Il Venezuela è tra i Paesi candidati a ricevere a breve un prestito d’emergenza da Banca Mondiale e Fondo monetario per evitare il fallimento. Duramente colpita dal crollo del prezzo del petrolio sui mercati – la vendita di greggio rappresenta oltre il 90 % delle esportazioni – l’economia del Venezuela ha risentito anche del rallentamento della Cina, principale mercato di sbocco per il greggio del Paese sudamericano.
L’inflazione galoppa inarrestabile – stime del Fondo monetario parlano di una crescita dei prezzi nel 2016 a due zeri, oltre il 700 % - e il Prodotto interno lordo venezuelano si schianta. Dopo il crollo del 10 % nel 2015, l’Fmi stima un ulteriore calo del 6 % nel 2016. Anche le inefficienze del sistema produttivo gravano sull’economia: per esempio, i dipendenti della compagnia petrolifera del Paese, la PDVSA (Pétroleos do Venezuela s.a.), dal 1999 al 2013 sono triplicati, mentre la produttività è scesa del 25 %.
Esaminando i Cds (sono una sorta di assicurazione contro il fallimento di uno Stato, più sono alti e più è ritenuto probabile) si può vedere quanto è vicino il default venezuelano. A cinque anni si attestano intorno a 7.331 che corrisponde praticamente alla certezza del fallimento del Paese entro il prossimo lustro. Il bolivar ha un tasso di cambio ufficiale di 6,3 per 1 dollaro Usa, ma pare che al mercato nero vengano scambiati 1.000 bolivar per 1 dollaro Usa – voci insistenti parlano di un prossimo abbandono del cambio fisso tra bolivar e dollaro Usa. Inoltre, se il petrolio si mantiene intorno ai prezzi attuali, sotto i 30 dollari Usa a barile, ben lontano quindi dai 120 che servirebbero a Caracas per sopravvivere, il Venezuela nel 2016 potrebbe incassare solo 20 milioni di dollari dalle esportazioni. Ben 10 gliene serviranno per ripagare i bond in scadenza quest’anno. I 10 rimanenti non sarebbero sufficienti a pagare le importazioni di cui il Paese necessita. Il fallimento del Paese sudamericano è dietro l’angolo. In tabella trovi quattro bond emessi dal Venezuela quotate sul Tlx. Non acquistarle, il rischio di perdere tutto o di attendere molti anni prima del rimborso è molto elevato.
Altri paesi da cui stare alla larga. alt ri Bond di paesi da cui sta re alla larga Per esempio l’Ecuador, in forte crisi a causa del crollo del prezzo del petrolio, e altri che pagano a caro prezzo l’incertezza politica e la mancanza di riforme. Tra questi l’Egitto, il Pakistan, la Turchia e l’Ucraina (quest’ultima è già tecnicamente fallita, non avendo rimborsato un prestito alla Russia). Turchia a parte, le obbligazioni degli altri Paesi sono quotate sulle Piazze di Berlino, Francoforte e Dūsseldorf.
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