sabato 3 agosto 2013

Emergenti–investire nei paesi dell’est Europa

investire est europaLo scoppio della bolla dei mercati emergenti sta trascinando al ribasso anche i bond dei paesi dell'Est. Del tutto imprevisto, se non fosse per le tensioni politiche in Brasile, per il nuovo rischio default dell'Argentina e per i rischi di una richiesta di aiuti europei da parte della Slovenia.

Il crollo degli emergenti è segnalato dall'andamento di uno degli indici di settore più seguiti: il JP Morgan EMBI+ espresso in dollari americani, tornato ai livelli di un anno fa: a giugno 2012 viaggiava attorno a 640 punti e venerdì scorso ha chiuso a 660 punti, dopo aver toccato i 710 punti all'inizio di maggio. La caduta è stata violenta, ma forse inevitabile dopo una crescita che durava da anni. Al gruppo appartengono anche i Paesi dell'Europa dell'Est con la Croazia ad un passo dall'entrare nell'area euro: dopo la Slovenia, sarà la seconda delle sei repubbliche che facevano parte della Jugoslavia a divenire membro dell'Ue.

La Croazia entrerà a far parte, come 28esimo stato, il 1^ luglio 2013. «Per la Croazia non ci aspettiamo una significativa ripresa dell'economia a breve termine per via della minor competitività e l'eccessiva dipendenza da alcuni settori, quali il turismo. Tuttavia il premio al rischio si dovrebbe ridurre in vista dell'entrata nell'Unione Europea», commenta Matteo Ramenghi, analista settore bancario europeo di Ubs. Per la Slovenia, invece, «ci si aspettava che potesse chiedere aiuto, ma ancora non è successo anche se la situazione resta complessa soprattutto per gli istituti controllati dallo Stato».

Tra i Paesi baltici, la Lituania è stato quello più prudente e la competitività è migliorata dopo la crisi per via della contrazione dei salari e da un punto di vista fiscale il deficit è di poco superiore ai criteri di Maasticht. In generale le attese puntano a una ripresa economica nella seconda parte dell'anno, ma molto dipenderà dall'andamento dell'eurozona che ne costituisce il principale traino. Sta di fatto che il contesto macro e la situazione politica stanno condizionando la penetrazione dei servizi bancari. Secondo l'analista di Ubs, fatta eccezione della Russia, la domanda di impieghi è molto diminuita mentre il basso livello dei tassi di interesse crea una forte pressione sui margini che si è tradotto in una revisione al ribasso delle aspettative per molte banche, tra le quali Erste che ha rivisto la propria guidance nei giorni scorsi.

«Anche in questa area le banche stanno riconsiderando la struttura dei costi - aggiunge Ramenghi -, tuttavia a differenza di quanto avviene in alcuni paesi dell'area euro, non sono emersi cambiamenti radicali ai modelli di business». In questo contesto, il consolidamento del settore bancario ha avuto una brusca frenata. Come nel caso della Polonia, uno dei mercati di punta per il settore bancario, la quale ha visto rallentare il tasso di crescita mentre gli investitori si interrogano sul deterioramento degli attivi nel settore costruzioni e sulla dipendenza dai fondi ricevuti dall'Europa. L'Ungheria resta un mercato complesso per via dell'incertezza politica, ma anche nei Balcani ci sono pesanti incertezze sul sistema bancario. Alcuni tra i Paesi più colpiti dalla crisi stanno cercando di trovare un nuovo equilibrio più sostenibile e in qualche caso ci sono segnali incoraggianti, come di recente in Romania, mentre la Serbia per via della bassa penetrazione bancaria e del potenziale ingresso nell'Unione Europea attrae l'interesse di potenziali acquirenti di banche.

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