mercoledì 4 marzo 2015

Addio segreto bancario svizzero–accordo Italia Svizzera

accordo italia svizzeraDa febbraio partono gli scambi di informazioni tra Berna e Roma, ma solo se richiesti da un giudice. Dal 2018 l’invio di informazioni al Fisco italiano sarà regolare e per tutti. Per regolarizzare la tua posizione hai tempo fino a settembre. Se li hai portati alla luce del sole non devi fare nulla! C’è anche chi decide di riportare i soldi di nascosto da Lugano, ma i rischi ci sono. La firma arriverà tra qualche giorno, ma pare sia tutto fatto: a breve Italia e Svizzera inizieranno a “confidarsi” e la confederazione elvetica potrà spifferare i suoi segreti bancari.

Questo scambio di informazioni nel giro di tre anni diventerà la norma. Roma spera di mettere mano sui soldi degli italiani che ancora stanno nascosti nei caveau svizzeri. C’è chi dice che siano anche 130 miliardi di euro. Berna, invece, sostiene che sia molto meno (sotto i 100 miliardi). D’altronde a suon di scudi fiscali (e complice una crisi che rendeva indifferibile la ricapitalizzazione delle piccole aziende lombarde) lo Stato italiano nel corso degli anni è già riuscito a far emergere un bel po’ di soldi. A Berna sono rimaste solo delle (grosse) briciole per cui non vale la pena lottare, tanto più che la Svizzera ha così la possibilità di uscire dalla lista nera dei Paesi poco collaborativi e ottenere una serie di vantaggi anche per le sue aziende che operano nel Bel Paese.

Per venire incontro agli italiani che speravano di mettere al sicuro dalle mani rapaci del fisco i loro soldi, partirà comunque la cosiddetta voluntary disclosure, ossia la possibilità di fare autodenuncia (entro il 30 settembre 2015) delle violazioni commesse prima del 30 settembre 2014. Chi si autodenuncia non finirà in galera e sarà regolarizzato, ma pagherà tasse arretrate e sanzioni (ridotte). Non è, quindi, uno scudo fiscale, solo un ingentilirsi delle sanzioni per chi, chiusa ogni via di fuga (salvo quella di spostare tutto dalla Svizzera in qualche paradiso fiscale tropicale) dovrà far rientrare i suoi soldi in Italia o sceglierà di lasciarli in Svizzera, ma questa volta mettendoli in dichiarazione dei redditi.

Ti sconsigliamo di riportare in Italia i soldi nascosti nel doppio fondo del cruscotto tutti d’un botto. Se in dogana ti beccano con più di 9.999 euro e non li hai dichiarati sono grane. Le cronache locali dei giornali delle province di frontiera come Como e Varese campano sulle notizie dei sequestri che sempre più spesso sono portati avanti dai nostri solerti doganieri. Se i pesci grossi riescono a spezzare le reti, quelli piccoli finiscono spesso catturati.

Il costo della voluntary disclosure? Dipende da tante variabili. Quello dovuto al fisco italiano va, a seconda dei casi, dal 4 % al 90 % dei tuoi soldi. Diciamo, però, che se i soldi non sono frutto di evasione, ma li hai portati in Svizzera da tanti anni (reato prescritto), o sono soldi guadagnati alla luce del sole, e poi portati a Lugano di nascosto negli ultimi tempi, il costo non dovrebbe superare il 10 % dell’intera somma in quanto verrai multato “solo” per non aver confessato la loro esistenza nel quadro RW della tua dichiarazione e per non aver dichiarato i guadagni che ti hanno fruttato.

Più pesanti possono essere tutti i costi relativi al disbrigo del processo di “autodenuncia”. Si tratta di una cosa complessa per cui è inevitabile che tu abbia bisogno del commercialista. Prima dovrai ricostruire l’intera storia dei soldi che hai portato all’estero e recuperare tutta la documentazione che li riguarda. Solo dopo potrai presentare la domanda di voluntary disclosure in agenzia dell’entrate che comunque ti chiederà un colloquio. I consigli di un esperto o dell’intermediario presso cui hai i soldi saranno essenziali.

Prima di decidere se aderire o non aderire, ti consigliamo di informarti bene sui pro e i contro. Leggi questa guida alla voluntary disclosure.

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