L’obiettivo della riforma dell’Isee è quello di avere uno strumento più efficace nel “fotografare” la condizione economica degli italiani e combattere i “furbetti” della graduatoria. Da un recente studio emerge che il 20% delle dichiarazioni “non corrisponde alle reali condizioni di ricchezza”, con il risultato che ogni anno servizi sociali per 2 miliardi vengono erogati a chi non ne avrebbe diritto.
Nel nuovo Isee viene considerato per gli immobili il valore catastale rivalutato per l’Imu (più elevato rispetto all’Ici), vengono conteggiati anche i redditi esenti (assegni di accompagnamento, invalidità e social card) e peserà di più la prima casa. Di contro, potrà essere detratto il 20% del reddito di lavoro dipendente e da pensione - per favorire chi ha sempre dichiarato quanto percepiva -, si potranno detrarre gli assegni di mantenimento dei figli e del coniuge. Tuttavia non mancano i contraccolpi che il nuovo sistema potrebbe produrre. Il principale: se gli enti locali non adegueranno entro fine anno le soglie di accesso alle prestazioni agevolate, il rischio è che molti utenti potrebbero essere tagliati fuori dalle graduatorie visto che il nuovo sistema di calcolo aumenta il valore Isee rispetto a prima.
Il nuovo sistema di calcolo prevede sì un “abbattimento” per le spese sanitarie sostenute dal nucleo per il familiare ma fino a un importo massimo di 5mila euro. “Non solo le franchigie sono ingiustificate dal fatto che prima le spese erano interamente detratte - specifica la Giovannini - ma il nuovo Isee opera una discriminazione per le prestazioni agevolate di natura socio-sanitaria tra disabili maggiorenni con nucleo familiare a sé e disabili maggiorenni o minorenni che vivono in famiglia.
Senza dimenticare i nuovi criteri, a nostro giudizio penalizzanti, per l’accesso alle Rsa (le residenze sanitarie assistenziali, ndr) e la rendita catastale più alta che andrà a innalzare la componente patrimoniale del richiedente”.Detto ciò è chiaro che il nuovo sistema di calcolo produrrà Isee più elevati e quindi aumenta il rischio di ridurre i servizi alle persone bisognose”.
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