giovedì 14 febbraio 2013

Investire in obbligazioni paesi emergenti

investire-paesi-emergentiIl 2012 è stato indubbiamente l'anno dell'obbligazionario dei paesi emergenti.
Se si guarda ai diversi indici di settore, si vede che sono state ottenute performance a doppia cifra, a fronte di apprezzamenti sui mercati sviluppati di pochi punti percentuali con il crollo dei rendimenti del reddito fisso di alcuni emittenti percepiti come porti sicuri nella prima parte dell'anno.



A portare a una simile performance degli emerging hanno concorso diversi fattori. Innanzitutto la ripresa globale dei mercati e il ritorno della propensione al rischio da parte degli investitori hanno dato un bel contributo nella seconda parte del 2012. Sarebbe però sbagliato attribuire solamente alla fase di risk-on del denaro globale una simile crescita: molte cose sono cambiate in quest'ultimo anno sui mercati emergenti.

Innanzitutto si è invertita la politica monetaria: tra il 2011 e il 2012 l'atteggiamento delle banche centrali è diventato molto meno draconiano con l'inflazione che ha smesso di essere il driver principale, sostituita da preoccupazioni per la crescita. Inoltre è rimasto un certo scetticismo nei confronti dei mercati azionari emergenti, dopo un 2011 molto difficile. Un obbligazionario sempre più liquido e stabile ha dunque guadagnato maggiore spazio tra gli investitori desiderosi di diversificare la loro esposizione verso il mondo emergente.

A questo punto che cosa è lecito attendersi? Se si parte dal comportamento delle banche centrali, le previsioni sembrano abbastanza benigne: non ci si attende politiche monetarie né eccessivamente rigide, tali da devastare il mercato locale del reddito fisso, né troppo lassiste, tali da compromettere la forza di molte divise. Indicativo il commento di Renato Zanellati, responsabile di Nordea Investment Funds per l’Italia: «Sebbene ogni mercato emergente sia un caso a sé e risulti quindi difficile generalizzare, non riteniamo che l'inflazione rappresenti un rischio chiave sui mercati emergenti per il prossimo anno, pertanto non vediamo politiche monetarie eccessivamente restrittive all'orizzonte».

Un tema comunque ricorrente per approcciare il reddito fisso emergente è la selettività, un aspetto senz'altro non sorprendente, dopo la crescita del 2012. Interessante il ragionamento di Jan Boudewijns, head of emerging equity management di Dexia Asset Management, che pone in un contesto relativo i rischi di inflazione: «Le pressioni globali a livello di prezzi dovrebbero rimanere contenute in un sistema economico che continua a crescere a ritmi inferiori al proprio potenziale.

Specialmente nel mondo sviluppato. Il riposizionamento dell'economia cinese verso un modello più basato sui servizi e la componente domestica probabilmente porrà un freno alla crescita dei prezzi delle materie prime. Il petrolio e il gas di scisto dovrebbero avere un effetto simile sulle risorse energetiche. Il ritmo di creazione di nuova liquidità pure dovrebbe continuare a diminuire. Detto ciò, in alcuni mercati emergenti, specialmente in Asia e in America Latina, è possibile che l'inflazione si riveli un fenomeno più persistente che in passato. Il possente trend di disinflazione visto negli ultimi anni sta per finire.

Di conseguenza è possibile che il prossimo anno vedremo nuovi rialzi dei tassi da parte delle banche centrali del mondo emergente. Dall'altra parte però ciò dovrebbe dare supporto ai tassi di cambio». Se il prossimo sarà l'anno della selettività e delle divergenze, un fenomeno che dopo anni di forte correlazione sui mercati potrebbe rivelarsi la vera novità del 2013, non sembra strano che diversi money manager parlino di adottare, sull'obbligazionario emergente, una linea di forte flessibilità nel loro approccio. David Tan, di Allianz Global Investors, sostiene: «Per investire sui bond dei paesi emergenti servono pazienza e flessibilità. Si tratta di un tema di investimento da approcciare con una logica di lungo periodo.

Basti pensare che nel 2036 molto probabilmente l'Asia produrrà il 50% dei beni e dei servizi del mondo. Al centro di questo fenomeno vi è la Cina, un paese in profonda trasformazione, in cui la ricchezza ormai non è più limitata a città come Shanghai e Pechino. Si tratta però di un tipo di investimento sempre più stabile e meno volatile: il vecchio stereotipo secondo cui alla prima crisi gli investitori esteri fuggivano dagli asset delle aree emerging non è più valido nel mondo post-Lehman.

Per investire in maniera efficiente sull'obbligazionario emergente, bisogna essere pronti a qualsiasi scenario: ad esempio noi puntiamo sia sugli high yield governativi sia su quelli corporate, così come vogliamo avere la libertà di scegliere le convertibili, quando l'inflazione aumenta ed è l'equity a essere favorita rispetto al reddito fisso».

Visti i chiari di luna, probabilmente nell'immediato non vi è da aspettarsi moltissimo da parte di questa asset class: anche in questo caso non ci sarebbe da stupirsi se il 2013 fosse all'insegna della transizione.

0 commenti:

Posta un commento