martedì 13 agosto 2013

Obbligazioni con alte cedole

obbligazioni alte cedoleRaccogliere denaro sul mercato obbligazionario agli emittenti italiani ad alto rischio, cioè con rating inferiore ala soglia investment grade, oggi costa in media il 5,5% l'anno contro il 4,72% dei pari categoria tedeschi. Una bella differenza, si dirà, che però impallidisce di fronte ai 244 punti base che separavano gli emittenti dei due Paesi a dicembre del 2012, quando la media italiana era del 7%.

Le cose stavano ancora peggio a fine 2011, quando gli italiani pagavano in media il 9,8% contro il 7,1% delle società teutoniche. Ma se allora questa differenza andava letta come sostanziale indisponibilità degli investitori a prestare denaro alle aziende italiane, dalla struttura finanziaria relativamente debole spesso a causa delle limitate dimensioni, oggi invece il fatto di offrire rendimenti più alti, ma non di molto, sta premiando le nostre imprese, che suscitano grande interesse tra gli investitori internazionali ogni volta che si affacciano sul mercato con nuove emissioni. E non solo nel caso di aziende quotate e molto note al pubblico o il cui fatturato è in gran parte generato all'estero.

«Abbiamo visto aziende che vendono solo in Italia riscuotere un enorme successo tra gli investitori», ha commentato a Paolo Pascarelli, Head of High Yield Origination di Unicredit, aggiungendo: «Penso al Cerved. Lo scorso autunno, quando stavamo strutturando l'operazione, in tre tranche, ci siamo effettivamente posti il problema di come avrebbero risposto gli investitori, nel momento in cui avrebbero saputo che il business di Cerved è tutto in Italia e che inoltre le grandi banche rappresentano una grande fetta dei ricavi. Eppure a gennaio di quest'anno i bond hanno ricevuto ordini per un multiplo molto significativo rispetto all'offerta». Lo stesso è avvenuto per il bond Teamsystem: 300 milioni di euro offerti, più di 1 miliardo la richiesta. Anche qui ricavi interamente generati in Italia. In ogni caso, ha detto ancora Pascarelli, «via via che si renderanno conto dei vantaggi dei bond, mi aspetto una sempre maggiore partecipazione di aziende familiari a questo mercato». Sinora, infatti, a parte Rottapharm e Wind e le società quotate, gli altri titoli ad alto rendimento sono arrivati solo da società partecipate da fondi di private equity.

Insomma, spiega Pascarelli, «gli emittenti italiani piacciono perché offrono buoni rendimenti in proporzione alla qualità delle società che finora si sono presentate sul mercato. Nel frattempo, vista la compressione di rendimenti e spread, per gli italiani questo è il momento di riorganizzare la struttura finanziaria, diversificando i canali di finanziamento, riducendo la dipendenza dalle banche e allungando le scadenze a 7-8 anni con bond rimborsabili a scadenza, emessi a tassi migliori di quelli di qualche anno fa». Certo, il mercato degli high yield richiede emissioni di una certa dimensione, almeno 200 milioni. «Tuttavia ritengo che un mercato dei private placement in Europa si possa aprire. Anche noi stiamo lavorando per spingere potenziali investitori in questa direzione, perché avrebbero un'ottima occasione per diversificare il portafoglio, mentre le aziende italiane più piccole potrebbero aumentare le fonti di finanziamento. Si creerebbe un circolo virtuoso».

Le premesse perché questo accada ci sono tutte. Anche solo a guardare i numeri: secondo i calcoli di Unicredit, tra gennaio e aprile di quest'anno gli emittenti italiani di bond ad alto rendimento hanno collocato titoli per 3,6 miliardi di euro, contro emissioni per soli 1,3 miliardi nei primi 4 mesi del 2012. Una simile attività non si vedeva da anni. Tra il 2009 e sino all'autunno 2012 si sono visti solo pochi titoli di questo tipo da emittenti italiani, per di più collocati da società già sul mercato (come Fiat, Wind, Piaggio) oppure da un ristretto numero di nuovi emittenti (Bormioli e Guala Closures). Mentre dal novembre 2012 a oggi si sono affacciati sul mercato nomi nuovi (da Rottapharm a Cerved, da Teamsystem a Zobele a IVS Group. E ora è in roadshow Sisal). Per contro, in Europa il ritmo di crescita è stato più lento: nei primi 4 mesi dell'anno è stato emesso l'equivalente di 26,5 miliardi di euro, contro i 16,7 miliardi del primo quadrimestre 2012, anno in cui si è toccato il record di 54,6 miliardi. Ma nella settimana dal 29 aprile al 3 maggio c'è stato un vero picco: 17 emissioni in collocamento, di cui 14 già prezzate, per un volume complessivo di quasi 7 miliardi.

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