martedì 31 marzo 2015

Plusvalenze su obbligazioni. Vendere o mantenere?

Dalle plusvalenze sui bond sovrani spinta a equity, consumi e asset reali Diffondere anche in Europa l’effetto ricchezza. L’obiettivo non è troppo esplicito, ma sicuramente sarà una delle ricadute più importanti dell’operazione di quantitative easing (acquisto di titoli di Stato) della Bce, partita il 9 marzo. Ogni mese saranno acquistati bond, in prevalenza governativi, per un controvalore di 60 miliardi con una scadenza fissata almeno al settembre 2016.

Nella cultura finanziaria statunitense è radicato il concetto che l’accrescimento della ricchezza finanziaria impatti sui bilanci delle famiglie e a cascata sull’economia reale. Nel Vecchio Continente siamo probabilmente al grande banco di prova. La repressione finanziaria messa in campo dalla Bce dopo la crisi, e culminata con il Qe, ha attivato il processo, a partire dalle plusvalenza sui titoli di Stato. Il BTp decennale, in poco più di tre anni, è passato da un rendimento del 7,5% all’1,1%. Il BTp future ha guadagnato il 55% dal momento peggiore della crisi.

«Gli italiani — commenta Filippo Lanza, gestore dell’HI Numen Credit Fund di Hedge Invest Sgr — che hanno investito in BTp hanno dei capital gain che non hanno mai visto nel recente passato. Molti inizieranno a smobilizzare con rendimenti così bassi e questa liquidità prenderà la strada di altri asset rischiosi. Le banche potranno offrire anche loro strumenti e questo effetto ricchezza alimenta un circolo virtuoso. A livello europeo ci sono 8 trilioni di titoli di debito e oggi questo valore è pari a circa 125, vuol dire che ci sono 2 trilioni di guadagno potenziale. Tanti investitori anche privati riverseranno su altri strumenti gran parte di queste laute plusvalenze».

Secondo i dati della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, alla fine del terzo trimestre 2014 le famiglie italiane detenevano l’11% dei titoli di Stato, pari a 223 miliardi. Il contesto è sicuramente favorevole perché il piano Draghi raggiunga il suo obiettivo contagiando anche la crescita economica. È stato lo stesso numero uno della Bce nei giorni scorsi a sottolineare che la politica monetaria condotta dalla Bce sta già sostenendo la ripresa: una presa di posizione netta sul buon funzionamento del Qe. E il mercato ci crede.

Non è un caso che nelle ultime settimane c’è stata un corsa ad acquistare bond indicizzati all’inflazione, visto che l’obiettivo di tutta l’operazione è portare il costo della vita al 2% (si veda l’altro articolo in pagina). «La Bce oggi — continua Lanza — ha una capacità di intervento come mai aveva mostrato in passato, se poi i titoli non venissero venduti dalle banche può usare altri attivi finanziari per far lievitare l’inflazione, come ad esempio comprare in futuro titoli di credito, obbligazioni societarie, eccetera. Una volta sdoganato il concetto del Qe le soluzioni possono essere molteplici, meglio quindi non mettersi contro i propositi della banca centrale».

Secondo uno studio di Ubs, il livello di Qe annunciato dalla Bce ammonta a circa il 7,5 % del Pil dell’area dell’euro. Il deficit pubblico di quest’anno dell’area dell’euro dovrebbe essere di circa il 2,2 % del Pil. In breve la Bce non sta solo acquistando tutta la scorta netta di titoli sovrani dell’area euro, ma sta anche comprando parte dello stock esistente. La Bce toglierà spazio agli investitori nel mercato del reddito fisso. Questo potrebbe far continuare il rally dei bond. Inoltre, parte dei fondi dovranno necessariamente migrare verso il mercato azionario. Maxime Alimi, economista della zona euro del team Research and Investment Strategy di Axa IM, sottolinea che «l’incremento dei prezzi, sia degli strumenti finanziari sia dei beni reali, come il mercato immobiliare, aumenta la ricchezza netta delle famiglie e favorisce i consumi». Questo è il tradizionale effetto ricchezza.

Segnali concreti già si vedono: a febbraio i mutui per acquistare casa in Italia hanno registrato un vero e proprio boom tornando a livelli del 2011. I tassi molto bassi e la prospettiva di un nuovo appeal del mattone, in assenza di alternative finanziarie, stanno facendo da traino. C’è poi un tassello chiave di tutta l’operazione ovvero l’inflazione: uno spauracchio che indurrà i possessori dei bond a passare all’incasso. La Bce ha messo in campo una manovra senza precedenti e con elevata probabilità raggiungerà l’obiettivo di riportare l’inflazione verso il target del 2%. Con la ripresa in corso, a quel punto possedere titoli decennali che rendono l’1,1% come il BTp addirittura lo 0,2% come il Bund non sarà conveniente, altro discorso le istituzioni che debbono comunque tenerli.

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