venerdì 12 dicembre 2014

Quali obbligazioni saranno favorite dal QE della BCE?

All'interno del paradigma dei tassi bassi per sempre, viene da chiedersi che cosa potrebbe comportare un'ulteriore significativa svalutazione dell'euro. Probabilmente, a rigor di logica, si arriverebbe a un ulteriore spostamento lungo l'ascissa del rischio, a tutto vantaggio delle emissioni della periferia europea e di strumenti con una maggiore correlazione con il mercato azionario. Idee chiare al riguardo arrivano da strategist  : «La ricerca di rendimento attraverso i prodotti a spread rimane un tema dominante e imprescindibile nelle scelte d’investimento obbligazionarie.

La compressione dei differenziali già avvenuta lascia pochi spazi per ulteriori restringimenti dei premi al rischio. Tuttavia, il carry offerto dai titoli periferici e dagli Hy rimane una fonte importante di performance in un mondo di rendimenti così bassi». Vi è da dire che non manca anche chi guarda con forte scetticismo al variegato mondo dell'asset class obbligazionaria, per la quale il Qe potrebbe non essere sufficiente. Ad esempio il team di fixed income di sostiene: «Se da una parte le valutazioni in una certa misura appaiono elevate in diversi segmenti dell'obbligazionario, riteniamo che rimangano opportunità a livello di corporate nelle singole emissioni. Però il margine di errore è minore rispetto ad anni fa. In futuro scegliere quali titoli evitare sarà altrettanto importante che stabilire quali emissioni inserire in portafoglio».

Russell Silberston di Investec Asset management appare ancora più pessimista: «Il nostro processo di investimenti ci sta segnalando che attualmente i bond sono estremamente cari e in ipercomprato. Vale la pena notare anche che i precedenti round di Qe in Usa e in Gran Bretagna sono stati accompagnati da una correzione obbligazionaria man mano che gli investitori cominciavano a scontare le prospettive di un miglioramento economico». D'altronde va in effetti chiarito che il quantitative easing non è certo un'opzione priva di rischi e dai risultati altamente lineari.

«I rischi sono sulla bontà della catena di trasmissione del credito alla fine concesso, elargito, mi viene quasi da dire imposto, dalla Bce tramite un Qe: il sistema anglosassone ha permesso una manifestazione abbastanza rapida ed efficiente di effetti prima riparatori e poi addirittura stimolatori di un'espansione, mentre in Giappone ad, esempio, ciò è accaduto in minore misura. In altre parole, non sappiamo come l’afflusso, più o meno controllato, più o meno pianificato nei tempi e soprattutto nei metodi, di denaro saprà tradursi in Europa, in quella del Sud, in Italia, in tutti questi sistemi diversi e sicuramente più complessi, in nuovo meccanismo di crescita economica e ancora prima in un vero strumento di salvataggio di situazioni molto compromesse come disoccupazione, debiti pubblici, incombente deflazione». L'euro e la Banca centrale europea dunque sono solo alcune delle variabili in gioco in questa specie di Abenomics all'europea, dagli esiti altrettanto incerti dell'originale.

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