giovedì 12 settembre 2013

Previsioni azioni Wall Street 2013 - fino a 2.500?

Dopo quattro anni di vigorosa e ininterrotta crescita e il nuovo record di tutti i tempi, Wall Street potrebbe subire una correzione in ogni momento e non vi sarebbe nulla di patologico in tutto ciò. «Ma il trend rimane orientato al rialzo», afferma con convinzione David Kotok, capo degli investimenti di Cumberland Advisors. «Noi ci siamo dentro sul lungo termine. Pensiamo che l’indice S&P 500, che oggi viaggia intorno a 1.650 punti, potrà raggiungere 2.500 punti nel giro di un quinquennio. Quando facevamo queste previsioni alcuni anni fa, le nostre parole venivano accolte nel più generale scetticismo, ma oggi assistiamo a un ritorno di interesse per le azioni che potrà alimentare la prossima gamba rialzista».

La borsa newyorchese avanza come uno schiacciasassi. Addirittura sono trascorsi sei mesi di fila senza neppure una correzione del 5%. «È vero. Riceviamo ogni giorno telefonate o mail dai nostri clienti che ci ricordano come il mercato sia maturo per una correzione. E noi concordiamo. Ma le correzioni sono ingannevoli, sfuggenti. Noi rimaniamo investiti perché vogliamo catturare il movimento principale. E per Bacco se c’è da guadagnare!»

Qual è la sua teoria? «La mia teoria è la seguente: Non c’è alternativa alle azioni. Nel senso che le politiche monetarie rendono attraente l’acquisto di equity. Le banche centrali hanno creato e continuano a creare un eccesso di liquidità che si canalizza negli impieghi finanziari. Qui in America, i titoli del debito e le azioni sono ai massimi, come pure l’arte e i beni di lusso, mentre il mercato immobiliare si sta vivacizzando».

Se alla radice del rialzo vi è il comportamento delle banche centrali, bisogna domandarsi quando esse cominceranno a stringere la cinghia, rendendo le condizioni del credito meno favorevoli. «È una domanda pertinente che come investitori di professione noi ci poniamo ogni giorno che Dio manda in terra. Tutto lascia pensare che almeno per la rimanente parte del 2013, le autorità monetarie conserveranno un approccio super-accomodante. All’interno della Federal Reserve si alzano poche voci di dissenso, ma il grosso del comitato esecutivo è dalla parte del governatore Bernanke nel sostenere la necessità di politiche ultraespansive. In Europa, l’austerità ha lasciato il posto a un approccio più pragmatico e meno intransigente.
E poi c’è il Giappone, che ha aperto completamente le chiuse della politica monetaria, inondando il mercato di yen».

E i titoli del debito? Complice la forza del dollaro, gli investitori europei che hanno creduto nei titoli del Tesoro americani sono stati ampiamente ricompensati. «La verità è che il mercato è totalmente distorto. Non solo perché la Federal Reserve acquista 85 miliardi di dollari al mese in titoli del debito, ma anche in seguito alle azioni della Banca centrale giapponese. E come se Tokyo dicesse: “Speculatori di tutto il mondo unitevi”. E gli speculatori rispondono con entusiasmo: prendono a prestito gli yen, sapendo che si svaluteranno, e li usano per acquistare asset esteri, cioè azioni e obbligazioni in giro per il mondo. Finora è stata una mossa molto remunerativa. Quei denari finiscono sulle azioni americane, ma anche sui Btp italiani e su qualunque altra fonte di rendimento ».

Quindi le obbligazioni governative sono da tenere o da vendere? «Noi abbiamo un’alta percentuale del patrimonio in azioni e una quota calante in titoli del Tesoro. Diciamo un 80% in azioni e un 20% sui bond. Pensiamo che i rendimenti obbligazionari saliranno molto gradualmente nel tempo; non ci aspettiamo alcun tracollo nel mercato del reddito fisso come profetizzato dalle tante Cassandre che affollano il mondo della finanza. Fintanto che la Fed acquisterà le emissioni del Tesoro e finché che il Giappone finanzierà la grande speculazione internazionale, credo che ci sarà abbastanza denaro da tenere a galla il mercato dei titoli del debito. Ma non è un grande affare. Sono meglio le azioni».



0 commenti:

Posta un commento