lunedì 12 agosto 2013

Migliori fondi obbligazionari 2013

migliori fondi obbligazionariUn anno irripetibile per i bond di tutti i generi. Per i risultati, ma anche per la corsa al rischio. E l’Oscar per i migliori fondi obbligazionari— divisi in sei categorie — che verrà assegnato da Morningstar il 22 maggio a Rimini alla vigilia dell’It Forum, riflette questa doppia anima.

Gli effetti delle politiche monetarie sempre più espansive segneranno il 2013—i Bot annuali sono scesi allo 0,7%, i minimi dell’euro—sono state il leit motiv di tutto l’anno scorso perché il minor costo del denaro e i modesti rendimenti dei titoli governativi dei Paesi virtuosi hanno spinto gli investitori verso attività sempre più rischiose.

«Nel 2012 i gestori obbligazionari di successo sono stati quelli che hanno preferito le scadenze più lunghe e i titoli con un elevato rischio di credito, tra cui le obbligazioni bancarie, le cui valutazioni sono andate migliorando nel corso dell’anno», spiega Dario Portioli, analista di Morningstar.

Le performance? Dal 7% dei fondi specializzati sui bond globali al 18% ottenuto con i governativi area euro. Il movimento verso titoli a maggior rischio «percepito» — spiega ancora Portioli—è stato alimentato anche dai progressi fatti per la risoluzione della crisi del debito sovrano. Con le dichiarazioni e gli interventi della Bce e le politiche di consolidamento dei bilanci pubblici. Ma i fondi finalisti (vedi tabella a fianco) non sono strumenti che vanno bene solo quando l’esposizione al rischio è ben ripagata.

Nella gran parte dei casi — secondo quanto emerge dalle analisi quantitative e qualitative di Morningstar — si tratta di fondi a gestione attiva, che sfruttano competenze ed esperienza dei gestori per selezionare emissioni obbligazionarie adatte al momento storico. E quindi in grado di posizionarsi in modo più difensivo nei momenti di stress dei mercati finanziari. Il periodo considerato ai fini dell’assegnazione degli awards, infatti, non si limita all’analisi degli ultimi 12 mesi ma tende a coincidere con un ciclo completo di mercato, che in genere dura almeno cinque anni.

Da qualche tempo nella grande competizione per gli Oscar organizzata da Morningstar, vengono coinvolti anche gli Etf (i fondi quotati che replicano indici di mercato) e non solo i gestori attivi. Vale a dire i timonieri di fondi comuni «classici» che si fanno pagare le scelte attive sui portafogli. Nel bizzarro 2012, dove a un certo punto i titoli di Stato governativi dei Paesi più deboli hanno preso una piega di recupero ben definita, battere i «cloni» pieni di Btp e Bonos, che salgono (o scendono) insieme al mercato chiedendo una commissione minima, è stato praticamente impossibile. In un contesto del genere mentre per i portafogli specializzati su corporate e high yield essere competitivi è possibile anche mettendo in conto le commissioni del caso, per i portafogli specializzati nei governativi euro i costi pesano eccome. E, a quanto pare, spesso sono eccessivi. La selezione dei finalisti per la categoria, dove anche quest’anno primeggiano gli Etf, è l’ennesima prova del nove.

0 commenti:

Posta un commento