giovedì 21 maggio 2015

Meglio i Btp indicizzati all’inflazione dei Btp

L'ultimo intervento di Draghi è servito a sottolineare come l'autorità monetaria sia pronta, qualora ce ne fosse bisogno, a ufficializzare un'espansione del balance sheet, riportandolo ai livelli del marzo 2012 quando era pari a 3 trilioni di euro. Dissipando scetticismi in merito alla concordanza delle decisioni, Draghi ha sottolineato l'unanimità della scelta, ulteriore stimolo per un calo dei rendimenti dei titoli di Stato, soprattutto periferici. Per quanto riguarda i titoli di Stato italiani, nel corso dell'ultimo mese si è assistito a un aumento del prezzo quantificabile tra 0,50-0,7% per i BTpItalia, tra lo 0,6-3% per i BTp inflation linked e tra 0,4-2,5% per i BTp a tasso fisso.

Dall'osservazione della tabella continua ad emergere la maggiore convenienza dei Btp Italia rispetto ai Btp indicizzati all'inflazione europea e ai Btp nominali. Per coloro che hanno una view positiva nel lungo termine sul rialzo dell'inflazione agli attuali livelli di prezzo, l'acquisto di titoli indicizzati continua a rappresentare una valida opportunità di diversificazione. Ricordiamo inoltre che i Btp Italia godono di un floor sulla cedola. Questo significa che in caso di deflazione nel semestre la cedola viene calcolata moltiplicando il tasso cedolare semestrale reale fisso per il capitale nominale investito (quindi non svalutato). Questo non avviene invece per i Btp indicizzati all'inflazione europea per i quali il tasso cedolare viene moltiplicato per il capitale svalutato dall'eventuale deflazione.

0 commenti:

Posta un commento