martedì 23 febbraio 2016

Le banche ostacolano l'acquisto dei migliori fondi in Borsa

Chi snobba i fondi in Borsa Molti intermediari non consentono ai clienti di negoziarli Sembra la riedizione del film già visto con gli Etf Tutto secondo copione. A circa un anno dall’avvio delle negoziazioni dei fondi comuni aperti in Borsa, molte banche non consentono ai loro clienti di acquistare e vendere i fondi a Piazza Affari. È quando emerge dalle mail dei lettori che in questi mesi hanno in più occasioni segnalato l’impossibilità di negoziare allo sportello della propria banca o via home banking gli ormai 101 fondi (di 17 emittenti) presenti sulla piattaforma di Borsa Italiana. Una ritrosia che viene confermata dalle risposte delle stesse banche che, contattate da Plus24, motivano anche le loro (vedi articolo in basso).
Il remake Del resto si tratta della riedizione di un film già visto nei primi anni 2000 con l’approdo a Piazza Affari degli Etf, quando i clienti che desideravano trasmettere un ordine d’acquisto degli Etf dovevano sudare le proverbiali sette camicie per superare le reticenze del consulente allo sportello. Per l’intermediario non c’è molto interesse a proporre uno strumento finanziario a basso costo che garantisce solo risicatissime commissioni. Adesso gli investitori si ritrovano ad affrontare lo stesso problema, anche perché i fondi tradizionali sono proposti in Borsa dalle Sgr con una classe ad hoc con commissioni di gestione ridotte, finanche dimezzate e per guadagnare le banche dovrebbero farsi pagare a parte il servizio di consulenza prestato.

Con il collocamento tradizionale attraverso gli accordi di distribuzione, invece, per l’intermediario è più facile incassare la remunerazione perché è il gestore che gli riconosce gran parte delle commissioni che a sua volta preleva via via dal fondo. Anche senza evidenziarlo troppo agli investitori. Il lieto fine Ma da argomento tabù allo sportello, nel giro di 13 anni anche in banca la percezione degli Etf è cambiata radicalmente. Negli ultimi mesi più intermediari sono arrivati a proporli all’investitore finale indirettamente all’interno di altri prodotti (gestioni patrimoniali, polizze e certificates), sottolineando i benefici degli Etf anche negli slogan delle campagne pubblicitarie. Un’apertura al mercato dei fondi passivi, che potrebbe essere di buon auspicio per i fondi comuni tradizionale. Adesso occorrerà attendere qualche anno per consentire anche al segmento di mercato a loro dedicato di crescere e prendere consistenza. Solo con le pressioni dei clienti le banche consentiranno la negoziazione dei fondi in Borsa senza troppi ostacoli, sulla falsariga di quanto accaduto con gli Etf.

I tempi e gli attori protagonisti cambiano, anche se le trame si ripetono. Sono ancora poche le banche che danno l’accesso diretto Banca Sella, Mediolanum, Bpm, Deutsche Bank e Ubi vanno aggiunti alla lista C’è chi teme la deriva fai-da-te, su un prodotto ritenuto “complesso” che sarebbe meglio acquistare con il supporto di una qualificata consulenza. Altri invece evidenziano solo delle difficoltà tecniche. Sono queste le principali motivazioni alla base delle scelte degli intermediari di non abilitare ancora ai clienti la possibilità di negoziare i fondi comuni su Borsa Italiana.

 Dal Gruppo IntesaSanpaolo fanno sapere. «non permettiamo di contrattare direttamente i fondi a Piazza Affari perché riteniamo che si tratti di un investimento di natura particolarmente complessa, che necessita di una consulenza specializzata». Anche in casa Mps ritengono opportuno «guidare i clienti nella scelta di questa tipologia di investimento attraverso un percorso di consulenza. I fondi devono essere attentamente pre-selezionati dalla banca, in modo che la rete possa disporre di idonei strumenti per fornire gli opportuni consigli ai clienti, secondo logiche di prodotto e di portafoglio». Al momento non ha attivato i canali per consentire alla clientela di negoziare i fondi in Borsa neanche Widiba: «Riteniamo che per i prodotti più complessi - affermano dalla banca online del gruppo Mps - sia necessario affiancare al cliente un consulente che possa guidarlo nelle scelte d’investimento.

Restiamo comunque attenti all’evoluzioni di mercato soprattutto in ottica Mifid2». Sulla stessa linea Azimut che da sempre integra gestione e distribuzione e propone un approccio consulenziale ai clienti: «Da noi operativamente non è possibile e lo sconsigliamo». I fondi quotati non rientrano neanche nel modello di servizio di CheBanca! che ha una sua piattaforma con 3600 fondi. «L’avere a scaffale tanti fondi - fanno eco da Credem - è un’opportunità che porta con sé molti rischi. Non offrire consulenza su questi prodotti potrebbe esporre i clienti a scelte non corrette. Ogni fondo ha sue specificità». Il segmento di Borsa con i fondi per ora non è disponibile neanche sulla piattaforma di Ing Direct: «Pur considerando il mercato interessante, al momento non c’è un’offerta completa e non ci sono i volumi di contrattazione per proporlo ai nostri clienti. Siamo in attesa di capire in che modo evolverà».

 Per Binck «la motivazione risiede nel sistema di negoziazione che non è compatibile con quello già in essere, ad esempio per gli Etf. Pertanto dovremmo implementare modifiche software e di processo che oggi non sono giustificate dalla redditività attesa del servizio, anche considerando che la nuova modalità non prevede le usuali commissioni di retrocessione previste tradizionalmente». Aspetti tecnici da superare per offrire un servizio davvero efficiente vengono sottolineati anche da Fineco, da dove aggiungono che «sono in corso gruppi di lavoro per valutare questi aspetti». L’allineamento informatico per consentire l’operatività ai clienti è in dirittura d’arrivo per Bper e Bcc di Roma. Mentre Bnl ha in atto un cambio di piattaforma interna che al momento impedisce l’attivazione del servizio.

Da Ubi fanno sapere che è possibile negoziare i fondi in Borsa attraverso il servizio home banking, mentre in filiale al momento non è disponibile, ma se si dovesse manifestare la domanda lo attiveremo subito». Bpm, invece, ritiene il fai-da-te rischioso e offre il servizio solo allo sportello con un’adeguata consulenza. Banca Mediolanum offre il servizio solo attraverso il canale telefonico. Anche Banca Sella, Deutsche Bank e Banca Generali danno accesso al servizio e dal gruppo triestino sottolineano che «l’approdo in Borsa dei fondi rappresenta un’ulteriore finestra per i risparmiatori che vanno comunque supportati nel difficile ambito della selezione». La negoziazione dei fondi in Borsa potrebbe anche aiutare gli intermediari a far emergere il valore della consulenza. Di sicuro aiuterà a farla pagare e valutare a parte dal cliente, che avrà la possibilità di distinguerla dall’attività di gestione.

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