domenica 5 aprile 2015

Investire in Cct? Ecco perché no

Quasi quasi ci siamo: l’asta dei Bot semestrali di questa settimana ha visto il tasso medio di ag- giudicazione scendere fino al minuscolo 0,09%. È da poco meno di tre anni che i tassi di assegnazione dei Bot a sei mesi sono su una china discendente, e ormai la soglia del rendimento zero è a meno di un passo. Se poi si tiene conto delle commissioni di collocamento il rendimento netto diventa negati vo. Non si tratta quindi di investimenti per clienti al dettaglio. Sono gli effetti dei tassi negativi sui depositi Bce, che spingono le tesorerie bancarie a ricercare ogni forma alternativa di possibile im piego a breve, al limite anche a rendimento nullo, pur di evitare di pagare il dazio di Francoforte. Il mondo dei tassi a zero riserva continue sorprese. E il fenomeno diventa ancor più interessante se si considerano i titoli a tasso variabile.

Prendiamo i Cct Eu, indicizzati a tasso Euribor. I Cct più lunghi scadono nel 2020 e fissano la cedola con uno spre- ad di 80 basis points sul tasso Euribor a 6 mesi. Quest’ultimo, in linea con tutti i tassi di mercato monetario, è sceso fino a poco sopra i 10 punti base. Ed ecco la prima anomalia: lo spread del Cct è pari ad un multiplo del livello del tasso di riferimento a cui si applica. In pratica, nella determinazione del livello della cedola, l’incidenza dello spread è molto superiore alla incidenza del tasso variabile. Non solo. Il Cct in questione oggi tratta su prezzi di poco inferiori a 101,8.

Tenendo conto di questo elemento e della cedola corrente del titolo che è pari a 0,98, lo spread implicito complessivo vie- ne ridimensionato a 0,5%. In pratica acquistando il Cct ai prezzi odierni si effettua un investimento che ha un rendimento pari al tasso Euribor a sei mesi maggiorato di mezzo punto. E qui la co- sa si fa interessante. Sì, perché il Btp di analoga scadenza rende «solo» 0,75%, quindi un quarto di punto in più rispetto allo spread implicito del Cct.

Acquistando il Cct si rinuncia quindi ad un quarto di punto di rendimento, a fronte della indicizzazione al tasso Euribor a 6 mesi. Basta che nei prossimi 5 anni il tasso Euribor medio si attesti sopra lo 0,25% e l’investimento in Cct sarà sta- to più conveniente rispetto al Btp di pari durata acquistato oggi. Fin qui funziona il ragionamento tradizionale nel confronto tra titoli a tasso fisso e variabile. Ma la peculiarità delle condizioni di mercato odierne è che la componente di spread del Cct a titolo tasso variabile è talmente domi- nante da renderlo simile a un titolo a tasso fisso in caso di ribasso dei tassi. E questo rende il Cct oggi interessante: un titolo che si comporta come un titolo floater tradizionale in fase di tassi in sa- lita, ma che risente invece positivamente dei tassi di in discesa, quasi come se fosse un titolo a tasso fisso.

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