lunedì 2 febbraio 2015

Il 2015 sarà l’anno dell’oro? Come investirci

Da inizio anno i fondi specializzati sui metalli preziosi, oro in testa, guidano la classifica per performance. A sorpresa, dopo un lungo periodo di debolezza, l’oro ha ripreso forza. E ne hanno beneficiato le società minerarie molto penalizzate lo scorso anno. Da ultima è arrivata la mossa inattesa della Banca centrale svizzera che giovedì 15 gennaio ha deciso di sganciare il franco dall’euro togliendo il pavimento al cambio di 1,20 franchi per ogni euro e facendo scattare gli acquisti sul metallo giallo per l’aumento dell’avversione al rischio.

Guida la classifica dei fondi specializzati per performance a un anno Bgf World Gold che ha messo a segno un 19,7% di performance. D’altronde secondo Société Générale la debolezza del petrolio, che a breve danneggia le quotazioni del metallo giallo, a lungo termine potrà invece avere un effetto positivo sull’oro. «La riduzione del costo dell’energia potrebbe far crescere la domanda indiana, il secondo maggior consumatore al mondo di oro. Questo perché il petrolio rappresenta il 35% dell’import indiano. Il crollo del prezzo del greggio beneficia i Paesi importatori, incentivando i consumi e supportando la crescita economica», dicono da Société Générale.

E un recupero dei prezzi si è iniziato appunto a vedere nelle ultime due settimane. Come ricorda un report di Ubs: «Gli ultimi dati disponibili mostrano che stanno aumentando le posizioni lunghe sui metalli preziosi, fatta eccezione per il palladio». Peraltro gli esperti ricordano che il riposizionamento dell’oro sta avvenendo gradualmente e questo fa sì che possa essere un trend più stabile. Una mini-ripresa si era già vista a novembre, quando l’oro ha tratto vantaggio dalle buone notizie arrivate dall’India, che ha allentato le restrizioni sull’acquisto di oro cancellando il requisito 80-20 sulle importazioni, che imponeva di ri-esportare il 20% dell’oro importato, sotto forma di articoli di gioielleria.

«Sebbene l’imposta del 10% sulle importazioni di oro rimanga, questa notizia potrebbe far ripartire la domanda indiana e dare supporto al mercato fisico», sottolinea in un’analisi Nevine Pollini, Senior Analyst Commodities di Union Bancaire Privée (Ubp). Che aggiunge: «A novembre, diversi fattori hanno tenuto sotto pressione la quotazione dell’oro: la stragrande maggioranza di no al referendum svizzero Save our Swiss Gold; il crescente ottimismo riguardo a dati economici statunitensi migliori delle attese; la conseguente aspettativa di una posizione sempre più da falco da parte della Federal Reserve; il dollaro ai massimi quinquennali e il boom dei listini azionari a stelle e strisce». Secondo Morgan Stanley: «Il nostro caso base indica che ci sarà ancora debolezza per l’oro nei prossimi due anni. Ma le continue tensioni geopolitiche, i dubbi sul ritmo di crescita dei Paesi emergenti e il timore del rialzo dei tassi Usa faranno sì che non ci sia un crollo nei prezzi dell’oro».

Spiega Bradley George, gestore del fondo Global Gold e Head of Commodities & Resources di Investec Asset Management: «Crediamo che il prezzo dell’oro possa salire leggermente rispetto agli attuali livelli, portandosi a circa 1.300 dollari l’oncia rispetto agli attuali 1.205 dollari l’oncia. Riteniamo che, dal momento che i tassi d’ interesse statunitensi aumenteranno solo probabilmente verso la fine del 2015, questo dovrebbe far sì che il prezzo dell’oro rimanga stabile o aumenti leggermente. Il taglio dei costi che le compagnie dell’oro stanno affrontando per abbassare i costi di produzione nel tentativo di migliorare i loro margini ci porta a essere ancora più positivi sulle azioni dell’oro. Il calo del prezzo del petrolio unito alla svalutazione monetaria si traduce in una diminuzione della struttura dei costi in dollari. Dato il significativo sell-off che abbiamo visto per le azioni dell’oro nel 2013 e nel 2014, ci aspettiamo un rialzo nel 2015».

Afferma Emmanuel Painchault, Head of Commodities & Infrastructures, Edmond de Rothschild Asset Management e gestore del fondo Goldsphere che rende l’11% da inizio anno: «Dopo un 2013 che definirei drammatico, il 2014 è stato un anno di consolidamento per il mercato dell’oro che si è stabilizzato a 1.200 dollari l’oncia». Painchault ricorda che la stabilizzazione è stata possibile grazie alle minori vendite di Etf sull’oro e la maggiore domanda dei due Paesi che consumano più oro, ossia Cina e India nell’ultimo trimestre dell’anno.

Poi «il rafforzamento da inizio anno è dovuto al fatto che l’oro è tornato a essere un bene rifugio nel momento che ci sono molti timori sui mercati, tra le elezioni greche e l’attesa del Qe in Europa», dice Painchault, che aggiunge: «Ora il focus sarà sul momento in cui la Fed rialzerà i tassi e con quale ritmo lo farà, anche se la crescita in america è buona, non crediamo in un rialzo rapido dei tassi. Quindi i tassi reali dei Fed fund resteranno bassi e questo è un elemento favorevole per l’oro. Poi è positivo l’effetto combinato di un aumento di domanda della gioielleria e del fatto che le vendite sono cessate, mentre i rischi possono arrivare da un dollaro troppo forte e dalla deflazione».

Secondo Edmond de Rothschild am nel 2015 il prezzo resterà tra 1.150 e 1.400 dollari l’oncia. «Non è un’inversione di trend, ma crediamo che essere investiti in oro offra una buona diversificazione e farlo investendo nelle società minerarie consente anche di beneficiare del basso prezzo del petrolio che favorisce queste società che consumano molta energia». Più prudenti gli esperti di Bnp Paribas WM: «Il prezzo rimane in un trend ribassista ed è adesso ai livelli della metà del 2010. Riteniamo che il dollaro americano continuerà ad apprezzarsi sulla base delle divergenti politiche della Bce e della Fed e della bassa inflazione. Questo elemento è negativo per l’oro».

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