sabato 23 febbraio 2013

Investire in Turchia, tra azioni e obbligazioni

investire-turchiaAgli inizi di novembre, Fitch ha comunicato di avere portato il rating della Turchia a livello investment grade, mentre il grado di affidabilità creditizia determinato da Moody’s, che lo ha portato a Ba1 a giugno, si posiziona attualmente a solo uno scalino dal giudizio investment grade.


I dati macroeconomici del paese eurasiatico hanno poco a che vedere con quelli dei membri dell’Unione Europea, alla quale spera di aggregarsi in tempi stretti. Per il 2012, le attese si concentrano su una crescita del Pil del 3,2% e per l’anno prossimo le stime si spingono fino al 4%.

Il principale catalizzatore del miglioramento per il 2013 dovrebbe essere l’accelerazione della domanda interna, accompagnata da un’inflazione sotto controllo (probabilmente sarà inferiore al 6,2% pronosticato dalla Banca centrale).

Per lungo tempo, i continui aumenti dei prezzi sono stati un fatto normale in Turchia. Il tasso d’inflazione annua nel periodo 1983-2001 raggiunse una media del 60- 70%. Da allora, questo dato è sceso in modo significativo, a circa il 10% negli ultimi dieci anni. Il tasso d’inflazione per il 2012 potrebbe calare ancora, forse addirittura intorno al 7%; un tasso davvero basso per gli standard turchi.

La politica non convenzionale della Banca centrale turca si è rivelata corretta. Gli scarsi timori per l’evoluzione dei prezzi al consumo dovrebbero consentire ai responsabili della politica monetaria di disporre di margini per ulteriori tagli del costo del denaro. La borsa di Istanbul è una delle più performanti dell’anno in corso, con una rivalutazione superiore al 40%.

I migliori fondi comuni d’investimento azionari con focus sul listino turco hanno raggiunto rivalutazioni superiori al 50% nel corso del 2012. Sulla scia della performance realizzata dall’indice di borsa di Istanbul, alcuni titoli hanno sperimentato rialzi molto consistenti. Osservando i dati aggiornati a inizio novembre, spiccano le plusvalenze della società energetica Ipek Dogal Enerji (+212% da inizio anno), della mining company Koza Anadolu Metal (+172%) e dell’importatrice e distributrice di automobili Dogus Otomotiv (+124%).

Nello stesso periodo, altri dieci titoli hanno registrato un incremento superiore al 70%. Tra le poche azioni che accusano perdite durante l’anno in corso ci sono quelle delle società calcistiche (il Besiktas ha perso il 35%, il Galatasaray il 23% e il Fenerbahce lo 0,25%). I fondi che investono nella borsa turca hanno approfittato del trend favorevole per offrire ai propri sottoscrittori performance comprese tra il 40% e il 60%.

La totalità di questi prodotti ha la maggior parte del portafoglio investito nei titoli del settore finanziario, riflesso della ponderazione del settore nel principale indice azionario turco. Nel gruppo di titoli a più elevata capitalizzazione che hanno registrato i maggiori rialzi troviamo la Turkiye Garanti Bankasi (+85%) e l’Akbank, che ha guadagnato il 42%.

Dall’inizio dell’anno, il migliore fondo azionario focalizzato sul mercato turco è stato l’Hsbc Global Investment Funds Turkey Equity con una rivalutazione del 60,31%. Il prodotto è quello che presenta la più elevata esposizione ai titoli bancari, che assorbono i due terzi del suo portafoglio.

A ruota lo segue l’Etf Dow Jones Turkey Titans 20 di Rbs Market Access Sicav con una rivalutazione del 51,69%. LE INCOGNITE SUL BOSFORO Un numero crescente di esperti mette in guardia dal rischio di una bolla nel settore immobiliare. Il prezzo delle abitazioni è aumentato dell’11,75% da inizio anno e aveva registrato un incremento dell’8,85% nel 2011.

In entrambi i casi, le rivalutazioni sono state superiori alla variazione annua dei prezzi al consumo, che in media si è attestata al 7,8% nell’ultimo biennio. In quali paesi abbiamo assistito a un trend in forte ascesa delle quotazioni immobiliari in presenza di tassi d’interesse reali molto bassi? Negli Stati Uniti e in Spagna. E cos’è accaduto in quei casi?

Inutile approfondire, ne parliamo da più di quattro anni. Nel dicembre del 2010, il Fondo Monetario Internazionale ha messo in guardia la Turchia dalla possibile gestazione di una bolla immobiliare. Nel primo trimestre del 2011, le banche hanno concesso 4.300 milioni di euro in crediti ipotecari, ma questa quantità si è ridotta a meno della metà (2.100 milioni) nel primo trimestre dell’anno in corso.

Allo stesso modo di quanto accaduto in Spagna durante gli anni di formazione della bolla, le costruzioni hanno rappresentato uno dei motori della crescita. In Turchia, il settore ha registrato un incremento del 17% nel 2010 e dell’11% nel 2011, ma ha subito una brusca frenata nel 2012 (la crescita è stata del 2,8% nel primo trimestre e di appena lo 0,4% nel secondo trimestre). Un altro fattore di rischio, questa volta esterno, per Ankara è il conflitto in Siria.

Dal suo inizio, datato marzo 2011, le rivolte contro il regime di Bachar el Asad si sono trasformate in una complessa guerra civile che ha più volte attraversato il confine con la vicina Turchia. Non è possibile scartare a priori una scalata dell’instabilità regionale. La stessa agenzia Fitch, pur sostenendo di non aspettarsi un coinvolgimento su larga scala della Turchia nel conflitto siriano, ha sottolineato che, se ciò dovesse accadere, si verificherebbe un impatto economico e fiscale significativo, tale da portare a una revisione al ribasso dell’affidabilità creditizia del paese. La guerra in Siria ha già conseguenze economiche per il paese. Gli oltre 100 mila rifuEurogiati siriani in fuga dal conflitto sarebbero costati al governo di Ankara 175 milioni di euro.

Inoltre, le regioni confinanti con la Siria hanno subito un forte rallentamento degli scambi commerciali che ha ripercussioni negative sull’occupazione.

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