venerdì 16 agosto 2013

Dove investire–consigli di investimento per fine 2013

Cautela su emergenti ed Europa, mentre l'azionario americano è ancora la prima scelta dei gestori
Quale tra le grandi aree, America, Europa ed emergenti, potrà ancora rappresentare un'opportunità? Dopo i consistenti recuperi dei mercati azionari, ma con le incertezze che non mollano lo scenario economico mondiale, viene da chiedersi dove dovrebbero confluire i flussi di risparmio che stanno entrando nelle casse dei gestori italiani ed esteri.

C'è chi ritiene che l'equity globale sia ancora la miglior alternativa, chi mette in guardia dai bond in odore di bolla e chi invece è convinto che da entrambe le asset classe possano arrivare soddisfazioni ma con i dovuti distinguo. Insomma una ricetta univoca non c'è.

Marteen-Jan Bakkum, emerging markets strategist di Ing Im evidenzia come la volatilità dei mercati non risparmi gli emergenti. «Nell'asset allocation tattica – spiega lo strategist – abbiamo ridotto il rischio, aumentando il sottopeso sull'azionario paesi emergenti (da -1 a -2). L'economia dell'area delude e sull'azionario vediamo un trend al ribasso. Il gap rispetto alla crescita dei Paesi sviluppati è sceso dal 7% al 4% e per il 2014 ci si attende un 3%». Bakkum sottolinea inoltre come il rallentamento della Cina e l'incertezza in Europa siano elementi negativi ed è critico sull'operato delle banche centrali. «Se dovesse continuare il nervosismo causato dalla Fed per le sue politiche – prosegue – gli emergenti vedrebbero ulteriori deflussi. Solo il Messico è intervenuto con riforme credibili e per questo ha buone possibilità di mantenere le quote di mercato. In Russia, Sud Africa e Brasile gli squilibri macro si vanno allargando». Sui bond lo strategist di Ing Im resta positivo sui fondamentali di lungo periodo, complici i bilanci statali più solidi. «Il debito degli emergenti ha più potenziale rispetto ai Paesi sviluppati – conclude – e l'allargamento degli spread è un'opportunità di acquisto. Non c'è alcuna ragione per una correzione simile a quella vista di recente, amplificata da condizioni tecniche negative».

Non è roseo lo scenario europeo delineato da Alain Zeitouni, gestore multi-asset di Russell Investments che sottopesa l'azionario nell'Eurozona sulla scia della crisi economica, della disoccupazione record e del rallentamento delle economie forti: per il 2013, la crescita della Germania è stata ridotta al +0,3%, mentre Francia e Olanda saranno in recessione. «La cosa più preoccupante – sottolinea Zeitouni – è la riduzione del credito a dimostrazione della mancanza di fiducia. Finché le misure della Bce non saranno trasferite all'economia reale, e in attesa di nuovi finanziamenti ad hoc per le Pmi, c'è più valore in altri mercati. Raccomando prudenza». Sul reddito fisso il gestore ha ridotto la duration in previsione di un aumento dei Fed fund dal 2,3% al 2,4% entro fine anno.

«Non ci aspettiamo un elevato aumento dei rendimenti nei Paesi sviluppati per la debolezza economica – afferma Bakkum –, così come non vediamo rischi di inflazione. Nell'Eurozona gli spread dei bond investment grade e high yield superano la media storica. Preferiamo strategie relative value sulla duration, sul credito e sulle valute, più che un'esposizione direzionale al reddito fisso. Siamo favorevoli sui corporate investment grade e ad alto rendimento».

Paolo Federici, responsabile America Latina e Sud Europa di Fidelity Worldwide Investment è positivo sugli Usa: gli interventi della Fed, l'economia in miglioramento, così come l'immobiliare e l'occupazione sono un mix che apre opportunità nel mercato nonostante non sia a sconto. A patto di selezionare bene i titoli. «Preferiamo i grandi brand globali dei beni di consumo – spiega – e società Usa che traggono beneficio sia dalla crescita economica del Paese, sia da trend positivi, come l'urbanizzazione e la crescita della classe media negli emergenti. Sono favorite le aziende con redditività sostenibile e in grado di distribuire dividendi».

La scelta, quindi, cade su imprese con flussi di cassa consistenti e poco debito. «Guardando ai bond Usa – conclude Federici -, i tassi ai minimi rendono i Treasuries poco remunerativi, con rendimenti nominali negativi in termini reali. Inoltre i possibili rialzi dei tassi nel medio rendono i T-Bond non privi di rischi».

Per la parte liquidità il conto deposito migliore a settembre è YouBanking che dal primo del mese offre il 3% a 12 mesi e il 3,5% a 18 (netto 2,8%, per avere un rendimento simile occorre andare su un Btp a 5 anni). Inoltre il conto deposito del Banco Popolare non fa pagare il bollo.

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