Dopo la delusione del mondiale di calcio, in estate, il Paese si è trovato a fare i conti con un'economia in calo. Il Prodotto interno lordo brasiliano, nel 1° trimestre è cresciuto solo dello 0,6 %,mentre il 2° trimestre si è chiuso con una flessione dello 0,2 %. Inevitabile è stata la revisione, al ribasso, delle nostre attese di crescita per il Paese, ridotte dal +1,8 % al +0,2 % per l'anno in corso e dal +3,5 % al +2,2 % per il 2015. Dare la colpa all'eccessivo numero di permessi lavorativi concessi per assistere alle partite di calcio, che, secondo alcuni, avrebbero influito sul rallentamento dell'economia è riduttivo.
Il boom economico carioca è legato al passato aumento esponenziale del prezzo delle materie prime, che, negli ultimi anni, ha iniziato lentamente a declinare, seguendo il rallentamento dell'economia cinese. Da diverso tempo ormai il Paese sudamericano non cresce più del 4 % annuo, una percentuale che rappresenta quasi la metà di quanto crescono altri Paesi emergenti, come Cina e India. Se il 4 % fa invidia ai Paesi del Vecchio continente, è però insufficiente a sostenere lo stato sociale brasiliano, varato dal precedente governo, uno dei più generosi offerti dai Paesi Emergenti. Oltre al calo di prezzo delle materie prime e alla difficoltà a far fronte a un programma di welfare molto generoso, il Brasile deve fare i conti con l'elevato costo del debito, legato a un giudizio sulla sua affidabilità poco positivo (per esempio, per S&P il rating è BBB-, che corrisponde al nostro rischioso). Infine, il Brasile, le cui infrastrutture sono obsolete e poco efficienti, ha perso in parte attrattiva per l'investitore estero, anche per il costo del lavoro decisamente più alto che in altri Paesi emergenti.
Il Brasile resta però una posta di portafoglio interessante se hai un orizzonte temporale di investimento lungo, e non temi né i su e giù della Borsa di San Paolo, né quelli della valuta brasiliana, il real. Fattori demografici, tra cui l'uscita della povertà di grandi masse di indigenti, giocano a favore della crescita carioca. Ti confermiamo che il Brasile resta nelle nostre strategie di investimento a 20 anni, nei portafogli neutro e dinamico, per una quota piccola dei tuoi soldi (il 5 %), ma solo a livello di Borsa. Evita i bond in real perché rischiosi (BBB- per S&P) e troppo soggetti ai su e giù della valuta sudamericana, molto volatile e, nonostante il calo degli ultimi mesi, ancora sopravvalutata rispetto all'euro.
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