giovedì 14 maggio 2015

Perché investire sui mercati emergenti con il QE della BCE

investire paesi emergenti 2015Gli investitori stanno tornando sui mercati emergenti. Il mese scorso, l’indice Msci Emerging Markets ha guadagnato lo 0,6%, superando per la prima volta da luglio l’indice S&P 500. Secondo l’Institute of International Finance, (Iif) a gennaio gli investitori hanno stanziato sui mercati emergenti 18 miliardi di dollari in azioni e obbligazioni.

Una netta inversione di tendenza dai deflussi per 11 miliardi registrati a dicembre. Nel 2013 e nel 2014, il Msci Emerging Markets Index è sceso di quasi il 5%, in un periodo in cui i titoli Usa hanno avuto un’impennata da record. Molti mercati restano resilienti, ultimo segnale del fatto che gli investitori stanno passando al setaccio il pianeta in cerca di asset che promettano migliori rendimenti.

«I mercati emergenti sono uno dei pochi veri affari in un mondo sempre più dispendioso», ha affermato Jeffrey Kleintop, direttore strategico degli investimenti globali presso Charles Schwab, che gestisce 2.500 miliardi di dollari. Secondo Kleintop, quando la volatilità si impenna le basse valutazioni potrebbero fornire «una sorta di cuscinetto». Tuttavia si prevede ancora che i mercati emergenti cresceranno a un ritmo più rapido di quelli sviluppati, aiutati dal calo dei prezzi delle commodity.

Dopo anni di deboli performance, le stime sono diventate interessanti in questo ambito. Inoltre, invece di guardare ai mercati emergenti nel complesso, alcuni investitori sono diventati più selettivi nei confronti di diversi Paesi. L’India, per esempio, è considerata ben posizionata poiché è un importatore di petrolio e ha un governo interessato a rivoluzionare la propria economia. L’Indonesia sta attirando l’attenzione di molti gestori di portafoglio, come stanno facendo Messico e Taiwan, che beneficeranno della ripresa statunitense.

Aggiungendo un ulteriore cuscinetto ai mercati emergenti, la decisione della Bce di adottare un piano di stimolo del valore di oltre 1.000 miliardi di euro ha aiutato ad attenuare i timori di una contrazione della liquidità a livello mondiale che potrebbe colpire duramente i mercati emergenti. Société Générale ha riscontrato che quasi il 70% dei propri clienti sul breve termine è ottimista nei confronti dei mercati emergenti, il dato più elevato dallo scorso marzo. L’ottimismo si palesa nonostante una moltitudine di forze sembri essersi alleata contro i mercati emergenti.

Tra le maggiori preoccupazioni: il rallentamento della crescita, che potrebbe rendere difficile per le società emettere azioni e bond per restare in salute. Il mese scorso, poi, il Fondo monetario internazionale ha tagliato dal 4,9% al 4,3% le proiezioni di crescita del 2015 per i mercati emergenti.

Altri ostacoli riguardano gli improvvisi rialzi del dollaro, in parte dovuti all’aspettativa che la Fed quest’anno, per la prima volta dal 2006, alzi i tassi a breve termine. E la rivalutazione del biglietto verde spesso viene accompagnata da una fuga di capitali dalle economie meno sviluppate.

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