mercoledì 27 febbraio 2013

Investire in azioni paesi emergenti nel 2013

investire-paesi-emergentiI mercati azionari emergenti hanno vissuto un biennio decisamente difficile. Le due diverse fasi di avversione al rischio del 2011 e del 2012 hanno lasciato gli emerging indeboliti e privi di una consistente fetta di liquidità da parte degli investitori esteri, soprattutto europei.

La debolezza di alcuni mercati chiave come la Cina, impegnata in una difficile ristrutturazione economica, e la fine, per il momento, dell'ascesa dei prezzi delle risorse naturali sono stati elementi che hanno pesato.


Attualmente un minimo di ottimismo sembra prevalere. Ad esempio positive e prudenti le dichiarazioni di Jean-Louis Scandella, portfolio manager growth emerging markets di Comgest Am: «Dopo due anni di sotto performance rispetto ai mercati sviluppati e cinque anni di performance negative dall’inizio della crisi finanziaria globale, stiamo tornando più positivi sui mercati emergenti.

Nel complesso, la nostra opinione sugli emerging ci sembra abbastanza controcorrente, dal momento che numerosi player del mercato manifestano preoccupazioni per la crescita economica, mentre la maggior parte concorda sulle valutazioni assolute interessanti.

Se da un lato la crescita economica (il Pil reale della Cina dovrebbe aumentare dell’8,6% nel 2013, contro lo 0,7% dell’Europa e il 2,4% degli Usa) non è una guida affidabile per la performance dei mercati azionari, alla fine essa fa scattare prospettive di incremento degli utili più attendibili ».

Sulla Cina si concentra anche Ralf Wiedenmann, head economic research di Bank Vontobel, che commenta: «I profitti delle aziende cinesi sono stati deboli nel recente passato, ma ci sono segni che il paese sta superando questa fase, il che dovrebbe avere un effetto positivo sui mercati ».

Chi invece mostra più fiducia è il team di gestione di Edmond de Rothschild: «Gli emergenti potrebbero davvero sovraperformare nel 2013, per gli stessi motivi per cui si sono mossi bene dal 2002, riassumibili nel concetto di differenziale di crescita con i mercati più sviluppati.

Ma gli emergenti presentano anche livelli più bassi di debito sovrano e c'è da tenere presente che dalla fine del 2010 hanno sottoperformato». In generale il discreto livello di ottimismo viene evidenziato dal fatto che anche sugli emergenti sembra prevalere un delicato mix di cautela e di un atteggiamento più aggressivo.

Indicativa la sintesi di Scandella di Comgest Am: «Noi investiamo in quality growth, che significa: a) un’attività forte (franchise); b) un business model interessante; c) un buon ambiente per il settore; d) un team di dirigenti efficace e affidabile. Tutti questi fattori si traducono in crescita visibile.

Questo approccio allo stock picking ci spinge verso business model più difensivi, con un’esposizione tradizionalmente forte alle azioni dei beni di consumo sia corrente sia ciclico. Manteniamo, ma non aumentiamo, l’esposizione alle azioni in questo ambito di fronte alla forte rivalutazione del settore dei beni di consumo corrente dell’Msci Em a 21x gli utili per il 2013 (a un premio del 70% sull’Msci Em, che equivale al 25% sulla sua media su otto anni), sapendo che le aziende di qualità hanno il loro prezzo».

Decisamente aggressive le scelte di Pierre Puybasset, di Financière de l’Echiquier: «Il continente africano ha un potenziale di crescita incredibile. Per questa ragione siamo particolarmente interessati al Ghana e alla Nigeria, tanto che di recente abbiamo investito in Nigerian Breweries. Lo stesso vale per l'Indonesia, un'altra fonte di opportunità che sta emergendo.

A parte queste aree, siamo tuttora interessati ai Bric: l'India ad esempio è un paese che potrebbe offrire buone sorprese dopo molte false partenze». Jean-Louis Scandella, portfolio manager growth emerging markets di Comgest Am, spiega la situazione: «L’Msci Em prevede una crescita degli utili del 13,9% nel 2013 dopo un 2012 di stagnazione. Ciò a fronte di una crescita dell’1,5% nel 2012 per lo Stoxx 600 e una previsione del 12,3% nel 2013.

Queste stime ci sembrano a grandi linee realistiche sullo sfondo delle attuali aspettative di incremento delle economie, che integrano un’accelerazione della crescita reale del Pil per i paesi emergenti da circa il 5% nel 2012 al 6% nel 2013. Prerequisito è il recupero dell’Europa dalla recessione nel 2013».

Ma quali sono le aspettative di profitto nel mondo emergente? Il team di analisi di Edmond de Rothschild ritiene che le aspettative siano realistiche, persino prudenti, così come le aspettative di utili. Più articolato, invece l'intervento di Ralf Wiedenmann, di Bank Vontobel: «Gli investitori sono generalmente ancora rialzisti, forse un po' troppo.

Ciò implica che i mercati divengano più vulnerabili a notizie economiche o corporate cattive o semplicemente deludenti. Ciò è particolarmente vero nel caso degli asset rischiosi, che sono stati protagonisti di un energico rally durante l'estate». Forse finalmente per gli emergenti è ora di ripartire.

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