«Il piano consiste in una prima ricapitalizzazione per 348 milioni di euro e in una seconda per ulteriori 243 miloni di euro – spiegano da Norisk –, con contestuale trasferimento degli asset alla Bank Asset Management Company (Bamc), di proprietà dello Stato e costituita con l'obiettivo di facilitare la ristrutturazione delle banche in difficoltà. Come parte della ristrutturazione, tutti gli azionisti e i possessori di debito subordinato hanno visto i propri asset venire ridimensionati; questo al fine di garantire che anche essi, in quanto parti interessate, contribuiscano al costo per la ristrutturazione».
Tale procedura viene definita "bail-in" – che a differenza del "bail-out" con cui il salvataggio viene effettuato dallo Stato – prevede che gli oneri per evitare i fallimenti di una banca vengono sostenuti anche da azionisti, obbligazionisti e via dicendo, prima che la banca possa aver accesso al fondo nazionale di risoluzione. «Nello specifico, nel caso in cui una banca dell'Unione Europea si dichiarasse insolvente, creditori e correntisti dovrebbero coprire fino all'8% delle sue passività; azionisti ed obbligazionisti potrebbero perdere completamente quanto investito, mentre per quanto riguarda i correntisti prima l'onere toccherebbe alle grandi aziende, poi ai risparmiatori individuali e poi alle piccole-medie imprese, fermo restando che i depositi inferiori a 100mila euro non verrebbero toccati.
«Per quanto riguarda l'obbligazione (XS0283183084), è stata praticamente azzerata e scambia ad un valore pressoché nullo – spiegano da Norisk –. Vi è tuttavia un'azione legale in corso in Slovenia, promossa da un'associazione di investitori e basata sul presupposto che, all'emissione, era chiaro che gli obbligazionisti avrebbero potuto perdere il loro capitale solo in caso di bancarotta. La bancarotta, però, non c'è stata e pertanto gli obbligazionisti puntano ad avere un rimborso; vale sicuramente la pena per gli investitori approfondire questa possibilità».






0 commenti:
Posta un commento