martedì 9 maggio 2017

Capitali all'estero e Ivafe - dichiarazione fiscale 2017

Maggio, mese di dichiarazione fiscale. Da pochi giorni è possibile confermare il modello 730 o il modello Redditi (ex Unico) precompilato. Ma se hai un conto corrente, o in generale capitali all'estero, dovrai sicuramente fare alcune modifiche visto che, almeno per ora, la segnalazione delle banche e degli intermediari finanziari esteri non alimenta il modello precompilato.

Vediamo quindi cosa devi fare per metterti in regola con il fisco italiano.


Il riquadro RW

Se hai un conto corrente o un conto deposito,  un dossier titoli, un conto trading (per esempio tramite un broker forex), un fondo di investimento, una quota in una società estera etc., detieni attività finanziarie all'estero che devi dichiarare ai fini del monitoraggio fiscale.

In pratica ti viene richiesto di segnalare tutti i tuoi capitali e investimenti all'estero. Per farlo devi compilare il riquadro RW del modello Redditi (fino all'anno scorso si chiamava modello Unico). Per ogni voce finanziaria, devi compilare un rigo del riquadro inserendo in particolare inserendo il codice paese estero, il codice attività finanziaria e il valore iniziale e finale (sulla base di vari criteri che cambiano in base alla tipologia di strumento finanziario). Tali valori servono anche a calcolare l'Ivafe, l'imposta sulle attività finanziarie che è per molti versi simili al bollo applicato sui conti e investimenti detenuti presso banche in Italia.

L'Ivafe è in genere pari allo 0,2% del controvalore detenuto, eccetto per il conto corrente ed i conti deposito (con però alcune distinzioni che derivano dalle particolarità dello strumento, si pensi al deposito risparmio della svizzera PostFinance) su cui si paga un importo fisso di 34,2 euro (salvo per giacenze medie inferiori a 5.000 euro). Attenzione in questo caso a come si calcola la giacenza ed a considerare tutti i depositi all'estero (pure Paypal è considerato un deposito all'estero da dichiarare).
L'Ivafe va poi versata secondo i tempi e le modalità previste.

Interessi, dividendi e plusvalenze

Oltre ai capitali esteri, occorre dichiarare i redditi conseguiti da questi. Per esempio gli interessi sui conti correnti o depositi, le cedole delle obbligazioni, i dividendi azionari e soprattutto le plusvalenze (capital gains) derivanti dalle negoziazioni in strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, Cfd, opzioni, derivati, valute Forex etc.).
Tutte soggette a imposta del 26% (eccetto gli interessi sui titoli di stato tassati al 12,5%).

Questi redditi vanno dichiarati nei quadri RM e RT secondo particolari criteri in base all'anno di conseguimento e alla tipologia di reddito.

Ricordo che da quest'anno è operativo l'accordo internazionale Ocse di scambio di informazioni, per cui le banche e gli intermediari all'estero trasmetteranno all'Agenzia delle Entrate italiana le informazioni sui clienti italiani. E' quindi ormai impossibile evitare di dichiarare, anche per chi detiene soldi in un conto corrente in Svizzera, Malta o Montecarlo, o chi ha un conto trading sul Forex a Londra, Cipro o Israele (per citare i casi più frequenti, ma il discorso vale per tutti).

Per evitare errori, consiglio la lettura delle guide sulla dichiarazione fiscale e Ivafe.

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