lunedì 13 aprile 2015

Obbligazioni in rubli russi. Dove acquistarli

Bond in rubli il rischio corre sul filo dell’oil e della guerra. In un precedente articolo abbiamo fatto riferimento a diversi titoli in rubli “quotati sui più importanti mercati europei”. 

La fame di rendimenti spinge i risparmiatori a spingersi su investimenti rischiosi. I bond in rubli offrono generalmente una remunerazione molto elevata ma espongono l’investitore a un altrettanto consistente rischio valutario e, talvolta, anche al rischio di default dell’emittente. «Il marcato ribasso della divisa russa è stato indotto da ragioni geopolitiche, ovvero la crisi dell’Ucraina, e dal tracollo del prezzo del greggio e delle materie prime», spiegano da Norisk. «Fortunatamente cominciano a profilarsi possibili accordi di pace che potrebbero contribuire a stabilizzare la divisa, anche se la dinamica del greggio appare ancora tendente al ribasso, nonostante il rimbalzo dai minimi degli ultimi cinque anni».


Il tasso di cambio euro/rublo è attualmente attorno a 70 ma occorre considerare come 12 mesi orsono fosse prossimo a 50 e, quindi, la valuta russa si è svalutata del 28%. Due anni fa, invece, trattava attorno a 40. L’esposizione nei confronti dei bond in rubli può essere effettuata acquistando strumenti negoziati a Francoforte e al London Stock Exchange, mentre una sola obbligazione di Banca Imi è trattata al Mot e all’EuroTLX (IT0004938129). È interessante notare come, considerato l’elevato prezzo di acquisto, il rendimento annuo lordo a scadenza sia prossimo a zero.

«Alla borsa di Francoforte, oltre a diverse obbligazioni emesse dai soliti sovranazionali, sono trattati i titoli di Stato russi (es. RU000A0JS751) e i bond della città di Mosca (es. RU000A0JTXW1), ma vi sono anche degli strumenti che presentano un investimento minimo elevato e sconsigliato alla maggioranza dei risparmiatori. Tra questi segnaliamo Russian Railways (XS0764253455) e GazpromBank (XS0877983642)», spiegano da Norisk. I rendimenti offerti da questi titoli sono superiori al 10% e, peraltro, trattano generalmente sotto la pari, ma presentano un livello di rischio davvero pronunciato, oltre ovviamente all’aspetto valutario. «In particolare, non bisogna escludere che in futuro possano accadere default determinati non solo dall’incapacità di far fronte ai propri debiti, ma anche dalla volontà di non corrispondere flussi finanziari agli investitori stranieri — concludono da Norisk. Queste obbligazioni, seppur negoziabili in Borsa, potrebbero non essere acquistabili da tanti intermediari domestici, per motivi diversi».

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