lunedì 9 marzo 2015

2015 cosa fare delle obbligazioni argentine?

tango bond argentinaLa situazione argentina è in stallo dall’estate scorsa quando il giudice americano Griesa ha condannato Buenos Aires a risarcire i fondi che avevano acquistato bond argentini e ha intimato alle banche che si occupano dei pagamenti di Buenos Aires di non collaborare col governo argentino, costringendolo a quello che in gergo tecnico si chiama selective default (il debitore di fatto non paga qualcosa, qui le cedole).

È dall’estate scorsa che si susseguono cause e ricorsi nei tribunali americani. E ogni tentativo dell’Argentina di cavarsi fuori dall’impasse è fin qui fallito, anche quelli di fronte alla Corte suprema. La situazione, però, non è del tutto senza speranze. C’è qualche possibilità che presto le cose migliorino, anche se nel caso di Buenos Aires è incauto farsi illusioni. Il 3 marzo, infatti, gli avvocati dell’Argentina e quelli dei fondi creditori si troveranno di nuovo a tu per tu.

C’è una grossa novità rispetto al passato Il 31 dicembre scorso è scaduta la clausola RUFO (right upon future offers) che prevedeva che ogniqualvolta l’Argentina avesse dato qualcosa di più, anche a solo uno dei suoi creditori post default di dieci anni fa, avrebbe dovuto riservare lo stesso trattamento anche a tutti gli altri. Questa clausola di fatto rendeva per Buenos Aires esorbitante il costo di qualsiasi concessione ai fondi Usa, perché l’avrebbe costretta a pagare decine di miliardi a tutti gli altri creditori. Ora che è scaduta, l’Argentina non rischia più questo scenario e, se vuole, ha la possibilità di trovare un accordo. Ricordiamo che la situazione attuale per Buenos Aires è negativa, perché da anni crea diffidenza nei mercati e tiene il Paese lontano dal mondo della finanza.

La presidente Kirchner deve valutare pro e contro. I pro? Poter soddisfare chi ha in mano bond argentini e veder tornare gli investitori internazionali in una nazione che ne ha un gran bisogno per rilanciare la sua economia. Insomma: far tornare l’Argentina un Paese normale. I contro? Un po’ di soldi da sborsare, ma soprattutto il rischio per la Kirchner di essere percepita come perdente di fronte agli speculatori cattivi. Se non se la gioca bene il suo stesso populismo rischia di rivoltarlesi contro.

Insomma, il rischio è solo politico, ma l’orgoglio autolesionista potrebbe far male ancora una volta al
Paese e a chi ci ha investito. Appuntamento, quindi, al 3 marzo per sapere come sarà la prossima puntata della telenovela.

0 commenti:

Posta un commento