mercoledì 13 febbraio 2013

Investire in azioni americane nel 2013

Il mercato azionario americano è indubbiamente stato la sorpresa positiva del 2011 e del 2012, insieme probabilmente al resto delle asset class disponibili sui mercati dei capitali statunitensi. Come si usa dire, nei momenti di crisi “dollar is (still) king”.

investire-azioni-usaA questo punto che cosa attendersi per il 2013? I tempi dei soldi facili sembrano finiti anche in questo caso: nonostante la ricchezza delle aziende americane, i saldi non sembrano proprio abbondare, anche se Renato Zanellati, responsabile di Nordea Investment Funds per l’Italia, vede un interessante premio al rischio: «Il mercato azionario statunitense, rappresentato dall'indice S&P 500, è attualmente scambiato a circa 13,5 volte gli utili del 2012 e 12,5 volte gli utili del 2013.



Troviamo questa valutazione interessante, soprattutto rispetto ai buoni del Tesoro Usa a 10 anni, che offrono un rendimento dell'1,64%, e di altre alternative a reddito fisso. Nel complesso, le società americane mantengono una forte posizione finanziaria, con ampia liquidità di cassa e utili elevati». Sulla stessa lunghezza d'onda Nadège Dufossé, senior asset allocation manager di Dexia Asset Management: «C'è meno potenziale di rialzo per il mercato Usa rispetto all'Eurozona o ai mercati emergenti.

Negli ultimi anni chiaramente l'azionariato statunitense ha sovraperformato altre aree del mondo e quindi le valutazioni sono adesso più impegnative. Riteniamo comunque che l'equity americano rimanga interessante rispetto ad altre asset class. Qualsiasi accelerazione della congiuntura economica, ogni diminuzione del rischio politico, a seguito di un accordo sul fiscal cliff, nonché un accordo sul debito pubblico americano darebbero sostegno ai corsi delle azioni Usa».

Sono infatti il fiscal cliff e la situazione economica Usa, europea e globale a preoccupare gli addetti ai lavori. Probabilmente le attese sui dati macro continueranno a incidere sui mercati, ma anche la questione fiscale: se le parti non troveranno un accordo in fretta, sarà l’ansia delle diverse piazze finanziarie ad accelerare le decisioni. Si discosta invece dai colleghi James Ross, senior portfolio manager di AllianceBernstein: «Molti dei rischi sono di natura geopolitica, Iran in particolare».

Se analizziamo dove ci potrebbero essere le migliori occasioni per il 2013, vediamo che un certo mix ciclico tende a emergere, peraltro favorito da minori timori di caos in sede politica. Alexandre Hezez, direttore investimenti di Convictions Asset Management, punta ad esempio su un settore specifico: «I titoli tecnologici hanno sottoperformato a causa del fiscal cliff: questi dovranno dunque sovraperformare, se un rinvio verrà annunciato. Amazon, eBay, Emc, Apple, Qualcom e Google sono i più interessanti».

Ciclicità favorita da un minore premio al rischio anche per Zanellati di Nordea: «Anche se siamo in grado di trovare valore in tutti i settori dell'economia, stiamo vedendo le migliori opportunità in due settori in modo particolare. Il comparto finanziario è interessante in quanto le valutazioni riflettono ancora le turbolenze della recente crisi e sta scontando le opportunità di crescita insite nella ripresa del mercato immobiliare americano e la relativa riaccelerazione del credito alle imprese.

Siamo anche bullish sul settore energetico, in quanto la domanda aumenta in tutto il mondo per alimentare una base industriale e una crescita dei consumi in rapido aumento». Sulla stessa lunghezza d'onda James Ross di Alliance- Bernstein: «Riconosciamo che il settore hi-tech offre molte opportunità, specialmente dopo l'ultimo periodo di underperformance. Allo stesso tempo, per sfruttare potenziali recovery nel 2013, i nostri favoriti sono i beni di consumo discrezionali, specialmente nelle aree turismo, media e lusso».

In definitiva le aspettative sull'azionario statunitense appaiono simili e speculari rispetto all'Europa. In entrambi i casi la cautela è palpabile: sulle azioni statunitensi sembra però prevalere un minimo di ottimismo, che spinge gli investitori a cercare una crescita non solo di tipo esogeno, ma anche sul ciclo locale: indubbiamente non appare elemento da poco l'interesse che il complesso dei servizi finanziari sembra ricevere.

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