martedì 10 marzo 2015

Nuove obbligazioni subordinate Unicredit

UniCredit colloca bond subordinati per 1,7 miliardi

I titoli dedicati al retail serviranno per il total capital ratio Milano È partito venerdì scorso il collocamento di UniCredit dedicato alla clientela retail di bond subordinati Tier 2 per 1,7 miliardi di euro, parte di quella quota che la banca ha dovuto cancellare dal bilancio 2014 per l’entrata in vigore del regolamento europeo, reso operativo dall’Eba, la European banking authority. Una normativa a cui le banche si sono dovute adeguare e che soltanto per l’istituto guidato dal Ceo Federico Ghizzoni l’impatto è stato di 3,5 miliardi di euro, titoli usciti dal capitale che hanno ridotto il total capital ratio al 13,6% dal 14,9% di settembre.

A pochi giorni dalla presentazione dei dati di bilancio 2014 da parte degli istituti di credito, queste ultime hanno assunto un atteggiamento prudenziale e si sono adeguate al regolamento europeo cancellando dal computo del capitale i titoli subordinati: l’impatto per le prime 20 banche è stato di circa 8,5 miliardi per i bilanci del 2014 e di ulteriori 5,3 miliardi da computare successivamente. Questi titoli sono stati collocati per lo più attraverso le reti territoriali e ora sono nei portafogli dei correntisti delle banche le quali dovranno decidere se ritirare i bond ed emetterne contestualmente nuovi in linea con la normativa europea.

La prima a muoversi è stata UniCredit la quale ha deciso di non ritirare i vecchi di titoli ma di collocare nuovi bond Lower Tier 2 con cedola variabile, scadenza dieci anni e indicizzata all’Euribor a tre mesi con uno spread del 2,75 per cento. La particolarità sarà il rimborso anticipato che non potrà avvenire prima del quinto anno dall’emissione del titolo. I sottoscrittori hanno tempo fino al 27 febbraio per acquistare i titoli. Un’altra grande banca, Intesa Sanpaolo colpita dal provvedimento che l’ha costretta a cancellare 2,4 miliardi di capitale (1,6 miliardi ora e 800 milioni in seguito) ha preferito prendere tempo e rimandare ad un altro momento l’eventuale decisione in base alle politiche di funding dell’emittente nel corso dell’anno.

Tra gli altri istituti che hanno assunto un atteggiamento attendista ci sono Ubi Banca che ha cancellato titoli subordinati per 926 milioni di euro, operazione che pesa l’1,5% sul Total capital ratio attestatosi al 15,3% al fine 2014. Simile posizione quella del Banco Popolare che ha dovuto escludere dal computo del capitale 800 milioni di bond subordinati facendo scendere il Total capital ratio al 14,6% dal 16,5% del precedente trimestre.

La normativa europea non ha colpito soltanto le banche italiane, ma come fa notare una fonte che preferisce non essere citata i titoli subordinati collocati al retail sono un fenomeno prettamente domestico per il tasso elevato a cui sono stati collocati i titoli negli anni scorsi in media il 4% e la possibilità di rimborsi anticipati, in tutto o in parte, l’investimento nel corso della vita del titolo. Le banche per ora stanno aspettando di vedere come muoversi tra le diverse opzioni che vanno dal ritiro dei titoli in circolazione all’emissione di nuovi bond (ma questa sembra un’ipotesi meno percorribile), al collocamento di nuovi titoli a quella più estrema del buy back. La decisione non è impellente e dipenderà anche dalle condizioni del mercato nelle prossime settimane.

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