venerdì 4 marzo 2016

Crollo di borsa e tassi ai minimi. Dove investire ora?

Non solo i timori sul ritmo di crescita in Cina e sulla tenuta dei Paesi produttori di materie prime. A portare nuova incertezza sui mercati fi nanziari contribuiscono una serie di variabili geopolitiche, dal prossimo referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea (in programma il prossimo 23 giugno) alla campagna elettorale per le presidenziali negli Stati Uniti, dalle rinnovate tensioni ai confi ni dell’Europa fi no ai frequenti attentati di matrice terroristica. Vicende in merito alle quali diventa diffi cile fare previsioni, con la conseguenza che sui mercati si naviga a vista e si deve fare i conti con frequenti, brusche oscillazioni dei prezzi. Prevale la prudenza. «L’analisi dei mercati e le valutazioni macro politico economiche denotano un forte aumento della volatilità e indicano la possibilità che gli attuali livelli possano persistere», è la lettura di Achille Vallone, team asset management di Marzotto Sim.
«La situazione geopolitica globale presenta elementi di criticità nella gestione della situazione Medio orientale che si è aggiunta a quella centro africana mai veramente affrontata. I fl ussi migratori ne sono la manifestazione più apparente. L’incognita Corea del Nord, il perdurare confl itto in Ucraina, con le conseguenti sanzioni alla Russia, e il deterioramento socio economico di alcuni dei paesi esportatori di petrolio, vedi Nigeria e Venezuela, rappresentano delle incognite il cui impatto è diffi - cilmente quantifi cabile». Su tutto ciò si innestano poi le mosse delle banche centrali, con la Bce che sembra propendere per un rafforzamento del suo interventismo sul mercato, in modo da allontanare lo spettro defl azione, e la Fed che a questo punto appare orientata a fermare la normalizzazione dei tassi. Anche se non esistono certezze in merito.

Questo scenario spinge Marzotto Sim a ipotizzare un portafoglio-tipo investito per il 30% nell’azionario, al 60% in obbligazionario, con il restante 10% riservato alla liquidità. «Per quel che concerne l’equity ritengo giusto destinare il 10% ai titoli americani dei settori consumo, farmaceutico e biotecnologia, settori che benefi ciano indubbiamente del consumo domestico », aggiunge Vallone, «e il resto in società europee dei settori consumo e industriali, che dovrebbero beneficiare della politica monetaria della Bce». Incognita commodity e non solo. Vede uno scenario pieno di incognite anche Salvatore Gaziano, direttore investimenti di SoldiExpert Scf, che ricorda come i dati recenti provenienti dalla Cina indichino una forte discesa degli scambi commerciali («a conferma del netto rallentamento che questa economia sta mostrando da diversi mesi»), mentre il Giappone stenta a ripartire («nonostante tutti i tentativi del governo Abe e della banca centrale») e perfino la Germania segnala dati preoccupanti («l’indice Zew che misura il sentiment degli imprenditori tedeschi è sceso più delle aspettative»).

In questo quadro in deterioramento, con il crollo del prezzo del petrolio che sta mettendo in difficoltà i Paesi produttori e diverse società del settore, si rafforza «un clima sempre più generalizzato di avversione per il rischio il risparmiatore non in grado di muoversi in modo selettivo». In questo contesto, per Gaziano i mercati diventano «un luogo in cui diventa sempre più necessario muoversi con una strategia, in funzione non solo dei fondamentali ma anche dei flussi in entrata e in uscita degli investitori istituzionali su tutte le asset class dai bond alle azioni». Tensioni diffuse tra gli emergenti. Le dinamiche del prezzo del greggio, ricorda Stefano Reali, fund manager di Pharus Management, chiamano in causa il rischio geopolitico, per defi nizione il più sfuggente e meno prevedibile. «I rischi politici non sono confinati nel solo Medio Oriente», ricorda l’esperto. «La Russia è una potenza nucleare e il suo crescente coinvolgimento militare nelle aree calde di Ucraina e Siria non fa che accrescere l’incertezza nei mercati».

Anche la vecchia Europa non è immune dai rischi. La Grecia non occupa più le pagine della cronaca finanziaria, ma la situazione economica-finanziaria del paese non si è del tutto assestata. Uno scenario che spinge Pharus a mantenere nel breve termine un atteggiamento prudente su tutte le asset class, mentre per chi investe con un orizzonte più lungo c’è spazio per conservare un’esposizione sull’equity del 50%, tra cui 25% sull’America, il 20% in Europea e il restante 5% destinato ai titoli del biotech. Un altro quarto del portafoglio verrebbe dedicato alle obbligazioni high yield (quelle che offrono un elevato rendimento a fronte di un ridotto merito creditizio dell’emittente), il 10% alle obbligazioni corporate e il restante 5% alla liquidità. «Non consigliamo di investire in titoli governativi», aggiunge l’esperto. «Riteniamo il rischio rendimento di questi titoli non attrattivo in quanto vediamo rendimenti troppo bassi (addirittura negativi su molte scadenze) rispetto al rischio a essi associato».

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