La crescente avversione al rischio sta infatti nuovamente creando una divergenza tra l’andamento dei rendimenti dei titoli governativi dei paesi core e quello dei paesi periferici, i quali stanno progressivamente allargando, sebbene con intensità differenti tra loro. Si veda il differente caso di Italia e Portogallo. Da un lato il rialzo è moderato, dall'altro ben più marcato anche per le vicissitudini politiche.

La divergenza tra paesi core e periferia è alla base dell'ampliamento dello spread tra btp e bund decennale, che è rapidamente passato dall'area 110 bps di inizio mese, agli attuali 152 bps. Gli indicatori d'inflazione relativi al mese di dicembre (ultimi dati disponibili), non scontano inflazione in Italia (0.0%) mentre scontano un'inflazione pari a 0.20% in Europa, motivo per cui i Btp legati all'inflazione europea risultano in questo momento preferibili. A questi livelli di indici di inflazione e date le aspettative formulate dal mercato, i Btp Inflation Linked offrono infatti rendimenti attesi maggiori rispetto ai Btp Italia.

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