mercoledì 25 febbraio 2015

Quali azioni acquistare tra QE BCE, crisi Grecia e Ucraina?

L’Ucraina torna a infiammarsi e i mercati lasciano correre. La Banca Centrale Europea taglia le gambe alla Grecia mantenendo aperto il solo rubinetto di emergenza e i mercati lasciano correre. Wall Street restituirà utili inferiori alle attese e i mercati lasciano correre.

Questa specie di narcosi si chiama «sindrome monetaria » e vive nella fiducia che le banche centrali continueranno a sostenere i mercati: sul versante europeo il Quantitative easing annunciato dalla Bce, che partirà il mese prossimo, ha inchiodato di fatto i corsi dei titoli di Stato dei Paesi membri sui massimi storici, dove le scadenze più brevi (fino ai 5 anni) offrono rendimenti negativi per molti Paesi (Germania, Francia, Austria, Svezia e Belgio, cui si è aggiunta in settimana la Finlandia), mentre il rendimento dei decennali va dal minimo dello 0,3% o poco più del Bund tedesco fino al 2,3% del Portogallo, passando dall’1,5% del Btp italiano e lasciando ovviamente da parte l’eccezione greca, dove l’elevato livello in cui colloca la curva dei rendimenti e la sua pendenza negativa sono tipiche di un emittente che si avvicina nuovamente al territorio del parziale default. Mercati obbligazionari.

Chi ha in mano titoli di Stato di un Paese dell’Unione monetaria che sarà oggetto di acquisti da parte delle singole banche centrali nell’ambito del programma stabilito dall’Eurotower (e quindi tutti gli emittenti con s tanding investment grade per le scadenze da 2 a 30 anni, così come gli emittenti non investment grade che ottemperano al memorandum of understanding concordato con la Troika) potrà quindi dormire sonni tranquilli nei prossimi mesi. Almeno fino a quando un Paese che si trova sull’ultimo gradino dell’investment grade (l’Italia, secondo Standard&Poor’s) non sia in odore di downgrading. O fino a quando un Paese sotto aiuti finanziari non sia in vista di non ottemperare più al memorandum (come la Grecia).

In realtà anche i possessori di bond italiani possono dormire per il momento sonni tranquilli: la Bce accetta infatti come collaterale dalle banche, in cambio di finanziamenti ordinari o Tltro, titoli di Stato che abbiano almeno un rating investment grade tra i quattro giudizi delle principali agenzie internazionali (S&P, Moody’s, Fitch e Dbrs) e per l’Italia tre giudizi si collocano sul penultimo gradino della soglia investment grade e soltanto uno (quello di S&P, il peggiore) sull’ultimo gradino ma con outlook «stabile». Il criterio «first best» assicura che anche nell’ambito del Quantitative easing i Btp godano ancora di un discreto margine prima di poter essere esclusi dalla lista, margine che sicuramente non potrà consumarsi nel giro di pochi mesi.

Ecco perché i titoli di Stato italiani non sono stati caratterizzati da alcuna vendita in occasione dell’acuirsi della tensione finanziaria in Grecia, dove i piani del nuovo esecutivo di sinistra sono entrati in rotta di collisione con la Germania e più in generale con l’Ue-Fmi-Bce perdendo l’appoggio di quest’ultima. Mentre i bond spagnoli hanno accusato un lieve contraccolpo in vista delle elezioni politiche di novembre, in attesa delle quali la sinistra antieuropeista Podemos, al pari della greca Syriza, da un po’ di tempo si trova in testa a tutti i sondaggi: in questo caso i mercati finanziari temono che l’elevato livello di disoccupazione spagnolo, secondo soltanto alla Grecia in ambito europeo, sia ancora una volta in grado di sancire il punto di rottura dei sacrifici di bilancio prescritti dalla Troika, mettendo in forse i rating di Madrid (che sono uguali a quelli italiani, con l’eccezione di Standard&Poor’s che è superiore di un «notch»», trovandosi tutti al penultimo gradino dell’investment grade).

Mercati azionari. Il rischio concreto che Atene non riesca a far fronte ai propri impegni, visto che l’autonomia finanziaria del Paese arriverà al massimo fino alle prime battute dell’estate in assenza degli aiuti necessari, si è quindi manifestato sui mercati azionari, al momento in modo del tutto contenuto, visto che la stragrande maggioranza degli operatori ritiene che Tsipras farà qualche passo indietro soltanto quando si troverà sul ciglio del burrone, costituito dall’uscita dall’euro: i riflessi più evidenti li ha subiti, per l’appunto, il listino di Madrid, dove l’indice Ibex non è riuscito a spingersi oltre il picco di gennaio e tantomeno oltre quello più alto di dicembre, mentre il Ftse Mib si trova al di sopra di entrambi.

All’opposto il Dax di Francoforte ha inaugurato un nuovo record storico martedì 3 febbraio sfiorando quota 11.000 punti, per poi arretrare lievemente senza peraltro cedere il primissimo sostegno ben visibile a 10.800 punti, tracciato sui record segnati la settimana precedente. Nel regno di mezzo, il Cac di Parigi è riuscito a consolidare la posizione sui nuovi massimi segnati dal giugno del 2009 a oggi, grazie anche alla provvidenziale reazione di Wall Street: l’S&P500 è riuscito infatti a rimbalzare sull’importante supporto posto a quota 1.980-1.970 punti, fino a insidiare nuovamente l’ultimo ostacolo tra 2.065 e 2.075 punti che lo separa dal record storico di fine anno segnato a 2.093,55 punti. L’impostazione dei principali indici borsistici rimane quindi rialzista: quello americano è sostenuto dall’idea di continuare a beneficiare di un costo del denaro ridotto ai minimi termini per un buon numero di mesi, controbilanciando l’impatto del super-dollaro sulle esportazioni, mentre la forza del biglietto verde continuerà ad attrarre gli investitori internazionali in cerca di rendimento.

Dal canto loro gli indici borsistici di Eurolandia risultato sostenuti dall’imminente avvio del Quantitative easing della Bce e da nuovi indebolimenti dell’euro che forniranno una nuova spinta alle aziende esportatrici, salvo sviluppi negativi sul fronte ucraino, mentre il comparto finanziario è destinato a rimanere più indietro a causa delle incertezze su Atene, che coinvolgono direttamente le banche. Queste incertezze tireranno qualche tacca di freno a mano sugli indici borsistici periferici, come il Ftse Mib di Piazza Affari e soprattutto l’Ibex spagnolo, suggerendo un approccio d’acquisto ancora prudente e scaglionato in base all’immancabile test dei supporti.

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